Disabilità: l’applicabilità della riforma e il nodo delle risorse

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29.12.2023

In attesa dei decreti attuativi della riforma sulla legge delega sulla disabilità n. 227/2021 che dovrebbe trovare un definito completamento il 15 marzo 2024, corre l’obbligo di puntualizzare cosa è stato fatto e quali sono gli ostacoli da superare prima di questo adempimento che è alle porte.

A due anni esatti dall’approvazione della legge quadro 227/2021, sono stati approvati dal CdM, ma in attesa dell’iter parlamentare, alcuni dei decreti attuativi previsti e precisamente:

  • il primo decreto attuativo approvato dal CdM del 20/05/2023 è relativo alla riqualificazione dei servizi pubblici per l’inclusione e l’accessibilità per garantire ai lavoratori con disabilità l’accessibilità agli spazi fisici e l’accesso alle tecnologie nelle postazioni di lavoro nella Pubblica Amministrazione. Viene prevista un’apposita figura preposta alla programmazione a tutela dei lavoratori con disabilità che entrano a pieno titolo a far parte del sistema di valutazione e delle performance degli enti pubblici anche in relazione alle responsabilità dei dirigenti. Vengono inoltre stanziati contributi in favore del Terzo Settore che assumeranno giovani tra i 18 e i 35 anni con contratto di lavoro a tempo indeterminato; alle Imprese Sociali che nel proprio organico prevedono la figura del Disability Manager a sostegno del percorso formativo di inserimento finalizzato al patto di servizio personalizzato per i lavoratori con disabilità.
  • Il secondo decreto attuativo approvato dal CdM il 19 luglio 2023 è l’istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità per assicurare la tutela, la concreta attuazione e la promozione dei diritti delle persone con disabilità, in conformità a quanto previsto dalle convenzioni internazionali, dal diritto dell’Unione europea e dalle norme nazionali.
  • Il 3 novembre 2023 il CdM approva altri due decreti attuativi che costituiscono il “cuore” della riforma sulla disabilità, il primo è quello recante la “Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato”, nel quale si ridefinisce la condizione di disabilità e le procedure di accertamento in un’ottica multidimensionale che analizzi sia la condizione di salute bio-psico-sociale, sia sui contesti di vita e dei relativi bisogni per realizzare un progetto di vita. In ambito di inclusione lavorativa si prevede il diritto di accomodamento ragionevole. Le procedure entreranno in vigore con una sperimentazione che partirà il 1° gennaio 2025 e avrà la durata di 12 mesi.  

Con il secondo decreto si istituisce la Cabina di regia per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) in favore delle persone con disabilità.
Attraverso la ricognizione dei LEP, la Cabina di regia elaborerà linee guida, assicurerà la piena effettività della normativa riguardante sussidi, incentivi e agevolazioni per le persone con disabilità, anche in materia di invalidità civile, individuerà concrete modalità, promuovendo collaborazioni tra pubblico, privati e terzo settore, per garantire obiettivi di servizio e impiego o delle risorse destinate al progetto di vita individuale personalizzato in base ai modelli territoriali di assistenza integrata.

Un cambio di prospettiva nella complessa condizione che vivono le persone con disabilità, ma che presuppone un investimento rafforzato sia in termini di risorse economiche sia con sufficiente personale della filiera sociosanitaria. Elementi fondamentali che costituiscono il “nodo” centrale per la costruzione strategica di una riforma a tutela dei più fragili.

Partiamo dalle risorse economiche.

Con il nuovo testo del DDL di bilancio n.926/A, licenziato dalla Commissione il 18 dicembre u.s., si ridefinisce il Fondo unico per l’inclu­sione delle persone con disabilità che avrà una dotazione di euro 552.177.454 per l’anno 2024 e di euro 231.807.485 annui a decor­rere dall’anno 2025, incrementato a decorrere dal 2026, di 85 milioni di euro annui.

Le risorse pari a 552.177.454 euro per l’anno 2024 sono composte:

  • 369.969 euro derivanti dalla riduzione del Fondo per la Disabilità e Non Autosufficienza istituito dalla LdB 160/2019 *
  • 807.485 euro derivanti dall’abrogazione di tre fondi e precisamente
  • Fondo per l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità == dotazione 200 milioni, ( 1 c. 179 Ldb 234/2021)
  • Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare == dotazione 25,807,485 milioni, ( 1 c 254 legge 205/2017)
  • Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia == dotazione 6 milioni (art.1 comma 456 l.145/2018)

Il nuovo testo del Ddl di bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026 licenziato dalla Commissione Bilancio del Senato, rivede e completa quindi il testo presentato dal Consiglio dei Ministri; tuttavia, viene confermato dalla legge di conversione n. 191 del Dl 145 cd. “Anticipi”, il taglio di 350 milioni per l’anno 2024 previsti dal fondo disabilità (l.234/2021**); salta per il 2025 l’incremento di 50 milioni previsti dal comma 178 della LdB 234/2021; mentre si parla a decorrere dal 2026 di un incremento di 85 milioni di euro (le cui risorse sono in parte incrementate dalla LdB 234/2021).

Pertanto, aldilà della “narrazione”, e, contrariamente alle dichiarazioni del Governo, si procede con i tagli, – 400 milioni (350+50) sottratti a 7.658.000 persone con disabilità e non si aggiunge un euro a decorrere dal 2025.

