Verso lo sciopero del 29 novembre

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28.11.2024

Un Sindacato serio, che svolge il proprio mestiere, non può accontentarsi che le condizioni delle persone non peggiorino, ma ne rivendica sempre il miglioramento.

Abbiamo proclamato uno sciopero generale perché siamo convinti che le condizioni reali del Paese abbiano bisogno di risposte concrete. Stop ai bonus, spazio agli interventi strutturali: basta con le soluzioni temporanee e inefficaci. È il momento di mettere in campo politiche strutturali che offrano risposte concrete e durature alle disuguaglianze sociali ed economiche.

Salari e Pensioni: Un Potere d’Acquisto da Recuperare

La manovra di bilancio non dà sufficienti risposte, intanto, ad un primo tema che riguarda i salari ed il potere d’acquisto. Il recupero della perdita del potere d’acquisto del 16% di salari e pensioni è una priorità. Dunque, tra i motivi c’è anzitutto la questione economica. E’ indispensabile intervenire per tutelare chi vive con appena 1000 euro al mese, dobbiamo restituire dignità alla vita delle persone e garantire un futuro sostenibile. Nel corso degli ultimi anni, con un’inflazione (da profitti) altissima, si è registrato un aumento del costo della vita e dei prezzi superiore all’aumento degli stipendi. Stipendi molto spesso fermi e rinnovi contrattuali bloccati. E malgrado l’inflazione sia più recentemente in calo, la maggior parte della perdita del potere d’acquisto accumulata in questi anni non è stata recuperata né si sono messe in campo misure in questa direzione.

L’unica risposta del Governo su questo tema è stata la conferma del taglio al cuneo fiscale (che è stata una nostra conquista essendo stato il motivo principale dello sciopero generale durante il Governo Draghi), che trattandosi di conferma non aggiunge soldi nella busta paga di gennaio ed anzi le nuove modalità del taglio del cuneo determineranno in diversi casi una perdita netta in busta paga rispetto all’anno scorso per tutti i lavoratori e le lavoratrici con un reddito lordo fino a 35.000€.

Peraltro, il decantato intervento in busta paga sul cuneo fiscale fatto dal Governo non è realmente strutturale come raccontano, ma ha una scadenza di soli 5 anni.

Il Contrasto alle Accuse di Estremismo Sindacale

A chi ci accusa di far politica, rispondiamo: è vero, facciamo politica sindacale, chiedendo il rinnovo dei contratti e il recupero del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni.

Qualche anno fa qualcuno dava la colpa ai sindacati per la mancata crescita dei salari, ma ora che stiamo facendo una battaglia per far recuperare la perdita del potere d’acquisto veniamo definiti estremisti e fondamentalisti. Evidentemente, c’è poco rispetto di lavoratori e lavoratrici, che il 29 rinunceranno liberamente e dolorosamente ad una giornata di stipendio.

Previdenza e Sanità: Settori da Rifondare

Le politiche in materia di previdenza, sanità, welfare e fisco non garantiscono un reale sostegno alle famiglie e non affrontano i problemi reali del precariato, della povertà lavorativa e delle diseguaglianze territoriali.

Sul capitolo delle pensioni non si è messo mano, come decantato nelle varie campagne elettorali, alla Legge Monti/Fornero attraverso una riforma delle pensioni più giusta. I pensionati sono esclusi dalla misura del taglio del cuneo fiscale e si tenga conto peraltro che i pensionati italiani sono tra i più tassati in Europa: il 30% in più degli altri Paesi. Ed è assolutamente insufficiente, finanche imbarazzante, la rivalutazione delle pensioni, con la beffa di un aumento di soli 3 euro al mese per le minime.

Vediamo quotidianamente una Sanità allo sfascio, con uno Stato Sociale messo in discussione nei suoi fondamenti universalistici. Un dato su tutti: l’anno scorso 2 milioni e mezzo di persone hanno rinunciato a curarsi per motivi economici. Le famiglie hanno speso 4 miliardi per potersi curare e 1 milione di persone si sono spostate da Sud a Nord per assicurarsi trattamenti sanitari.

