Trasporto pubblico: sempre più aggressioni

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28.02.2024

In Italia nel 2022, solo nel settore ferroviario, la Polizia ha raccolto 355 denunce relative ad aggressioni fisiche ai danni dei lavoratori, in pratica quasi 1 al giorno. Violenze, commesse in genere da giovani tra i 19 e i 30 anni, che vedono nel 66% dei casi come vittima una lavoratrice.

Si tratta di una situazione intollerabile, che il sindacato denuncia ormai da anni e su cui bisogna intervenire subito.

Nei settori del trasporto ferroviario e del TPL è stato siglato a marzo del 2022 un protocollo con i Ministeri dei Trasporti e dell’Interno, che prevede tra le altre cose l’attivazione di un confronto con la rappresentanza delle case costruttrici per realizzare mezzi sempre più sicuri attraverso l’integrazione di dispositivi tecnologici e soluzioni tecniche e mediante l’isolamento del posto di guida con cabine protette; l’impegno a favorire convenzioni per garantire più presenza a bordo del personale di polizia su tratte definite a rischio aggressioni al personale e canali dedicati al personale per ricorrere in maniera più celere alla chiamata di soccorsi; la valutazione di specifici moduli formativi del personale di front line per prevenire e gestire forme di conflittualità; l’individuazione di percorsi di reinserimento lavorativo per i lavoratori vittime di forme particolarmente gravi di aggressioni e violenze; la necessità di potenziare le misure di supporto legale e psicologico ai lavoratori colpiti dal fenomeno.

Un protocollo per la sicurezza

Il protocollo individua inoltre nell’ Osservatorio nazionale per la promozione del trasporto pubblico locale e regionale la sede tecnica di un confronto nazionale, a cui prendono parte rappresentanti dei ministeri, delle organizzazioni sindacali, delle associazioni datoriali per raccogliere dati e monitorare il fenomeno delle aggressioni, per individuare strumenti e accorgimenti di carattere tecnico-organizzativi come la protezione del posto guida, maggiori presidi di stazioni, treni, terminal bus e fermate, finalizzati a migliorare ulteriormente l’incolumità di lavoratori e dei viaggiatori ed anche specifici contributi per elaborare linee guida come punto di riferimento per dirigenti e lavoratori. Inoltre, la sede di confronto può contribuire all’aggiornamento della normativa di polizia, a partire dall”estensione del cosiddetto Daspo a quanti hanno manifestato condotte aggressive nei confronti del personale addetto al trasporto pubblico.

Azioni concrete che davvero possono migliorare e rendere più sicuro il lavoro, ma ancora dopo due anni il protocollo rimane chiuso in un cassetto e non si è registrato alcun intervento a tutela del personale da parte dei datori di lavoro e neanche da parte del legislatore con specifici provvedimenti indirizzati a prevenire e scoraggiare le aggressioni al personale dei mezzi pubblici.

Lavoratrici e lavoratori abbandonati

I lavoratori del trasporto pubblico locale e ferroviario sono quotidianamente lasciati soli dalle istituzioni e esposti al rischio di aggressioni senza strumenti di garanzia per la loro incolumità.

Servono misure di contrasto a questo fenomeno a partire dai sistemi di video sorveglianza nelle stazioni e a bordo dei mezzi. Serve un maggior supporto delle forze dell’ordine e degli enti pubblici e serve soprattutto inasprire le pene nei confronti degli aggressori.

La salvaguardia e la tutela dei lavoratori è fondamentale in ogni ambito e lo è ancora di più se riguarda un servizio di pubblica utilità, eppure negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria escalation di violenze e aggressioni sia fisiche che verbali, ai danni del personale in servizio.

I giovani non vogliono più fare questo lavoro

Il rilancio del trasporto collettivo passa inevitabilmente da una maggiore sicurezza del servizio, sia per gli utenti che per i lavoratori. Il fenomeno va affrontato da due diversi punti di vista che si intersecano tra loro. Prima di tutto dobbiamo registrare il fatto che la maggior parte delle aggressioni si verificano lontano dalle ore di punta; le stazioni, le fermate, i vagoni e gli autobus sono in generale più sicuri se frequentati e quindi è necessario riportare le persone sui mezzi pubblici, con adeguate politiche di settore che vadano ad affrontare anche indirettamente il fenomeno. Allo stesso tempo bisogna valutare il fatto che sempre meno giovani si avvicinano alla professione di autista perché mal pagati e con carichi di lavoro sempre più importanti oltre al rischio di aggressioni quotidiane, è necessario quindi che l’attrattività del settore passi in primis per una valorizzazione del lavoro e per il giusto riconoscimento di una giusta retribuzione che rifletta anche professionalità, responsabilità e rischi di chi opera nel trasporto pubblico.

In un anno cruciale come quello che stiamo vivendo, in cui si sta lavorando al rinnovo di numerosi contratti, tra cui quello del trasporto pubblico locale, la sicurezza del personale deve rimanere un tema centrale del dibattito per fare in modo che si arrivi ad una piena applicazione delle norme e disposizioni già previste, ma anche alla promozione di nuove soluzioni concrete per arginare questo fenomeno in crescita e indegno per un paese civile.

Ufficio Comunicazione Uil Trasporti Nazionale

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