Il 24 marzo scorso la corte suprema della Bielorussia ha respinto i ricorsi dei tre leader sindacali condannati ad un totale di sette anni e mezzo di carcere per aver preso parte a proteste a favore della democrazia. La conferma delle rispettive pene necessita di una presa di posizione decisa da parte dell’UE a sostegno dei sindacalisti che si oppongono al regime autoritario di Lukashenko.

Lo scorso 26 dicembre il Presidente del BKDP e membro del Consiglio d’Amministrazione OIL, Aliaksandr Yarashuk, il Vicepresidente Siarhei Antusevich e la funzionaria contabile Iryna But-Husaim furono condannati rispettivamente a quattro, due e un anno e mezzo di carcere per “reati contro l’ordine pubblico” in merito a manifestazioni pacifiche e proteste organizzate sul posto di lavoro (ne avevamo parlato qui). Sono oltre 30 i leader sindacali che sono stati arrestati e perseguitati per impedire il regolare svolgimento della loro l’attività sindacale indipendente.

Agli arresti è seguito lo scorso luglio lo scioglimento del sindacato BKDP e di quattro suoi sindacati affiliati da parte delle autorità bielorusse e il divieto di svolgere attività sindacali nel paese, in palese violazione degli obblighi internazionali, comprese le Convenzioni OIL che tutelano il diritto alla libertà di associazione e negoziazione collettiva (C98) e la libertà e il diritto sindacale (C87). A seguito di tali infrazioni lo stesso organo direttivo dell’OIL ha avviato un procedimento alla prossima Conferenza internazionale del lavoro che valuterà ulteriori provvedimenti nei confronti della Bielorussia.

La UIL porta avanti, insieme alla CSI, la richiesta di solidarietà del movimento sindacale internazionale per il rilascio dei sindacalisti e degli attivisti bielorussi, il ripristino del sindacato democratico indipendente ed il rispetto del diritto internazionale. 

Dipartimento Internazionale UIL