Giornata Internazionale di Commemorazione delle vittime del terrorismo
21.08.2022
La Giornata Internazionale di Commemorazione e Omaggio alle Vittime del Terrorismo del 21 agosto ha respiro mondiale, ma l’Italia vi partecipa con una storia particolarmente tragica per il tributo di sangue e per l’impatto sulla sua storia, tanto che se pure non vi fosse una giornata mondiale, l’Italia avrebbe avuto comunque motivo di istituirne una propria.
Il terrorismo in Italia ha cercato di far deragliare la storia nazionale. Nel solo 1977, furono quarantadue i carabinieri e gli agenti di polizia uccisi dai terroristi. Fra il 1969 ed il 1982, si contarono 351 morti per atti di violenza politica. L’apice del terrorismo “rosso” fu segnato dal rapimento e assassinio di Aldo Moro (1978).
In parallelo, agiva l’eversione “nera” della destra stragista, che coinvolgeva anche apparati dello Stato, e il cui primo atto fu la bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, il 12 dicembre 1969, che uccise 17 persone e ne ferì 88. La lotta al terrorismo ebbe per campo di battaglia anche le fabbriche, in cui le Brigate Rosse avevano costruito punti di riferimento.
Il sindacato fu decisivo nell’arginare e sconfiggere il fenomeno.
Sin dal grande movimento del ’69, l’Autunno Caldo, il sindacato si propose di sindacalizzare la protesta, di darle un’organizzazione, anche cambiando la propria; creare istituzioni, come i delegati nei luoghi di lavoro; individuare obiettivi concreti.
I terroristi sapevano che il riformismo politico e sindacale era il suo nemico più temibile. L’uccisione il 24 gennaio 1979 da parte dei brigatisti dell’operaio dell’Italsider di Genova Guido Rossa che aveva denunciato un militante delle BR segnò un ulteriore salto nell’impegno di CGIL, CISL, UIL contro la violenza politica, l’eversione, l’illegalità di massa predicata dai terroristi.
Tra le vittime del terrorismo, spiccano i nomi di studiosi del diritto, e in particolare di giuslavoristi, a diverso titolo impegnati nel costruire proposte per una politica progressista di tutela dei lavoratori in un mondo soggetto a grandi mutamenti e per una riforma del mercato del lavoro che tenesse conto dei cambiamenti, ma salvaguardando il ruolo del sindacato.
Gino Giugni, “gambizzato” il 3 maggio 1983; Ezio Tarantelli, ucciso il 27 marzo 1985; Massimo D’Antona, ucciso il 20 maggio 1999; Marco Biagi, ucciso il 19 marzo 2002. Marina Orlandi, la vedova di Marco Biagi, ha ricordato come il marito pagò il ruolo di Consigliere del Ministro del Lavoro Roberto Maroni e del Presidente della Commissione Europea Romano Prodi – nonché come membro della Commissione che studiava la riforma del mercato del lavoro.
La Repubblica Italiana ha saputo sconfiggere gli opposti estremismi e il terrorismo nero e rosso.
Ma la violenza politica ha lasciato segni e ha ritardato l’approdo del sistema politico italiano e della società nazionale a una competizione tra avversari non vissuta come una guerra tra nemici. L’eversione rossa e nera sono state in più occasioni utilizzate dalle forze che non volevano il consolidarsi della democrazia in Italia.
Nel caso del terrorismo neo-fascista, la reazione era mirata contro il forte sviluppo del movimento operaio e l’andare a sinistra della società italiana. Nel caso del terrorismo brigatista, un passaggio decisivo per la sua sconfitta è stato il riconoscerne la vera natura: non si trattava di estremismo “sedicente” rosso, un fenomeno di destra mascherato da sinistra, come inizialmente sostenne la sinistra ufficiale, e soprattutto il PCI, ma di parte dell’albo di famiglia della sinistra comunista, come riconobbe Rossana Rossanda.
Passato l’inferno degli Anni di Piombo, resta la condanna più ferma dell’uso politico della violenza e il ricordo delle vittime, che deve essere all’insegna del mai più consentire derive da guerra civile quali quelle vissute dall’Italia in quegli anni.
Roberto Campo
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