Veronese: “Calano le attivazioni dei rapporti di lavoro stabili”

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24.05.2024

 

Ben venga un saldo attivo tra attivazioni/trasformazioni e cessazioni nei primi due mesi dell’anno in corso, ma resta il fatto che le aziende hanno attivato meno rapporti di lavoro a tempo indeterminato e in apprendistato rispetto al I bimestre 2022 e 2023, con il risultato che 74 nuovi rapporti di lavoro accesi ogni 100 sono temporanei. E non siamo solo in presenza di un calo numerico di attivazioni con rapporti di lavoro stabili, che già di per sé è una criticità, ma anche di incidenza rispetto al totale dei rapporti attivati.

I dati dell’Inps parlano chiaro: se nel I bimestre 2022 il tempo indeterminato assorbiva il 22,7% delle nuove attivazioni e nel 2023 il 22,5%, nel 2024 si scende al 22%. Stesso andamento si registra per le nuove attivazioni in apprendistato, che assorbono solamente il 4,4% del totale dei rapporti attivati nel I bimestre 2024 (nel I bimestre 2023 la percentuale era del 4,8% e nello stesso periodo del 2022 del 4,9%), confermando oltretutto il preoccupante primato di contratto con il più basso numero di attivazioni. Parliamo tutti indistintamente dell’importanza della formazione e di incentivare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, per poi registrare uno scarso utilizzo dell’unico strumento contrattuale che unisce formazione e lavoro: l’apprendistato.

È un controsenso. Il nostro mercato del lavoro deve orientarsi sempre di più verso tipologie contrattuali stabili: quelle che consentono alle lavoratrici e ai lavoratori di formarsi, anche sul primario tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, e di riqualificarsi; quelle che consentono di accendere un mutuo; quelle che permettono di accedere a una pensione dignitosa. Occorre investire sulla qualità e sicurezza del lavoro, contrastando la precarietà lavorativa.

Roma, 24 maggio 2024

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