Victor Jara e il canto della libertà
02.09.2023
“Ti ricordo, Amanda/nella strada bagnata/mentre correvi alla fabbrica/dove lavorava Manuel/Col tuo largo sorriso/la pioggia nei capelli/non t’importava niente/correvi a trovarti con lui, con lui, con lui/Che partì per la sierra/che mai fece male a nessuno/che partì per la sierra/e in cinque minuti fu trucidato/Suona la sirena/di nuovo al lavoro/Molti non tornarono/nemmeno Manuel”.
Sono i versi di una canzone, che racconta una storia d’amore e allo stesso tempo una tragedia, perché Manuel decide di unirsi al movimento rivoluzionario della Sierra, perdendo la vita appena cinque minuti dopo il suo arrivo. Non rivedrà più la sua Amanda, che incontrava ogni giorno durante il lavoro in fabbrica. “Te Recuerdo Amanda” è una canzone che parla dei sacrifici compiuti da chi sogna e combatte per un futuro migliore, fatto di giustizia sociale e libertà, per quell’America latina sofferente di problemi antichi legati a un passato di colonizzazione, guerre civili e regimi dittatoriali, a cui si aggiungono disuguaglianze sociali ed economiche insopportabili.
A scriverla fu Victor Jara, che è stato un cantautore, musicista, regista teatrale e poeta cileno.
Jara apparteneva alla corrente musicale della “Nueva cancion chilena”, che muove i primi passi intorno al 1968 e di cui facevano parte artisti come Isabel e Angel Parra, Rolando Alarcon, Patricio Manus. L’idea di fondo che li muoveva era quella di rifondare la canzone nazionale cilena attraverso una riappropriazione della “tradizione culturale autentica”, ispirata però da una ideologia politica di carattere sociale e progressista di stampo nazional-popolare.
Nel 1970, il movimento appoggia l’elezione a presidente della repubblica del Cile di Salvador Allende. Jara ne è tra i più attivi sostenitori, perché crede nella “via al socialismo” con metodi pacifici ed elettorali voluta fortemente dal neopresidente.
Quando quell’11 settembre del 1973 iniziava il golpe militare di Augusto Pinochet, che da lì a poco avrebbe dato vita a uno dei regimi più brutali della storia dell’America Latina, Victor Jara – che era stato nominato ambasciatore culturale del governo di Unità Popolare – si trovava all’Università Tecnica dello Stato dove insegnava (oggi Università di Santiago del Cile). La mattina aveva ascoltato le ultime parole alla radio di Allende mentre iniziava il colpo di stato, e volle passare la notte in facoltà con i suoi studenti e colleghi.
Il giorno dopo arrivarono anche lì i militari. Jara venne fatto prigioniero insieme a numerosi alunni e professori. Lo condussero allo Estadio Nacional de Chile, che era stato trasformato in campo di concentramento. In seguito, fu trasferito allo Estadio Chile e qui rimane prigioniero diversi giorni, venendo brutalmente torturato.
Molti altri cantanti appartenenti alla “Nueva cancion chilena” subirono le atroci conseguenze della dittatura: chi ucciso, chi imprigionato, chi costretto alla fuga, chi all’esilio. Quando iniziarono le operazioni militari con l’assalto al Palacio de La Moneda, gli Inti-Illimani fortunatamente sì trovavano a Roma e i Quilapayún a Parigi. Violeta e Angel Parra riuscirono a riparare in Francia. Osvaldo Rodríguez fuggi a Praga e Patricio Manns a Cuba.
La dittatura non risparmiò nessuno, tantomeno gli intellettuali. Iniziò l’apagón cultural, l’oscuramento culturale. Case discografiche chiuse insieme a tante emittenti radiofoniche. Distruzione in perfetto stile nazista di registrazioni di molti gruppi considerati sovversivi. Professori universitari allontanati dalle loro cattedre di folklore e musicologia. Addirittura, vietati generi musicali di presunto stampo politico progressista. Messi al bando come sovversivi strumenti musicali tipici andini, come la quena, il charango e il bombo. Senza contare gli oltre 3000 oppositori torturati e uccisi tra il 1973 e il 1980, tra cui anche Victor Jara, che morì il 16 settembre del 1973, pochi giorni dopo essere stato imprigionato. La versione ufficiale parla di 44 colpi di arma da fuoco inferti.
Anche se con ritardo, il 28 agosto scorso – a ormai cinquant’anni dal golpe di Pinochet – si è fatta giustizia di questo tremendo crimine. La Corte suprema cilena ha condannato in via definitiva sette militari dell’esercito per l’assassinio e il rapimento del musicista. Le pene, tra gli otto e i 25 anni, sono state inferte a Raul Joffré Gonzalez, Edwin Dimter Bianchi, Nelson Haase Mazzei, Ernesto Bethke e Juan Jara Quintana. Tra i condannati anche il possessore della pistola che ha ucciso Victor Jara, il generale (ma all’epoca dei fatti colonnello) Herman Chacon Soto. Soto, però, alla notizia della condanna, si è tolto la vita.
Dal novero dei colpevoli, manca ancora Pedro Barrietos, di cui si attende l’estradizione dagli USA, che nel mentre lo hanno privato della cittadinanza americana.
La salma di Jara fu esumata nel 2009, per essere seppellita con tutti gli onori davanti ad oltre 12.000 persone presenti a rendere omaggio al loro cantante per la libertà, che amava il suo paese come Amanda amava Manuel.
Nella foto la troupe Red Devils of Victor Jara si esibisce sulla sua tomba per rendergli omaggio.
Articoli Correlati
L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri

Categorie
I Più Letti
La quattordicesima mensilità (o tecnicamente “somma aggiuntiva”) è una prestazione che l’INPS eroga d’ufficio ogni anno, solitamente nel mese...
L’Estratto Conto Certificativo (ECOCERT/ECOMAR) è un documento che attesta i contributi che un lavoratore ha versato durante la sua...