Criptoattività: una rivoluzione tecnologica su cui vigilare
08.06.2023
Criptovalute, Bitcoin, Nft, Token. Termini e sigle che evocano spesso un senso di smarrimento, se non di vertigine futurista. Per fare ordine mentale, è possibile raggrupparli nella categoria delle “cripto-attività”, definite nella Legge di Bilancio 2023 come “una rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere trasferiti o memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito, o una tecnologia analoga”. L’esempio più noto del “registro distribuito” è la Blockchain, un registro di dati condiviso e immutabile basato sulla crittografia.
L’evoluzione delle criptovalute
Rispetto al 2009, anno in cui è nato il Bitcoin – la prima criptovaluta – oggi il discorso sulle nuove tecnologie digitali e sul Metaverso è diventato centrale nel dibattito e nella vita delle persone: si stima che al 2022 già 7 milioni di italiani hanno investito in cripto-attività e un numero altrettanto consistente ha manifestato la volontà di farlo in futuro.
Il tema delle cripto-attività è però foriero di grandi discussioni. Da un lato, l’invenzione delle valute digitali e dei sistemi di sicurezza ad esse associati rappresenta un’innovazione tecnologica notevole, che pone l’ambizione di cambiare i sistemi di pagamento prevalentemente ancora ad uso contante, così come il sistema degli Nft può comportare risvolti notevoli nell’industria dell’arte.
Dall’altra, diverse sono le problematiche associate a questi strumenti: produrre criptovalute (“Mining”) e scambiarle comporta enormi costi in termini di inquinamento ambientale, come stimato anche dalla Banca d’Italia, secondo la quale nel 2019 il sistema di bonifici e addebiti ordinario ha inquinato 40.000 volte in meno della sola criptovaluta Bitcoin. Inoltre, molto spesso questi strumenti permettono di operare al di fuori della legalità, come riportato dalla Banca Centrale Europea, che ha stimato come nel 2022 il 23% delle transazioni fosse illecito per un valore di 72 miliardi di dollari. Vi è quindi la possibilità che tali strumenti vengano utilizzati per riciclare il denaro, finanziare attività terroristiche ed eludere il fisco oppure, banalmente, che siano solamente attività molto rischiose destinate alla mera speculazione finanziaria.
Serve una legislazione organica
Si tratta di una realtà che necessita di una definizione organica, rispetto alla quale i tempi più lenti e ragionati del legislatore non sono ancora stati in grado di produrre una normativa sistematica. In Legge di Bilancio è stato mosso il primo passo per un inquadramento generale della materia: sono stati chiariti alcuni dubbi relativi al regime fiscale da applicare sui proventi derivanti dallo scambio e dall’incremento di valore delle criptovalute, da tassare al 26% come le altre plusvalenze essendo da considerare “Redditi diversi”, ed è stato rafforzato l’obbligo di dichiararne la titolarità al fisco. Le cripto-attività sono diventate parte del Testo Unico delle Imposte sui Redditi.
A livello europeo, il 20 Aprile 2023 il Parlamento Europeo ha approvato il Regolamento MICA (Markets in Crypto-Assets Regulation), il quale entrerà gradualmente in vigore entro Luglio 2024 dopo l’approvazione da parte del Consiglio. Il testo disciplina le cripto-attività in tutti gli aspetti: la vigilanza finanziaria, la trasparenza, la tutela dei consumatori attraverso l’informativa sui rischi e sui costi dell’investimento, nonché l’obbligo per i maggiori players di riportare il consumo di energia derivante dalla produzione di criptovalute.
Un futuro incerto
Il futuro delle cripto-attività non è ancora chiaro. Nate come strumenti decentrati e in opposizione all’autorità delle banche centrali, sono decine gli stati che stanno elaborando le loro cripto-valute nazionali, tra i quali spicca la Cina (che oggi detiene più del 70% dell’estrazione mondiale di Bitcoin), e anche l’Unione Europea concluderà la sua fase di sperimentazione per l’Ottobre 2023.
Come sindacato del Terzo Millennio, non rifiutiamo le nuove tecnologie per partito preso. Vigileremo con attenzione affinché le scelte politiche in materia tengano sempre presente che sono le tecnologie ad essere al servizio delle persone, e non viceversa.
Servizio fisco e previdenza UIL
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