Ferie, il segreto per la produttività
06.08.2023
Le ferie sono ovviamente un diritto, ma anche un vantaggio competitivo. Perché, in fondo, non sono proprio tutte a discapito dei datori di lavoro. Anzi, in realtà, fanno comodo anche a loro. Niente sprona la produttività e frena il turn over come garantire ai propri dipendenti di staccare davvero la spina.
Legame ferie e produttività: lo dice la scienza
Se ne è parlato in un articolo del Wall Street Journal che ha correlato le ferie estive a una maggiore salute fisica e mentale di chi lavora e, di conseguenza, a una maggiore produttività. Tanto è vero che, stando a quanto scritto, il miglior antidoto contro malattie cardiache, depressione e ansia è proprio andare in vacanza. Le prove arrivano da vari studi scientifici.
Ad esempio, la Nuffield Health, la maggiore onlus sanitaria inglese, nel 2012 ha dimostrato che chi rinunciava alle ferie aveva una pressione più alta e minore qualità del sonno, soffrendo di ansia e stress. A risultati simili erano arrivate anche ricerche meno recenti come quelle dello Studio Framingham, pubblicato sull’American Journal of Epidemiology nel 1991. Secondo quest’indagine, le casalinghe che andavano in vacanza ogni sei anni o meno, avevano un rischio raddoppiato di infarto o malattie cardiache. Recuperare le energie fisiche e mentali è, quindi, indispensabile per rendere il lavoro sostenibile e non compromettere la produttività di un’azienda.
Non c’è lavoro senza impresa, ma non c’è impresa senza chi lavora
Perché se è vero che non esiste lavoro senza impresa, è vero anche che non esiste impresa senza lavoratori e lavoratrici in salute.
Non stupisce nessuno, infatti, che un impiegato in burn out non avrà la stessa motivazione di chi torna da quindici giorni di vacanza. E non esiste manager HR che non sappia quanto sia importante un team sereno e riposato per relazioni interpersonali propositive e proficue sui luoghi di lavoro. O più banalmente, un’azienda dove il mancato recupero di energie causa infortuni, malattie e assenze non avrà lo stesso rendimento dei competitor attenti al benessere della propria squadra.
Parte del mondo imprenditoriale ormai ne è consapevole e inizia a sperimentare innovative rimodulazioni dell’orario di lavoro. Anche con l’obiettivo di arginare le grandi dimissioni, svariati uffici di risorse umane hanno ribaltato i rapporti di forza nella concessione delle ferie. Da che erano accordate dai datori ora, in alcuni casi, sono addirittura illimitate. Si parla di “tempo libero discrezionale”, di ore o giorni di riposo oltre il massimo consentito, senza trattenute nello stipendio.
Ferie e produttività: Il caso Microsoft
Tra le imprese che si stanno muovendo in questa direzione c’è la Microsoft. Il Colosso informatico fino a qualche tempo fa, offriva a tutti i suoi dipendenti i canonici giorni di chiusura aziendale, più dieci giorni di congedi, permessi per malattia e salute mentale, per lutto e servizi da giurato, insieme ad altre eccezioni. La novità, invece, per questioni burocratiche, riguarda solo gli impiegati statunitensi. Ad oggi, sono loro che possono fruire dei cosiddetti permessi illimitati, compensati dai bonus per le ferie accumulate non godute.
Per alcuni detrattori, però, quello che sembra un traguardo in realtà è una grande insidia. Infatti, a detta loro, la Microsoft avrà meno ferie non godute da liquidare in caso di licenziamenti, insieme a meno lavoro amministrativo da svolgere. Anzi, c’è per giunta da tenere d’occhio se la nuova policy possa portare a un minor uso dei giorni di ferie, grazie al bonus. La Microsoft ha risposto alle critiche ripromettendo di garantire un minimo di ferie uguale per tutti.
Ad ogni modo, è palese che stia emergendo il desiderio di nuove forme di organizzazione del lavoro che consentano di conciliare meglio vita professionale e vita privata, riposo e attività lavorativa. Non a caso, Microsoft non è la sola ad aver introdotto le ferie illimitate. All’esperienza della multinazionale informatica si affiancano quelle di Netflix, Dropbox, Groupon o General Eletric. In queste aziende, ponendo in cima alle priorità la produttività e l’attrazione di talenti, si sta mettendo in discussione la tradizionale suddivisione oraria di compiti e mansioni.
Il vero nodo cruciale è fare sì che in questa fase di evoluzione il sindacato sia il soggetto collettivo di riferimento. Perché, inevitabilmente, imprese e lavoro cambieranno. Le ferie di domani non saranno certo stabilite con le stesse regole di oggi. Ma per pilotare la trasformazione davvero a vantaggio di lavoratori e lavoratrici, è essenziale che istituzioni e datori si confrontino con chi li rappresenta.
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