Dei 7 milioni e 658mila persone con disabilità certificati dall’Istat nel 2021; 455mila di essi sono minori, 2 milioni 958mila hanno un’età compresa tra i 18 e i 64 anni e 4 milioni e 245mila sono over 65.

Con l’andamento demografico si prevede un aumento dell’invecchiamento della popolazione e che porterà inevitabilmente a un aumento della disabilità, richiederebbe, oltre ad una riorganizzazione di tutto il sistema del welfare, un piano di investimenti certo e strutturale in grado di garantire servizi di qualità.

Sotto la media europea

Il nostro Paese, per l’assistenza alle persone con disabilità, secondo l’Istat, ha impegnato nell’anno 2021, circa 30 miliardi di euro il 1,7% del Pil, mentre la media Ue si attesta al 2,1%. Inoltre, il confronto con gli altri Paesi dell’Unione europea mette in luce che, in termini pro-capite, l’Italia si colloca circa a metà della graduatoria dei Paesi Ue. Nel complesso impegna per questa funzione, il 5,3% del totale della spesa per la protezione sociale contro il 7,8% della media Ue; il 94,5% della spesa per la disabilità è erogata attraverso trasferimenti economici (dei quali il 77,6% sottoposto alla prova dei mezzi), mentre in media nell’Ue tale quota scende all’86,8% (73,5% sottoposto alla prova dei mezzi); ciò conferma la tendenza del nostro sistema di protezione sociale a privilegiare questa tipologia di aiuti rispetto all’erogazione di servizi alla persona.

Tra l’altro, sempre secondo l’Istat, le famiglie delle persone con disabilità godono in media di un livello più basso di benessere economico il loro reddito annuo equivalente medio (comprensivo dei trasferimenti da parte dello Stato) è di 17.476 euro, inferiore del 7,8% a quello nazionale.

A corredo di questa fotografia che ci restituisce l’Istat, ci sono le riforme di “cornice” Disabilità e Non Autosufficienza (Legge Delega 33/2023) previste dal PNRR,

La prima, come abbiamo esposto, ha fatto dei passi in avanti con l’approvazione di alcuni decreti attuativi ma sconta un finanziamento assolutamente insufficiente per la platea dei beneficiari; la seconda, non solo non decolla poiché dei decreti attuativi da redigere entro gennaio 2024 non si vede l’ombra, ma c’è anche il rischio di un fallimento dell’impianto della riforma per due motivi: la legge di bilancio 2024, in dirittura di arrivo, non prevede nessun investimento economico per metterli a regime; il secondo è l’instabilità del processo di riordino e il potenziamento della sanità territoriale ( DM 77/2022) che deve fare i conti con il ridimensionamento operato degli obiettivi trasversali della Missione 6 Salute del PNRR (- 312 case della Comunità, – 74 Ospedali di comunità, – 76 COT), che creerà significative ricadute anche sugli interventi per l’ADI e la Telemedicina soprattutto in previsione dell’incremento (da 800mila a 842mila) di over 65 da prendere in carico nell’assistenza domiciliare la cui platea pari al 45%, è il caso di rammentarlo, è affetto da almeno una malattia cronica grave.

Il monitoraggio dei dati

Si aggiunge a tutto ciò, un altro ostacolo rappresentato dalla gestione e dal monitoraggio dei dati. Una più puntuale rilevazione consentirebbe di adeguare la riforma della disabilità ai bisogni individuali e rispondere compiutamente alla rimozione delle barriere. Una rassicurazione viene sempre dall’Istat che ha annunciato l’attuazione del Registro sulle persone con disabilità entro il 2024 che consentirebbe una messa a regime di dati più appropriati anche ai fini dell’inclusione lavorativa.

In conclusione, la riforma della Disabilità e la Non Autosufficienza dovevano camminare su un binario unico, dovevano avere adeguate risorse, personale sufficiente e professionalizzato. Un pacchetto organico che nel comprendere servizi, prestazioni e tutele rappresentasse oltre una visione, una programmazione a regime su scala nazionale evitando sperimentazioni e risanando le fratture regionali esistenti.

*l. 160/2019 comma 330. “Al fine di dare attuazione a interventi in materia di disabilità finalizzati al riordino e alla sistematizzazione delle politiche di sostegno alla disabilità, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali è istituito un fondo denominato «Fondo per la disabilità e la non autosufficienza», con una dotazione pari a 29 milioni di euro per l’anno 2020, a 200 milioni di euro per l’anno 2021 e a 300 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2022”. **l.234 comma 178. Il Fondo per la disabilità e la non autosufficienza di cui all’articolo 1, comma 330, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, a decorrere dal 1° gennaio 2022 è denominato «Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità» ed è trasferito presso  lo stato di previsione del Ministero dell’economia e delle  finanze,  al fine di dare  attuazione  a  interventi  legislativi  in  materia  di disabilità finalizzati al riordino e  alla  sistematizzazione  delle politiche di sostegno alla disabilità di  competenza  dell’Autorità politica delegata in materia di disabilità. A tal fine, il predetto Fondo è incrementato di 50 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2023 al 2026.

Servizio Politiche Sociali e Welfare, Sanità, Mezzogiorno, Immigrazione UIL

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