Un ponte tra università e lavoro

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11.05.2022

 Il pensiero diffuso su un generico studente universitario è quello che debba sempre essere al passo con i tempi e gli obiettivi prestabiliti dagli standard della società. Altrimenti subisce lo stigma del “fallito” o del mediocre di turno. Fin da quando si è bambini la vita ci appare già predefinita. Una volta conclusi gli studi secondari, il percorso obbligato prevede la scelta di un’università che ti possa permettere un alto tenore di vita indipendentemente da quelle che possono essere le passioni o gli interessi.

Si viene catapultati all’età di diciotto anni nel mondo universitario completamente ignari sul come affrontarlo. Il mondo accademico è paragonabile ad una gabbia di leoni dove non sono ammessi cedimenti di alcun tipo, tantomeno ripensamenti. Un’eventuale deviazione di percorso comporterebbe uno slittamento sulla tabella di marcia. Allo stesso tempo, se rispettata, non si hanno mai i requisiti minimi richiesti dall’attuale mondo del lavoro ovvero i famosi “anni di esperienza”.

UNIVERSITÀ: COSA SUCCEDE DOPO

Il massimo dell’offerta durante il percorso di studi sono dei tirocini non retribuiti dove tendenzialmente le mansioni non rispecchiano il percorso di studi che si sta intraprendendo. Una volta terminati gli studi la situazione non migliora! Si passa da un tirocinio ad uno stage che varia nella durata da sei mesi a un anno in cui comunque non si riesce ad essere economicamente indipendenti nei riguardi della famiglia.

Nell’ottica di considerare i giovani come il futuro e come coloro che prenderanno le redini di questo Paese, sarebbe auspicabile notare un cambio di passo tra la vecchia e la nuova generazione.

Una migliore collaborazione fra il mondo accademico e quello del lavoro potrebbe portare ad una formazione più completa dello studente. Si otterrebbero così persone più formate e consapevoli delle proprie capacità.

Ma nonostante tutto questo: Ce la faremo tutti!

 

Rachele Guidi e Anita Dallepiane

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