Automotive: i rischi della filiera italiana. Lo studio di Federmeccanica, Fim Fiom e Uilm
04.04.2023
Nel settore dell’automotive, l’Italia dal 2010 al 2021 ha perso il 22,8% di assemblaggio di veicoli passeggeri.
Nel nostro Paese la produttività del lavoro è inferiore a quella di Francia e Germania e di conseguenza anche i salari. Si aggirano intorno a 33.800 euro all’anno per un metalmeccanico italiano contro la forbice 57.700 – 95.700 euro di un tedesco.
Il fatturato totale dal 2010 al 2019 è cresciuto in Italia del 22%, per poi crollare durante la pandemia e peggiorare a causa della guerra in Ucraina.
Nel 2021, rispetto al 2019, in Germania è calato del 12,3% e in Spagna del 10,3% mentre in Italia è cresciuto dello 0,8%.
Sono solo alcuni dei dati emersi dallo studio di Federmeccanica, Fim Fiom Uilm e Anfia presentato al Cnel lo scorso 29 marzo. Il lavoro svolto dall’Osservatorio Automotive che le Parte Sociali dell’Industria Metalmeccanica e Meccatronica hanno costituito, segue al documento congiunto presentato il 3 febbraio 2022 in attuazione del CCNL 2021.
Quel primo documento ha individuato prospettive e opportunità a fronte del patrimonio di competenza distintiva dell’automotive Made in Italy.
Al contempo, ha posto interrogativi e preoccupazioni per le peculiarità della filiera italiana, particolarmente esposta agli impatti delle trasformazioni, con un serio rischio di deindustrializzazione del settore e di riduzione dell’occupazione. Tutti temi che, a distanza di un anno, appaiono sempre aperti e attuali.
Il nuovo studio sull’automotive
Per questo è stato presentato un nuovo studio che compara le Politiche Industriali delle principali Economie dell’Automotive europee con il contributo di ANFIA sull’Industria automotive in Italia.
Sono cinque i Paesi oggetto dello studio: Francia, Germania, Polonia, Spagna e Turchia.
Lo studio si è sviluppato lungo quattro direttrici essenziali:
- la consistenza e la dinamica del comparto in ciascun paese;
- le politiche della domanda, tra incentivi al mercato e politiche di infrastrutturazione;
- le politiche di supporto alle trasformazioni della filiera produttiva;
- le strutture di governance del sistema automotive nel paese.
- la mancanza di una politica efficace
In questi anni, il governo italiano ha varato iniziative per il sostegno al mercato ed alla filiera produttiva, senza però una politica di coordinamento.
Una quota cospicua degli incentivi al mercato, quelli rivolti al veicolo elettrico puro e plug in, rimangono inutilizzati. I bandi per l’innovazione e sviluppo nell’automotive rimangono ancora aperti, l’infrastrutturazione per la ricarica avanza velocemente in percentuale, ma rimane lenta in valore assoluto, a fine 2022, con 36.000 punti sul territorio nazionale di cui meno di 500 sulla rete autostradale.
Benché l’impatto del percorso di elettrificazione promosso dalle istituzioni europee sia potenzialmente maggiore sull’Italia per il focus sul motore endotermico, dove il Paese rappresenta da sempre un’eccellenza, l’automotive italiano ha ancora grandi potenzialità di innovazione, ma la dimensione piccola e frammentata delle imprese non potrà introdurre gli investimenti grandi e coordinati, necessari per la transizione senza una politica nazionale strutturata di supporto:
- per proteggere e sostenere i bacini che si sono sviluppati lungo le filiere degli stabilimenti autoveicolistici del territorio, assicurando di cogliere le opportunità delle produzioni in assegnazione in un percorso sostenibile di evoluzione e riconversione tecnologica e di tutela e sviluppo dell’occupazione;
- per attrarre nel territorio italiano nuove iniziative con politiche industriali competitive, e soprattutto nell’innovazione di prodotto, rispetto a quelle dei paesi che ci stanno attorno;
- per promuovere la crescita dimensionale degli attori italiani e le nuove competenze necessarie con una intensità di risorse significativa rispetto a quanto fanno, da tempo, altre economie automotive;
• per selezionare ed armonizzare per una sostenibilità industriale, economica, ambientale e sociale di lungo periodo l’iniziativa dell’impresa italiana e presenza delle global companies.
Di seguito puoi trovare le slide dell’osservatorio nazionale automotive e qui puoi leggere lo studio completo.
Ufficio Comunicazione UILM
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