38 milioni di persone in Europa non possono permettersi le ferie: la ricerca ETUC

4' di lettura
Mi piace!
67%
Sono perplesso
0%
È triste
33%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
0%

19.07.2022

Questa è la fotografia di una recentissima ricerca diramata dalla Confederazione europea dei sindacati (ETUC), basata su microdati Eurostat. Nonostante lavorino, oltre 38 milioni di persone in tutta Europa non potranno permettersi una settimana di ferie estive. L’attuale situazione è da imputarsi ai due anni di pandemia, ma anche e soprattutto ai rincari legati all’inflazione galoppante sul tutto il territorio.

ETUC: I DATI SU FERIE E LAVORO

Un dato da tenere in considerazione, prima ancora di analizzare la ricerca, riguarda il numero di persone che effettivamente poteva permettersi le vacanze estive nel periodo pre-pandemico, quindi in riferimento al 2019. Il numero è raddoppiato in oltre la metà degli Stati membri dell’UE.

Ad oggi, Romania, Grecia e Lituania contano la più alta percentuale di lavoratrici e lavoratori che non possono concedersi una pausa dalla quotidianità, nonostante abbiano un impiego. In Italia il numero è di ben 8 milioni, contro i 4,6 della Spagna e i 4,1 della Francia.

Inoltre, si conta anche un aumento della quota di profitto delle società europee. In poche parole, questo implica che i dirigenti e gli azionisti di suddette aziende abbiano percepito un aumento sensibile di entrate, a discapito di lavoratrici e lavoratori.

IL COMMENTO

Il vicesegretario generale ETUC, Esther Lynch, ha così commentato i risultati della ricerca: “Una vacanza non dovrebbe essere un lusso. Le vacanze sono una parte importante per garantire la salute e il benessere dei lavoratori. Ma non potrebbero sembrare più lontane per molte persone che lottano per mettere semplicemente il cibo sul tavolo e pagare l’affitto in mezzo alla crisi del costo della vita”.

Ha poi aggiunto un monito rivolto ai governi nazionali che: “hanno la responsabilità di proteggere e rafforzare la contrattazione collettiva. Il modo migliore per garantire che i lavoratori ottengano la loro giusta quota e possano permettersi di godersi la vita piuttosto che semplicemente sopravvivere. Senza un equo aumento salariale, i datori di lavoro e i politici si troveranno a tornare dalle proprie vacanze estive per affrontare un autunno di rabbia seguito da un inverno di malcontento”.

LE RICHIESTE DEI SINDACATI

La Commissione europea e sindacati sostengono che l’aumento dei prezzi sia l’effettivo motore dell’inflazione. Lo abbiamo già anticipato: tutti i Paesi dell’UE vengono da un biennio disastroso e le conseguenze del conflitto in Ucraina hanno giocato un ulteriore tiro mancino all’economia internazionale

Allora quali soluzioni? Le richieste dei sindacati sono lineari e tengono conto di chi effettivamente subisce le conseguenze della crisi. In primo luogo, si ritiene fondamentale la tassazione degli extraprofitti generati dalle grandi multinazionali; si tratterebbe di una soluzione immediata per ridurre le diseguaglianze che si sono acuite dal 2019.

Secondo poi, laddove sussistano le condizioni, sarebbe interessante un aumento del salario minimo (nei Paesi in cui è presente) e il rilancio delle contrattazioni collettive. In questo ultimo caso, in Italia la questione è apertissima e ritenuta prioritaria.

Infine, come più volte sottolineato dal Segretario Generale della UIL, Pierpaolo Bombardieri, un rifinanziamento del programma Sure potrebbe contribuire a stabilizzare l’economia.

Liina Carr, segretaria confederale della CES, in merito ha dichiarato: “Ancora una volta, i lavoratori sono costretti a pagare per una crisi che non hanno avuto alcun ruolo nella creazione. Mentre gli amministratori delegati e gli azionisti aggiungono un altro zero ai loro saldi bancari. […] Significa che i lavoratori vengono martellati due volte dalle multinazionali. Il valore dei loro salari viene decimato. ,Mentre viene loro chiesto di pagare prezzi sempre più alti per i beni di tutti i giorni al fine di proteggere i profitti. Il risultato finale è che i poveri diventano sempre più poveri e i ricchi diventano sempre più ricchi”.

Carr chiude riassumendo le richieste delle parti sociali: “È ora di fermare questa truffa con una tassa speciale sugli utili in eccesso, aumenti salariali equi e il rinnovo del meccanismo di sostegno al lavoro SURE”.

Articoli Correlati