Guerra in Ucraina 132 giorni dopo: gli ultimi sviluppi e le conseguenze
05.07.2022
Il conflitto in Ucraina va avanti da ben 132 giorni. La Russia di Putin ha attaccato per la prima volta il 24 febbraio scorso, il freddo 24 febbraio scorso. Oggi, al 4 luglio, con picchi di 40 gradi, la guerra continua e si porta dietro un enorme bagaglio di sconfitte sul piano umano. Durante la conferenza stampa di Lugano – URC2022 – Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina – di ieri il Presidente Volodymyr Zelensky, che ha partecipato in collegamento video, ha riferito che dallo scoppio del conflitto sono circa 800mila gli edifici distrutti sul suo territorio. Tra questi, si annoverano 79 unità ospedaliere. Inoltre, ha asserito che attualmente sono oltre 12 milioni gli ucraini rifugiati o sfollati. Numeri importanti che chiamano la necessità di una negoziazione; tuttavia, sembra che la data per il tavolo dei negoziati sia ancora lontana.
GUERRA IN UCRAINA: GLI ULTIMI SVILUPPI
La Russia, nelle ultime ore, ha annunciato la conquista della città di Lysychansk e dell’intera regione del Lugansk. In più, l’offensiva, stando a quanto diffuso dal Cremlino, non si fermerà: i prossimi obiettivi di Mosca sono Sloviansk e Kramatorsk. L’intelligence britannica afferma con convinzione che le truppe russe non solo non si fermeranno ma andranno a puntare la conquista della regione di Donetsk.
Durante la conferenza URC2022, la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha fermamente ribadito la propria posizione: “L’obiettivo del Cremlino è minare l’esistenza stessa dell’Ucraina come Stato e noi non lo permetteremo mai”.
Parole che fanno a paio con quelle già espresse durante il G7, tenutosi la scorsa settimana in Germania, dal Presidente degli USA, Joe Biden, e da Mario Draghi, Presidente del Consiglio. Biden aveva affermato: “Le sanzioni non faranno che aumentare nel corso del tempo e serviranno a isolare ulteriormente la Russia dall’economia mondiale”, dunque una piena riconferma della strategia adottata dai Paesi Nato.
Il Premier nostrano aveva posto l’accento sul sostegno dato fino a oggi all’Ucraina: “È stato sufficiente per permettere di difendersi. L’ho detto e ripetuto tante volte: non ci sarà pace se l’Ucraina non sarà in grado di difendersi. Senza difese c’è imposizione, sottomissione e oppressione, non c’è pace”.
Inoltre, aveva poi evidenziato che: “Nessuno pensava che l’Ucraina potesse difendersi con efficacia e coraggio, come sta facendo. Le ultime settimane hanno visto un costante progresso delle forze militari russe. Tutti guardiamo quello che succede sul campo, il sostegno all’Ucraina andrà avanti e continuerà in maniera unitaria e adeguata”.
Draghi aveva anche fatto sapere, durante la conferenza stampa indetta al termine dei lavori del G7, che il Presidente russo, Putin, non parteciperà fisicamente al G20.
Tutti elementi che, come anticipato, portano inevitabilmente a pensare quanto sia lontana la possibilità di raggiungere una mediazione.
LE CONDIZIONI PER I NEGOZIATI
Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha recentemente ribadito: “L’Ucraina deve capire le condizioni della Russia, accettarle, sedersi a un tavolo negoziale, e firmare un documento”.
Nei fatti, significherebbe una resa totale. Podolyak, consigliere del capo dell’ufficio del presidente Zelensky, ha ribattuto esponendo le condizioni ucraine: “Cessate il fuoco. Ritirate le Z-truppe. Permettete il ritorno dei cittadini deportati. Estradizione dei criminali di guerra. Meccanismo di risarcimenti. Riconoscimento dei diritti sovrani dell’Ucraina. La controparte russa conosce bene le nostre condizioni. Il capo di Peskov non deve preoccuparsi, verrà il tempo e le registreremo sulla carta”.
LE CONSEGUENZE DEL CONFLITTO
Nel frattempo, la sofferenza generata dal conflitto colpisce direttamente la nazione attaccata sotto tutti gli aspetti e indirettamente, soprattutto sul piano economico, la stessa Russia e gli altri Stati coinvolti schierati al fianco dell’Ucraina.
In Italia, ad esempio, l’inflazione, la perdita del reale potere d’acquisto, il patimento delle famiglie che faticano a raggiungere la fine del mese sono elementi di cui non si può non tener conto. Nonostante le misure attivate dal Governo, le criticità da superare sono moltissime.
Di primaria importanza, visti i presupposti, è confidare nelle risorse PNRR. Questo va portato a termine per ricostruire un Paese diverso. Un Paese dove la politica dialoghi di più con le parti sociali e dove si trovino soluzioni concrete per rimediare a un periodo lungo due anni di logoramento e difficoltà.
L’Italia, ad ogni modo, nonostante le incertezze, si è da subito impegnata nell’accoglienza dei profughi ucraini dimostrando vicinanza e solidarietà. Ne è un esempio il lavoro svolto da Progetto Sud – istituto sindacale per la cooperazione internazionale promosso dalla UIL – che, sin dall’inizio del conflitto, ha fornito beni di prima necessità e assistenza.
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L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri

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