Automotive e transizione ecologica. La crisi va governata
07.02.2022
“Lo spirito di iniziativa degli italiani, la loro creatività e solidarietà, lo straordinario impegno delle nostre imprese, le scelte delle istituzioni ci hanno permesso di ripartire. Hanno permesso all’economia di raggiungere risultati che adesso ci collocano nel gruppo di testa dell’Unione. Ma questa ripresa, per consolidarsi e non risultare effimera, ha bisogno di progettualità, di innovazione, di investimenti nel capitale sociale, di un vero e proprio salto di efficienza del sistema-Paese.”
Mentre Sergio Mattarella pronunciava, dinnanzi al Parlamento, il suo discorso di apertura del mandato presidenziale dal quale è tratta questa citazione, a pochi metri di distanza da Montecitorio, si svolgeva un altro fatto di natura politico-sindacale altrettanto, se pur per altre ragioni, eccezionale.
Per la prima volta nella storia delle relazioni industriali in Italia, le parti sociali del settore metalmeccanico, Fedemeccanica sul fronte datoriale, Fim, Fiom e Uilm sul versante lavoro, presentavano un documento comune sullo stato e le prospettive dell’automotive.
Settore, quello dell’auto, che si trova di fronte al concreto rischio di deindustrializzazione, con in ballo la perdita di centinaia di aziende e di migliaia di posti di lavoro. Il tutto in conseguenza della transizione ambientale che porterà l’Unione europea a cessare la vendita – e perciò la produzione – di auto a motore termico di qui a una quindicina di anni. E l’Italia non è solo un Paese nel quale si producono auto. La componentistica legata ai motori termici è una voce più che rilevante per il nostro settore metalmeccanico. Basti dire che l’automotive rappresenta il 5,6% del Pil italiano.
Dunque, i sindacati datoriali e del lavoro del settore chiedono al Governo di incontrare il presidente del Consiglio e i ministri del Lavoro, dello Sviluppo economico e della Transizione Ecologica. Ciò, per mettere sul tavolo un documento redatto in comune da quelle organizzazioni e avviare la discussione su una vera e propria politica industriale per la transizione di questo settore.
Il rischio messo in evidenza dal presidente Mattarella che la ripresa economica sia effimera, il suo avvertimento sulla necessità di un salto di efficienza del sistema-Paese sono valutazioni concrete, reali, urgenti. Siamo di fronte a transizioni che cambieranno la fisionomia economica e sociale dell’Unione. Ma come ricordano sindacati dei lavoratori e delle imprese, la transizione va governata e non subìta. Pena, costi economici e sociali insostenibili.
di Cesare Damiano
Articoli Correlati
L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri
16.11.2023Categorie
I Più Letti
La quattordicesima mensilità (o tecnicamente “somma aggiuntiva”) è una prestazione che l’INPS eroga d’ufficio ogni anno, solitamente nel mese...
L’Estratto Conto Certificativo (ECOCERT/ECOMAR) è un documento che attesta i contributi che un lavoratore ha versato durante la sua...