Emissioni delle navi: dall’Europa nuove regole per abbatterle
30.03.2023
Nuovo accordo UE su emissioni navi
Lo scorso 23 marzo, l’Europarlamento, il Consiglio e la Commissione UE – in linea con le disposizioni del Pacchetto Fit for 55 e della Legge europea sul Clima – hanno raggiunto un accordo che prevede che le navi dovranno ridurre gradualmente le emissioni nocive in atmosfera. L’accordo prevede di tagliare la quantità di gas serra che utilizzano (al di sotto del livello del 2020 di 91,16 grammi di CO2 per MJ): del 2% a partire dal 2025, del 6% dal 2030, del 14,5% dal 2035, del 31% a decorrere dal 2040, del 62% dal 2045, per arrivare ad un abbattimento complessivo dell’80% dal 2050.
Questo meccanismo di riduzione si applicherebbe alle imbarcazioni di stazza lorda superiore a 5.000 tonnellate, attualmente considerate responsabili di ben il 90% delle emissioni di anidride carbonica del settore, per tutta l’energia utilizzata a bordo nei o tra i porti dell’Unione europea, nonché per il 50% dell’energia utilizzata nei viaggi in cui il porto di partenza o di arrivo è al di fuori o nelle regioni ultraperiferiche dell’UE.
Obiettivi dell’accordo
Gli obiettivi delineati nell’accordo riguardano, in realtà, non solo le emissioni di anidride carbonica, ma anche quelle di metano e di protossido di azoto durante l’intero ciclo di vita dei carburanti e vanno ad integrare la precedente decisione di includere le emissioni del trasporto marittimo nel sistema comunitario ETS (Emission Trading Scheme), nonché a completare il pacchetto per abbattere le emissioni del trasporto marittimo. Infatti, com’è noto, dopo un breve calo dell’attività nel 2020 dovuto all’emergenza pandemica, il trasporto per via navigabile ha ripreso a crescere, generando nel 2021 dal 3 al 4% delle emissioni totali di CO2 (anche a causa dell’incremento della domanda di materie prime e degli scambi globali via container).
L’accordo, al momento, resta provvisorio, in quanto la Commissione europea, entro il 2028, dovrà rivedere le regole con la possibilità di estendere l’obbligo anche ai natanti più piccoli e di aumentare la quota di energia utilizzata da quelli provenienti da Paesi terzi. Tra le novità, dal 2030, anche l’obbligo, per le navi portacontainer o passeggeri ormeggiate nei principali porti UE, di utilizzare l’alimentazione a terra per tutte le esigenze di elettricità. A partire dal 2035, questo obbligo dovrebbe applicarsi anche a tutti gli altri porti dell’Unione con alimentazione a terra.
Sono previste, tuttavia, alcune esenzioni: niente obbligo in caso di permanenza in porto inferiore alle due ore; di utilizzo di tecnologie totalmente green; di scalo in porto dovuto a circostanze improvvise o di emergenza.
Nelle intenzioni del governo di Bruxelles, la decisione di ridurre le emissioni delle navi, segna l’inizio della fine dei combustibili tradizionali nelle spedizioni via mare. L’UE, infatti, in questo campo, sta tracciando un percorso virtuoso, tramite l’introduzione del più ambizioso pacchetto di leggi sullo shipping ecologico mai adottato. L’auspicio è, da un lato, che le compagnie di navigazione e i porti possano indirizzare le proprie risorse per fornire i maggiori benefici climatici e il miglior rapporto qualità-prezzo ai fruitori, salvaguardando i posti di lavoro dei marittimi, quelli delle lavoratrici e dei lavoratori portuali e nel settore delle esportazioni; dall’altro, che la stessa decisione costituisca un esempio da seguire per gli altri Stati.
La posizione della UIL
Per la UIL, le dinamiche della mobilità – anche di tipo diverso da quello terrestre – costituiscono temi di primaria importanza nella quotidiana azione del Sindacato. La necessità di proporre forme organizzative che diano senso a processi disordinati rappresenta, infatti, un’esigenza irrinunciabile per il buon governo sia del territorio che del mare e, in tal senso, è strettamente connessa all’instaurazione di un innovativo quanto necessario modello di trasporto di merci e persone incentrato sulla sostenibilità.
Anche alla luce delle risorse del PNRR e delle indicazioni comunitarie circa il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, riteniamo occorra una riorganizzazione della compagine infrastrutturale che comprenda pure l’ambito marittimo, ammodernando il sistema della mobilità delle persone e delle merci, incrementando le prestazioni energetiche delle strutture portuali esistenti, realizzandone – ove possibile – di nuove efficienti e sostenibili dal punto di vista energetico, favorendo soluzioni di trasporto non inquinanti e massimizzando il ricorso a veicoli, tecnologie e carburanti green.
Attuando queste buone pratiche, sensibilizzando le imprese e gli utenti finali verso le stesse, investendo concretamente in infrastrutture materiali e immateriali, nonché adattando le nostre abitudini in chiave sostenibile, saremo non solo in grado di incrementare la nostra qualità della vita, ma anche di accrescere la competitività del Paese, di potenziare il ruolo strutturale e la capacità di sviluppo di tutta l’economia del mare.
E perché ciò si realizzi, è essenziale che sia garantito un processo partecipativo e contrattuale con il Governo, con un ampio coinvolgimento di tutti gli stakeholder, a cominciare dalle Parti Sociali, sia nella fase di definizione delle priorità e dei progetti, sia in quelle di monitoraggio e di valutazione degli stessi.
Dipartimento Ambiente UIL
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