Come possiamo ritenerci soddisfatti del sistema sanitario italiano? È vero che il Governo ha messo più risorse in termini assoluti, ma gli investimenti sulla Sanità pubblica si calcolano in rapporto al PIL e l’Italia su questo è agli ultimi posti, scendendo al 6,3%: pertanto si tratta di definanziamento, altro che investimento nel Servizio sanitario nazionale!

Le liste d’attesa al CUP sono infinite, mentre nelle stanze del potere si chiama direttamente il primario amico. Il Governo deve far diventare la tutela della vita uno strumento prioritario per le persone, perché chi ne paga le conseguenze sono loro.

Abbiamo gli infermieri e gli operatori sociosanitari meno pagati in Europa. Manca anche un piano strutturale di assunzioni. Formiamo i nostri medici e li consegniamo all’estero.

La sanità non è un’azienda: si occupa della vita delle persone!

Le Priorità Sindacali per il Futuro del Paese

Non è accettabile, ancora, che nella Manovra non ci siano soldi per fare nuovi contratti e assunzioni. 

Al Governo abbiamo proposto: detassazione degli aumenti contrattuali; detassazione della contrattazione di secondo livello, ma registriamo un Esecutivo che se stanzia per il rinnovo dei contratti della Pubblica amministrazione 5 miliardi di euro, sul tavolo ne fa rimanere realmente solo 700 milioni! In sostanza, i rinnovi contrattuali per il pubblico impiego coprono appena 1/3 dell’inflazione.

Sulle politiche fiscali, poi, registriamo scelte che riducono la progressività e che, attraverso condoni e concordati, favoriscono gli evasori; la flat tax non è adeguata, perché favorisce solo alcune categorie di contribuenti.

Sul fisco, dove prendere le risorse per finanziare le nostre richieste, rimaniamo dell’opinione che era necessario applicare un’extra tassa sugli extraprofitti alle banche, alle Big Pharma e alle grandi aziende che si occupano di energia, che hanno speculato sulla vita delle persone durante la pandemia. L’extratassa alle banche applicata in manovra è semplicemente un prestito che verrà restituito entro due anni. Non ci prendano in giro!

Altra priorità, è quella riguardante la sicurezza sul lavoro. Su questo solo chiacchiere da parte del Governo, con il fallimento quasi dichiarato della patente a crediti. Nulla di quanto invece da noi proposto è stato preso in considerazione. Le stragi continuano ma non c’è ancora un solo euro investito.

Continuano a dare numeri roboanti, come l’aumento dell’occupazione. Ma quale occupazione? Basta sbirciare i dati delle attivazioni INPS che evidenziano l’elevata percentuale di lavoro precario. E noi su questo punto stiamo girando l’Italia per parlare di fantasmi, i protagonisti del lavoro sommerso, del lavoro nero e del lavoro precario, che non possono godere dei principali diritti di cittadinanza e che non possono beneficiare delle minime condizioni per progettare la propria vita.

E senza contare i soliti dannosi tagli ai servizi pubblici, all’Istruzione, al Trasporto pubblico, ed agli Enti locali.

Quali sono le scelte rispetto al problema della transizione ecologica? Mancano completamente le politiche industriali, assenza decisiva che si somma ai ritardi nell’attuazione del PNRR al vuoto di strategia per il Mezzogiorno, all’attacco alla libertà di manifestare il dissenso con il Disegno di Legge Sicurezza.

Una Giornata per Farsi Sentire

Le aziende intanto chiudono. Lavoratori della chimica, metalmeccanici, dei trasporti, del pubblico impiego sono scesi in piazza per esprimere tutta la loro sofferenza e il Governo ci racconta tutt’altra storia!

Allora, speriamo che quella del 29 novembre, sia una giornata storica per le nostre bandiere e per dare una risposta che il Governo non potrà ignorare.

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