Viva il 25 Aprile! Viva la libertà!

3' di lettura
Mi piace!
0%
Sono perplesso
0%
È triste
0%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
0%

25.04.2025

25 aprile 1945: liberazione dell’Italia dal regime nazifascista e dall’occupazione tedesca ad opera degli Alleati e della Resistenza.

Altissimo tributo di sangue, con circa 350mila soldati alleati e oltre 44mila partigiani caduti.

Il regime fascista era stato instaurato vent’anni prima, a partire da quel 1925 che vide il parlamento dominato dai fascisti approvare le “leggi fascistissime”. Il grande sindacato costruito tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento era stato annichilito: il Patto di Palazzo Vidoni tra Confindustria e il Fascismo riconosceva solo lo pseudo-sindacato di regime.

Bruno Buozzi resistette a un tentativo di scioglimento della CGdL, di cui era diventato segretario generale, e la ricostituì in esilio in Francia.

Gli Anni Trenta furono caratterizzati dal grande consenso al regime, che pure assassinava gli oppositori, anche all’estero, come fu per i fratelli Rosselli in Francia nel 1937, e varava le orrende leggi razziali antiebraiche nel 1938.

La Seconda Guerra Mondiale cominciò nel 1939, con l’invasione nazista della Polonia, seguita da quella sovietica, come da patto Ribbentrop-Molotov, con allegato accordo segreto di spartizione del territorio polacco: l’ennesima.

L’Italia entrò nel conflitto l’anno dopo, con la maramaldesca dichiarazione di guerra alla Francia già invasa dalla Germania.

Nel 1941 la Germania ruppe il patto con l’URSS e le dichiarò guerra. Nel 1943 gli Alleati sbarcarono in Sicilia, nel 1944 in Normandia.

Il regime fascista era caduto nel ’43 e l’8 settembre l’Italia firmò l’armistizio con gli angloamericani; subito dopo il re Vittorio Emanuele III e il capo del Governo Pietro Badoglio fuggirono, lasciando gli Italiani in balia dell’occupazione tedesca aiutata dai fascisti della Repubblica Sociale Italiana, insediatasi a Salò.

Gli Alleati che risalivano la penisola da Sud e i partigiani che operavano prevalentemente a Nord compirono la Liberazione dell’Italia, che fu proclamata il 25 Aprile 1945.

La lettura delle lettere di condannati a morte della Resistenza italiana e delle poesie dell’epoca evidenziano l’eroismo disperato dell’opposizione armata ai nazifascisti: ci si batteva alla morte anche se non si era sicuri della vittoria.

Come scrisse la partigiana che si firmò “Paggetto” dalla prigione di Pavullo nel novembre del ‘44: “Ho sentito il richiamo della Patria per la quale ho combattuto, ora sono qui … fra poco non sarò più, muoio sicura di aver fatto quanto mi era possibile affinché la libertà trionfasse.”

Armati solo delle nostre idee” – scrive il poeta Bino Rebellato, i suoi versi raccolti nella piccola antologia curata da Giovanni Tesio per Interlinea; 25 poesie per il 25 aprile. L’orrore della guerra è sempre presente, in tutta la sua bruttezza, mai nascosta dalla bellezza degli ideali. Così Corrado Govoni per un partigiano morto: “il lungo cappotto / indurito di brina è il suo sepolcro. / E la sua patria è l’erba”.  E Giovanni Arpino, per un civile ucciso: “Ricordo un uomo che non sapeva di politica, / pure morì lo stesso, bucato come una maglia vecchia”.

In questi mesi in cui torniamo a fare i conti con invasori e resistenti, e molti sembrano aver smarrito il senso profondo della lotta per la libertà, ricordiamo i versi di Giuseppe Ungaretti Per i morti della Resistenza: “Qui / Vivono per sempre / Gli occhi che furono chiusi alla luce / Perché tutti / Li avessero aperti / Per sempre /Alla luce”.

Viva il 25 aprile.

 

Roberto Campo

Articoli Correlati