La teoria del complotto “love jihad” che piace ai nazionalisti Indù, ma che scatena il caos con il film “The Kerala Story”.

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27.05.2023

Gli innamorati in India fuggono dalle leggi che vietano la conversione nell’ambito del matrimonio. I conservatori indù, quelli dal pugno di ferro, hanno definito “love jihad” una teoria del complotto che accusa gli uomini musulmani di blandire le donne indù per costringerle alla conversione all’Islam. 

L’Islam ha circa 200 milioni di seguaci in India ed è la più grande minoranza nel Paese, nonché una delle più grandi comunità musulmane del mondo. 

Chi critica il governo nazionalista indù lo fa accusando di accrescere una teoria infondata per consolidare i voti indù in tutta l’India e diffondere l’avversione per i musulmani.

In questo impegnativo contesto un film – “The Kerala Story” – ha fatto deflagrare gli umori già agitati degli indiani grazie a una storia di fantasia che insegue un tantino le teorie della “love jihad”. 

The Kerala Story

La trama racconta di un gruppo di giovani donne del Kerala costrette a convertirsi all’Islam e ad unirsi allo Stato islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS). 

Tutti elementi incandescenti che fanno della pellicola di Sudipto Sen, prodotto da  Vipul Amrutlal Shah, un vero e proprio caso costato scontri con un morto e un bel po’ di feriti. 

La città dove ci sono stati più scontri è Akola, nello stato di Maharashtra: qui una persona è morta durante la guerriglia tra favorevoli e contrari al film. Sono state arrestate oltre cento persone ed è stata tolta la connessione a internet in alcune zone della città per evitare che venissero organizzate nuove rivolte. 

Perché il film è stato vietato?

Nello stato del Tamil Nadu i cinema hanno ritirato The Kerala Story e nel Bengala Occidentale il film è stato vietato per poi venire riammesso da una sentenza della Corte Suprema. Il motivo per cui la pellicola è stata aspramente criticata da una parte della popolazione è perché sembrerebbe orientata a suscitare un sentimento di odio nei confronti delle persone di religione musulmana. 

I commenti dei politici sul film

Narendra Modi, primo ministro dell’India, alla guida del partito nazionalista Bharatiya Janata Party (BJP), già in passato aveva preso posizioni discutibili contro la comunità islamica indiana. 

Ovviamente il primo ministro ha magnificato il film puntando il dito su una nuova forma di terrorismo. Altri politici del BJP, ad esempio il primo ministro dell’Assam, uno stato a nord-est dell’India, ha twittato a sostegno della pellicola: “Tutti dovrebbero vederlo con le proprie figlie”. 

Invece, il primo ministro del Kerala del Partito Comunista ha definito The Kerala Story un prodotto di propaganda del Sangh Parivar, un’associazione che riunisce tutte le organizzazioni nazionaliste di destra del paese. 

Nella realtà la teoria, secondo la quale negli ultimi anni decine di migliaia di donne sarebbero state sedotte e costrette da militanti dell’ISIS a convertirsi all’Islam, non è stata affatto confermata dai dati. 

Non un caso isolato

Tra l’altro, la vicenda di The Kerala Story non è un caso isolato. Dal 2014, da quando Modi è a capo del governo, a Bollywood, l’industria del cinema popolare, è sempre più difficile raccontare storie che non si adeguino al mondo dei nazionalisti indù.  

Non so se c’entri qualcosa con l’intolleranza indù verso le altre religioni, ma da diversi giorni nello stato del Manipur – guarda un po’ – si sono verificati scontri violentissimi durante la marcia di solidarietà tribale. Il conto è di 17 cristiani uccisi e più di 100 chiese date alle fiamme. Diecimila persone sono state sfollate e sono alla ricerca di un rifugio sicuro. Chissà quanti giovani innamorati sono stati accusati “love in the time of the crusades”.

Giada Campus, Ufficio Stampa Uil Liguria

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