Un anno fa, il sindacato delle persone

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13.10.2023

È trascorso un anno da quando la UIL ha celebrato il suo XVIII Congresso a Bologna, nei giorni 13-14-15 dell’Ottobre 2022. Un congresso significativo per le analisi e le proposte dibattute, ma anche ricco sul piano simbolico e della rappresentazione dei valori di riferimento. Un’organizzazione cresciuta, in adesioni, responsabilità, consapevolezza.

Il nuovo distintivo, un piccolo cerchio azzurro, senza scritte, senza acronimi: essenziale, e riconoscibile. La nuova bandiera, in cui il motto “il sindacato dei cittadini” viene cambiato in “il sindacato delle persone”. Non una semplice sostituzione, ma un obiettivo di allargamento della rappresentanza. Un’innovazione, ma anche una nuova tappa nel solco di una tradizione, che ha visto il sindacato passare dall’essere un’organizzazione essenzialmente di lavoratori qualificati, al tempo delle società di mutuo soccorso, delle leghe di resistenza e delle federazioni di mestiere, all’accoglimento nelle organizzazioni sindacali anche dei non qualificati, con il grande sciopero del porto di Londra del 1889 come evento emblematico dell’apertura del sindacato a tutti i lavoratori, qualificati e no.

Far funzionare l’Italia

La UIL, sindacato dei lavoratori, assunse la denominazione di sindacato dei cittadini con il X Congresso tenutosi a Venezia nel 1989. Uno sbocco appropriato per un ventennio di sindacalismo confederale che dall’Autunno Caldo aveva praticato, oltre alle tradizionali lotte contrattuali, quelle per le riforme, a cominciare dallo sciopero generale per la casa di fine 1969. Un altro spunto che pesò nella scelta di adottare il titolo di sindacato dei cittadini fu la consapevolezza della crescente importanza per i lavoratori della condizione economica e sociale esterna al posto di lavoro, che investiva, appunto, la dimensione civica, a fianco a quella del lavoro. Era, infine, sempre più evidente la crisi del Paese, e il sindacato dei cittadini fu un modo di impegnare la UIL nell’obiettivo di “far funzionare l’Italia”, come recitava una bella serie di manifesti congressuali dedicati alle grandi criticità nazionali. Gli eventi successivi confermarono la validità di quell’impostazione riformista, che portò il sindacato ad assicurare con la concertazione triangolare governo-sindacati-imprenditori la supplenza alla classe politica crollata nel 1992 proprio nel momento in cui si dovevano correggere le gravi sfasature in materia di deficit, debito e inflazione rispetto a quanto previsto dal Trattato di Maastricht.

La UIL vuole essere un soggetto di ricomposizione sociale

Da allora, la società si è ulteriormente frantumata, con troppi che restano fuori da una rappresentanza concepita all’insegna del lavoro e della cittadinanza, molti dei quali sono giovani che è inconcepibile emarginare. Da qui l’esigenza di aprire ulteriormente l’organizzazione confederale anche a coloro che non possono esibire altro titolo che l’essere persone. La UIL vuole essere un soggetto di ricomposizione sociale. È stato un momento alto ed emozionante del XVIII Congresso quello in cui il Segretario Generale della UIL, Pierpaolo Bombardieri, ha chiamato i suoi predecessori viventi, Giorgio Benvenuto, Luigi Angeletti e Carmelo Barbagallo, a presentare insieme a lui alla platea dei delegati la nuova bandiera.

È come se la proposta non fosse solo legittimamente venuta dal leader della UIL in carica, ma da tutta la comunità UIL di oggi e di ieri. Il tema della persona è significativo non solo come allargamento della rappresentanza, ma anche per reagire alla svalorizzazione della vita umana cui assistiamo con gli esiti spesso tragici che falciano immigrati e profughi e con lo spaventoso regresso che la guerra d’invasione russa contro l’Ucraina sta provocando, calpestando diritti umani e diritto internazionale. Il sindacato confederale si apre a uomini e donne di buona volontà, uno dei pochi luoghi oggi esistenti per reagire all’irrilevanza e alla barbarie e provare ad essere una forza positiva di cambiamento, riduzione delle diseguaglianze e nuovo umanesimo.

Roberto Campo

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