Veronese: “Anche su emergenza caldo, incontro tardivo e inconcludente”
20.06.2024
“Siamo di nuovo punto e a capo: in ritardo costante sui temi di salute e sicurezza e con Associazioni datoriali che nascondono la testa sotto la sabbia, mentre le lavoratrici e i lavoratori esposti alle alte temperature rischiano la vita. Anche sul caldo, incontro tardivo e inconcludente, quello di oggi al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali”. È quanto ha dichiarato la Segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese.
“Da almeno 3 mesi, in tutti i tavoli con il Ministero del Lavoro, anche in quelli tecnici, la Uil ha chiesto di convocare il tavolo “emergenza caldo”. Siamo al 20 giugno e le alte temperature sono già esplose in gran parte d’Italia. Il Ministero – ha precisato Veronese – ha riproposto il protocollo dell’anno scorso, che le parti datoriali non volevano e non vogliono sottoscrivere neppure oggi. Nulla di nuovo quindi, purtroppo”.
“E invece noi – ha sottolineato Veronese – come un anno fa, ribadiamo che l’unica efficace è proprio una risposta sistemica. Innanzitutto, perché dobbiamo andare oltre la logica dei settori, che limita il perimetro alle persone che lavorano nell’agricoltura e nell’edilizia: e i postini? E i rider? E tutti coloro che lavorano nella ristorazione, dove quasi mai esiste la climatizzazione nelle cucine? Serve una base comune, che deve essere chiara e cogente; poi, le categorie possono sottoscrivere protocolli specifici di settore, per realizzare ulteriori passi avanti”.
“La Uil ha chiesto di rendere strutturale la possibilità di accesso agli ammortizzatori sociali per i settori interessati, anche per le lavoratrici e i lavoratori stagionali, in particolare per l’agricoltura. Inoltre, qualora non si modifichino gli orari di lavoro o l’organizzazione del lavoro per proteggere lavoratrici e lavoratori, riteniamo che si debba obbligatoriamente porre il personale dipendente in ammortizzatore sociale, al raggiungimento della temperatura massima effettiva o percepita già prevista: su questo punto chiediamo che ci sia un automatismo. Per noi – ha rimarcato la sindacalista della Uil – il protocollo è un punto di partenza, per rendere effettivi gli obblighi che già hanno i datori di lavoro, gli Rspp, i medici competenti con la sorveglianza sanitaria, ma spesso sono norme disapplicate. E spesso non vengono consegnati i Dpi minimi, dall’acqua alla crema solare”.
“Proprio nell’ottica di un fenomeno sistemico e non emergenziale, la Uil chiede di identificare i decessi o gli infortuni sul lavoro dovuti al caldo non come semplici malori. Occorre, inoltre, individuare i lavoratori fragili, particolarmente a rischio a causa delle alte temperature, per i quali è necessario garantire una protezione simile a quella predisposta durante la pandemia da Covid-19. Un anno fa le parti datoriali hanno fatto naufragare la proposta di protocollo, oggi siamo ritornati alla casella del via. La nostra posizione – ha concluso Veronese – non si è mossa di un millimetro e non intendiamo firmare per meno. Il nostro messaggio è chiaro: non può essere lasciata al datore di lavoro la decisione se tutelare o meno i propri lavoratori”.
Roma, 20 giugno 2024
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