Eventi estremi: tra resilienza e fragilità

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14.06.2023

L’Italia sta vivendo un periodo di eventi considerati imprevedibili che stanno, sempre più, diventando un elemento di normalità nelle nostre vite. Questa trasposizione da eventi straordinari a nuova quotidianità fornisce un’idea più precisa delle responsabilità, singole e collettive, rispetto a questi cambiamenti in atto. 

Eventi estremi aumentano del 55% 

Secondo il 35° Rapporto Italia di Eurispes – ente privato che opera nel campo della ricerca politica, economica e sociale – i fenomeni meteorologici estremi nel nostro Paese sono notevolmente aumentati nell’arco di un decennio appena, passando da 348 (nel 2011) a 1.602 (nel 2021). 

Inoltre, dall’analisi condotta dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente, in collaborazione con il gruppo Unipol, nel 2022 abbiamo subito un incremento del 55% di eventi di natura violenta, che hanno causato danni e vittime. Partendo da questi dati, non possiamo non prendere in considerazione come tali fenomeni siano influenzati dal cambiamento climatico e, quindi, anche dall’impatto dell’uomo sull’ambiente, che ne ha causato un aumento di intensità e frequenza. 

Perdite economiche globali

Il rapporto 2023 diffuso da Aon – consulente per la gestione dei rischi e dei programmi assicurativi – aiuta a comprendere ancora meglio questa situazione a dir poco critica, quantificando le perdite economiche globali causate dalle catastrofi naturali verificatesi nel 2022. 

Tale ammontare è di circa 313 miliardi di dollari, di cui 132 miliardi di dollari coperti da assicurazione. Possiamo, perciò, affermare che circa il 42% delle perdite economiche dirette sono state coperte da enti assicurativi pubblici e privati, lasciando tuttavia un divario consistente del 58% non tutelato. 

Tale divario di protezione rimane un punto di riferimento fondamentale per il settore assicurativo, i mercati finanziari e i governi, in quanto evidenzia la vulnerabilità delle comunità e l’opportunità di trovare nuove soluzioni. Nello specifico, in Italia, i dati evidenziano una perdita di circa 13 milioni di dollari a seguito degli incendi verificatisi nei mesi di giugno e luglio 2022, di oltre 25 milioni successivamente alle tempeste di grandine del mese di agosto e di 24 milioni dovuti alle alluvioni verificatesi nelle Marche e ad Ischia. Pertanto, tra il 2013 e il 2022, l’Italia ha registrato perdite economiche per un ammontare di circa 37 miliardi di dollari.  

L’assicurazione contro gli eventi calamitosi

L’analisi condotta da Eurispes sottolinea che solamente il 5% delle abitazioni gode di una assicurazione contro gli eventi calamitosi, a fronte di un rischio che riguarda almeno il 78% degli edifici adibiti ad uso residenziale. Questo dato è certamente in crescita rispetto al 4,5% del 2020, al 3,2% del 2019 e, soprattutto, al 2% del 2016, pur essendo però una percentuale ancora troppo bassa. Inoltre, nonostante l’incidenza che le catastrofi naturali possono avere nel comparto agricolo – nel 2022 solo per l’emergenza siccità si sono stimati oltre 6 miliardi di euro di danni – solo il 10% delle aziende di questo settore è assicurato contro rischi meteoclimatici. 

Se, da un lato, l’innovazione tecnologica ha permesso di comprendere le modalità con cui avvengono queste catastrofi e di effettuare una valutazione più rapida dei danni, dall’altro bisogna esaminare la capacità di superare le conseguenze legate a tali eventi calamitosi anche per quanto riguarda la salute della forza lavoro. Il che ci porta a ribadire l’importanza di costruire strategie che tengano conto della mitigazione dei rischi legati al cambiamento climatico. 

La soluzione è la transizione ecologica

A tal proposito, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha annunciato, durante la Conferenza 2022 delle Nazioni Unite, che qualora non vi fosse un cambio di rotta verso una vera transizione ecologica, si potrebbero verificare, tra il 2030 e il 2050, circa 250mila decessi a causa del cambiamento climatico; e si stima, inoltre, che entro il 2030 i costi dei soli danni diretti alla salute saranno compresi tra i 2 e i 4 miliardi di dollari l’anno.

A destare preoccupazione, però, sono anche i dati relativi ai cosiddetti “migranti climatici”, identificati come coloro che, a causa di un cambiamento improvviso o graduale nell’ecosistema, si vedono obbligati a lasciare le loro abitazioni temporaneamente o permanentemente. Infatti, l’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC), organizzazione internazionale che si occupa del monitoraggio e dell’analisi degli sfollati interni del mondo, ha registrato nel 2021 38 milioni di sfollati, di cui 23.7 milioni a causa delle calamità naturali. Dalle stime emerse dal rapporto Groundswell della World Bank si prospettano, entro il 2050, 216 milioni di persone che potrebbero emigrare a causa del surriscaldamento globale.

Il cambiamento climatico è la nostra più grande sfida

In conclusione, possiamo affermare che il cambiamento climatico rappresenta a tutti gli effetti una delle più grandi sfide del XXI secolo. Esso sta portando al verificarsi di eventi meteorologici estremi più frequenti e incisivi, contribuendo anche all’aumento delle malattie non trasmissibili e facilitando l’emergere e la diffusione di malattie infettive.

La UIL, in tal senso, intende continuare a fornire il proprio contributo nella lotta al climate change, promuovendo uno sviluppo che sia realmente sostenibile, adottando tempestivamente misure efficaci per la prevenzione e il controllo, investendo nella salvaguardia dei luoghi – soprattutto delle aree con più alta vulnerabilità – delle persone che li abitano e delle attività che essi ospitano. 

Ancora una volta, è nostra intenzione ribadire l’importanza di un effettivo confronto tra Governo, Istituzioni e Parti Sociali per delineare una strategia concreta, adottando misure efficaci per controllare e intervenire tempestivamente quando si verificano situazioni meteorologiche di tipo violento attraverso strategie, piani e programmi nazionali precauzionali per la messa in sicurezza delle aree più vulnerabili. Ma, soprattutto, attraverso un valido sistema di monitoraggio e di prevenzione esteso a tutto il nostro territorio nazionale.

L’auspicio, pertanto, è quello di un deciso cambio di passo sulla strada della cura e della tutela della nostra fragile Penisola, per evitare di assistere, ancora una volta, a eventi sempre più drammatici e alla perdita di vite umane.

Dipartimento Ambiente UIL

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