Calo di natalità in Italia: entro il 2050 cinque milioni di persone in meno

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16.05.2022

Cattive notizie per il nostro Paese: secondo l’Istat entro il 2050, l’Italia conterà 5 milioni di abitanti in meno. Questo perché il calo di natalità è ai massimi storici: 399mila nati in meno. Le proiezioni e i dati in questione sono stati presentati agli Stati Generali della natalità e determinano che tra meno di trent’anni solo una persona su due sarà in età da lavoro. Inoltre, se non si adotteranno misure sufficienti, nel 2050 il numero di nascite annue sarà sotto le 300mila unità. Ne derivano riflessioni amare. Meno famiglie, meno giovani, meno lavoratrici e lavoratori.

CALO DELLA NATALITÀ: I NUMERI CHE PREOCCUPANO L’ITALIA

Il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, ha restituito un quadro del contesto sociale italiano che non fa ben sperare. Ha comunicato che la popolazione nel 2050 avrà 5 milioni di abitanti in meno, di cui 2 milioni giovani e giovanissimi. “Si tratta di proiezioni realistiche”, ha spiegato. “Se il tasso di fecondità dovesse rimanere a 1,2 figli per donna nell’arco di quattro o cinque decenni questo Paese avrebbe 250mila nati”, ha poi aggiunto.

Sul tema sono intervenuti anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e Papa Francesco. Entrambi hanno mostrato sincera preoccupazione per il prossimo futuro e rimarcato quanto sia necessaria un’azione repentina sulle politiche per la famiglia.

D’altra parte, anche noi riteniamo che debbano verificarsi dei cambiamenti a stretto giro. Lo abbiamo ribadito in occasione dell’Assemblea Nazionale del coordinamento UIL per le pari opportunità e le politiche di genere, dove si è discusso della debolezza delle attuali coperture previdenziali e delle infrastrutture sociali. Si è parlato di come le donne possano effettivamente conciliare famiglia e vita lavorativa, considerando che ancora la cura dei figli e degli anziani ricada sulle loro spalle.

LE PROSPETTIVE DEI GIOVANI IN ITALIA

Inoltre, ogni giorno, ci preoccupiamo dei giovani. Le prospettive lavorative e di vita di chi si approccia al mondo del lavoro non godono di grande prosperità. Abbiamo più volte fatto riferimento alla Spagna e all’accordo tra parti sociali e imprese, con la mediazione del Governo, che ha prodotto la quasi totale abolizione dei contratti precari. Un esempio che si dovrebbe seguire per garantire una crescita stabile. I giovani devono essere messi in condizione di poter costruire il proprio avvenire e su questo bisogna lavorare molto concretamente.

Non dimentichiamo che anche le risorse del PNRR che potrebbero costituire, se utilizzate con metodo, un elemento di forza interessante in momento storico così delicato, soprattutto per abbattere le disuguaglianze e apportare cambiamenti significativi al mondo del lavoro.

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