Calo delle nascite: perché l’Italia non cresce?

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24.01.2022

Qualcuno l’ha definito un lungo inverno demografico, e a pieno titolo: l’Italia non cresce più.
Una sentenza amara certificata dai dati raccolti soprattutto negli ultimi due anni. Le coppie non fanno più figli e i motivi per cui vi rinunciano sono molteplici. Proviamo in questo articolo a comprendere tutte quelle ragioni che hanno portato a un calo così netto delle nascite.

Iniziamo col dire che già prima che il mondo venisse travolto dalla pandemia, nel nostro Paese si parlava di un calo significativo delle nascite. Questa premessa serve per asserire, quindi, che il crollo non è legato esclusivamente al Covid-19 e a ciò che ha comportato. Era già in atto un processo di frenata importante. Basti pensare che nel 2020 sono state registrate 200mila nascite in meno rispetto al 2008: dunque in oltre un decennio si è annotata una diminuzione delle nascite del 29.9%. Si tratta perciò di un trend in negativo che appartiene all’Italia da un bel po’. Stando ancora ai dati Istat, lo stesso 2020 ha visto 15mila nati in meno rispetto all’anno precedente. Purtroppo, anche il 2021 ha confermato questo andamento: 12.500 nati in meno, rispetto al 2020, solo durante i primi nove mesi.

Ma perché succede? Cosa spinge le giovani coppie a rinunciare a una famiglia? Come abbiamo anticipato, le ragioni sono molteplici e di diversi ordini. In primo luogo, la condizione economica in cui si trovano i giovani tra i 25 e i 35 anni. Questa fascia d’età comprende persone ancora iscritte all’università, e quindi in procinto di terminare gli studi con una prospettiva incerta sul futuro lavorativo. Altri sono già entrati nel mondo del lavoro, ma, come rilevano gli ultimi dati, molti sono assunti a tempo determinato.

Quello del precariato è un tema molto delicato: senza una certezza economica, o quanto meno una base da cui partire, pensare di mettere su famiglia è davvero complesso. Per essere chiari: le ragazze e i ragazzi a cui facciamo riferimento non hanno nemmeno le possibilità economiche per lasciare la casa dei genitori. Non sarebbe dunque plausibile pensare di poter creare un proprio nucleo familiare.
Aggiungiamo anche che per ottenere una valida occupazione, gli studenti scelgono di conseguire una o più lauree, master e corsi di formazione, cosa che trasferisce nel tempo la possibilità di rendersi indipendenti.

Un’altra questione altrettanto rilevante riguarda i concetti di maternità e paternità rapportati al lavoro. Alcune settimane fa, l’INPS ha reso noto che è stato confermato l’obbligo di paternità di dieci giorni. Ma sono ancora diverse le questioni che inducono a procrastinare. Tra queste la mancanza di un modello di genitorialità partecipativa e, di conseguenza, una piena conciliazione della maternità con la professione.

Chiudiamo spostando l’attenzione sulla socialità, su come sia cambiato il modo di interagire e di costruire rapporti. Millennial e Generazione X sono nel mirino: spetterebbe a loro il compito di risollevare le sorti del calo demografico. Eppure, i tempi sono cambiati. I social network hanno stravolto la socialità rendendo, paradossalmente, molto più complesso trovare una persona con cui condividere la vita. L’interazione digitale, contrariamente a quanto si possa pensare, preme su nervi scoperti, scopre le fragilità, limita le conoscenze.

In più, mettendo da parte per un attimo gli ultimi due anni, il mondo è diventato accessibile. Viaggiare ed essere liberi di farlo, sperimentare altro oltre ciò che conosciamo, è una gentile concessione di questi tempi a cui, ammettiamolo, si rinuncia difficilmente. E, a proposito di libertà, oggi, fortunatamente, si è anche liberi da costrizioni arcaiche, ritenute non più legittime.

Stando alle statistiche, nel 2040 le coppie con figli caleranno del 23% a dimostrazione del fatto che siamo giunti a un punto di non ritorno. È chiaro che per quanto possano cambiare le cose sul piano lavorativo, economico e della socialità, il mondo va verso una direzione ancora in costruzione. I temi da considerare sono molteplici, ma è chiaro che il problema principale riguarda una mancanza di equilibrio. I dubbi e le preoccupazioni che affollano le menti di chi vorrebbe ma non può avere una famiglia si potrebbero tradurre in una nebbia fitta, che non sembra avere intenzione di diradarsi.

Redazione TERZO MILLENNIO

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