Calo delle start-up. A rischio 27.000 posti di lavoro
27.03.2023
Una start-up è un’organizzazione progettata per ricercare un modello di business ripetibile. Piccole realtà che in origine erano caratterizzate da alta tecnologia, spesso operanti nel web o nel digitale, mentre invece oggi le troviamo nei settori più disparati, dove si cerca comunque di introdurre processi di produzione e scambio altamente innovativi.
Lo sviluppo di nuova impresa è un indicatore chiave per monitorare la congiuntura economica e il dinamismo di settori e territori. Già l’Istat, nella nota riferita all’andamento economico di febbraio, aveva messo in evidenza come nel quarto trimestre del 2022, dopo sette incrementi consecutivi, il Pil italiano avesse segnato una lieve variazione congiunturale negativa. Una situazione economica in chiaroscuro ed ancora incerta, anche in considerazione della situazione internazionale.
Uno studio specifico sulla salute delle start-up condotto da Cerved, intitolato ”Le imprese nate nel 2022 e il contributo economico delle start-up ”, ci dà qualche dato in più per indagare la salute della nostra economia.
Nel 2022 – riferisce il Cerved – a causa del rallentamento dell’economia, dell’aumento dei prezzi e dei tassi d’interesse, dell’incertezza sul futuro, sarebbero nate in Italia solo 89.192 ”vere” nuove imprese, cioè il 10,6% in meno di start-up (10.587) rispetto al 2021 e in calo (-5,9%) anche sul 2019, quando per la prima volta si è invertito un trend positivo che durava dal 2013. Numeri negativi, che hanno un riverbero importante sull’occupazione.
La ricerca sottolinea che negli ultimi 15 anni le start-up sono state un motore della crescita occupazionale: solo nel 2021 avrebbero generato un contributo netto di 343.000 addetti su un totale di 535.000, e persino nel 2020 hanno garantito un saldo occupazionale positivo di 185.000 unità.
Quindi, la diminuzione riscontrata nel 2022 rischia di tradursi in 27.080 addetti in meno, con un conseguente calo di fatturato pari a 2,5 miliardi di euro. Con annesso corollario, viste le caratteristiche proprie delle start-up in fatto di propensione all’innovazione, di perdita di dinamismo e competitività per tutto il sistema.
Secondo l’analisi fornita da Cerved, la flessione di nascite più marcata rispetto al 2021 riguarda le utility (-28,9%), mentre reggono meglio le costruzioni (-5,8%). “A livello disaggregato – inoltre – pesanti contrazioni si sono registrate nei settori della gestione dei rifiuti e della vendita di gas, mentre sono addirittura aumentate le nuove imprese nelle tecnologie per le telecomunicazioni, il facility management e la cantieristica”.
In termini territoriali, l’area geografica più colpita risulta essere il Meridione insieme alle Isole, dove le start-up rappresentano storicamente la maggiore fonte di creazione di nuova occupazione (il 32% nel 2021).
Al contrario l’impatto minore si è osservato nel Nord Ovest (-8,2%), anch’esso dipendente dalle imprese giovani (34% del saldo occupazionale netto). Nord Est e Centro si assestano entrambi sul -10,1%.
In cifra assoluta, nel Mezzogiorno le nuove imprese sono passate da 33.130 nel 2021 a 28.759 nel 2022 (-13,2%); al Centro da 24.612 a 22.128 (-10,1%; stessa percentuale del Nord Est, da 15.609 a 14.033); nel Nord Ovest da 26.428 a 24.272 (-8,2%).
A livello regionale, la Valle d’Aosta segna il calo minore di nascite di imprese (-2%), mentre le Marche quello peggiore (-20%), a causa della crisi che ha investito i distretti del manifatturiero a partire dalla moda e dalle calzature. In valori assoluti, invece, sono la Campania (-1.484 aziende), la Lombardia (-1.366) e il Lazio (-1.325) ad avere subìto i cali più consistenti. Al Nord, la regione più impattata è il Trentino-Alto Adige (-14%).
Analizzando le grandi città, Milano risulta quella più dinamica, con un calo di ”sole” 358 nuove imprese rispetto al 2021 (-3,9%). Seguono Genova (67, -8,1%) e Roma (906, -8,6%). Presentano un saldo negativo a due cifre: Palermo (101, -10,8%), Bologna (122, -14%) Torino (271, -14%), Napoli (424, -14,2%), Messina (37, -14,3%), Bari (113, -14,6%), Firenze (127, -14,9%), Venezia (56, -15,1%), Catania (111, -16,3%), Reggio Calabria (31, -16,9%), Cagliari (87, -18,4%).
Per quanto riguarda i macro-comparti, la ricerca rivela che solo le startup delle costruzioni (pur diminuite del 5,8% a confronto con il 2021) registrano nel 2022 livelli più alti rispetto al 2019 (+22,9%), mentre il record negativo è stato segnato lo scorso anno dalle newco delle utility (-28,9% sul 2021, poco sotto al livello del 2019), seguite da quelle delle aziende agricole (-22,3% sul 2021 e -20,9% sul 2019).
Una diminuzione del -12,6% (-23,6% rispetto al 2019) riguarda le start-up del settore industriale. Quelle dei servizi si attesterebbero su un -11,3% (-10,5% sul 2019).
Venendo ai singoli settori, in cima alla top 10 dei più performanti troviamo le tecnologie per telecomunicazioni, spinte dagli investimenti del PNRR in digitalizzazione, che salgono dalle 21 startup del 2021 alle 55 del 2022 (+96,4%), il facility management, che ha goduto della ripresa di utilizzo delle strutture dopo il calo dovuto al Covid (da 128 a 197 startup, +53,9%), la cantieristica (da 272 a 325, +19,5%) e gli impianti per l’edilizia (da 2451 a 2771, +13,1%), trainati dalla domanda generata dal PNRR.
Al contrario, tra i peggiori 10 ci sono la gestione dei rifiuti (da 225 a 108 startup, -52%), la vendita di gas (da 144 a 76, -47,2%), su cui ha pesato l’incertezza sul prezzo, i prodotti da forno e la pasticceria industriale (da 457 a 251, -45,1%), i trasporti marittimi (da 89 a 51, -42,7%) e la produzione di ortofrutta (da 753 a 468, -37,8%), che ha sofferto l’aumento del costo delle sementi, dei prodotti in metallo/plastica per l’agricoltura e dei fertilizzanti.
In questo ambito, sarà importantissima la funzione della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp Venture Capital Sgr) per il sostegno e il rafforzamento degli investimenti in start-up e Pmi innovative, al fine di favorire la crescita dell’ecosistema dell’innovazione in Italia.
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