Stellantis fra transizione all’elettrico e shortage di materiali
11.07.2022
Il settore dell’automotive, e Stellantis in particolare, sembrano trovarsi al centro di una tempesta perfetta. Almeno tre ordini di ragioni rendono, difatti, difficile nel presente e pericolosa nel futuro la situazione degli stabilimenti italiani.
AUTOMOTIVE E UNIONE EUROPEA
Innanzitutto, a orientare le dinamiche è la scelta dell’Unione Europea di passare progressivamente dal motore endotermico a quello elettrico. Ciò comporta una perdita di posti di lavoro stimata almeno del 30% e con un cambiamento strutturale della filiera che metterà a dura prova la competitività italiana tradizionalmente fondata proprio sulle lavorazioni meccaniche. In tale contesto, in linea di principio comune a tutti gli Stati europei, si innesta una dinamica specifica del nostro paese. Vale a dire la delicata integrazione fra Fiat Chrysler Automobiles e Peugeot nella nuova Stellantis, frutto di una fusione tecnicamente paritaria, ma nei fatti a trazione francese.
Infine, a interferire pesantemente con la continuità della produzione è intervenuta una problematica apparentemente contingente: la carenza di approvvigionamenti ed in particolare di microchip. Gli ultimi drammatici eventi geopolitici potrebbero prolungare ed esacerbare la situazione nei prossimi anni.
STELLANTIS: LE CONSEGUENZE, IL CROLLO OCCUPAZIONALE
Alla luce di tutto ciò possiamo realisticamente affermare che nel migliore dei casi nell’arco di alcuni anni dovremo affrontare un pesante contraccolpo occupazionale. Cosa che porterà l’organico di Stellantis in Italia dagli attuali 49.000 dipendenti a livelli più modesti e compatibili con la nuova tecnologia dell’elettrico. Nel peggiore dei casi, invece, saremo chiamati a batterci per la stessa sopravvivenza della nostra industria.
Ma, fortunatamente, esistono anche dei punti di forza. Uno dei quali è l’apparente prontezza di Stellantis ad aggredire il mercato dell’elettrico. Tanto che la multinazionale ha dichiarato di voler anticipare di cinque anni i tempi dettati dalla UE, dotandosi di una gamma esclusivamente elettrica in Europa già nel 2030.
Pare anche che la nuova Dirigenza francese sia interessata a rendere più competitive le fabbriche italiane e ciò indirettamente comproverebbe la loro dichiarata intenzione di non procedere ad alcuna chiusura. Questo purché il mercato europeo dell’auto resti sugli attuali volumi di vendita e non venga strutturalmente ridimensionato dal passaggio all’elettrico o da altre dinamiche recessive. Analogamente Stellantis si è mostrata disponibile ad un sia pur difficile confronto col sindacato. Per lo meno nella misura in cui ha accettato di rendere i piani di trasformazione di alcune unità produttive oggetto di accordi formali.
LA STRATEGIA SINDACALE
Facendo leva su questi elementi come Uilm dobbiamo implementare una strategia sindacale. Non solo volta a scongiurare il rischio di esuberi nell’immediato, ma che garantisca missioni produttive di lungo periodo a tutti gli stabilimenti. In verità, abbiamo provocato la discussione subito dopo la fusione coi Francesi. Senza lasciarci fuorviare dai soliti entusiasmi esterofili, nel tentativo di anticipare i problemi prima che divenissero insolubili. Alcuni accordi importanti li abbiamo già ottenuti, altri sono in discussione, altri ancora dovremo provare a farli maturare nel futuro più o meno prossimo.
Abbiamo raggiunto accordi a Melfi e a Mirafiori che, a fronte di un abbattimento dei costi fissi, hanno assicurato una missione produttiva di lungo periodo con l’arrivo di modelli prima ibridi poi full electric. Poi abbiamo stipulato un contratto di espansione presso gli enti direzionali e di staff, che da una parte ha favorito i prepensionamenti e dall’altra ha definito percorsi formativi nonché assunzioni di nuove figure.
Abbiamo stipulato accordi di uscite volontarie e incentivate, il più recente e importante dei quali, siglato pochi giorni fa, stabilisce per un massimo di 1.820 persone percorsi di prepensionamento con quattro anni di anticipo, incentivi variabili fino a 75.000 euro e tentativi di ricollocazione attiva per impiegati e quadri. Abbiamo aperto un tavolo presso il Ministero dello Sviluppo economico per provare a responsabilizzare il Governo verso una multinazionale che nel proprio azionariato ha lo Stato francese e per rivendicare azioni di sostegno alla transizione elettrica, a beneficio non solo di Stellantis, ma dell’intera filiera produttiva.
LE PROSSIME SFIDE
Per quanto riguarda le prossime sfide, possiamo enumerarne almeno quattro. È già partito il confronto sulla riconversione dello stabilimento di Termoli da fabbrica di motori in fabbrica di batterie. Una riconversione che abbiamo fortemente caldeggiato ma che pone ora delicati problemi di tutela del personale. È in corso il lancio della Grecale a Cassino e della Tonale a Pomigliano. In questo caso, il nostro compito sarà vigilare che la riduzione dei costi non infici, lì come altrove, i livelli di sicurezza e salute sul lavoro garantiti dalla nostra specifica contrattazione sindacale. Rivendichiamo soluzioni concrete per tutte quelle realtà che per loro natura devono essere riconvertite col passaggio all’elettrico, a iniziare dalla Teksid e dalle fabbriche di meccanica di Torino e di Bologna.
Chiediamo al Governo di varare sostegni agli investimenti e ammortizzatori sociali in modifica del famigerato jobs act. In modo da supportare i processi di riconversione industriale in tutta la filiera automotive.
Sullo sfondo si pone infine il rinnovo del CCSL, meglio noto come contratto Fiat. Questo si applica a Stellantis, CNHI, Iveco, Ferrari e Marelli e che scadrà a fine anno. Formalmente si tratta di una trattativa slegata delle vertenze industriali e in effetti concentreremo i nostri sforzi per chiedere un integrale recupero del potere di acquisto. Ma le vicende contrattuali e industriali sono sempre intimamente connesse e possiamo solo sperare che in autunno l’Europa e l’Italia abbiano accesso alle forniture di semilavorati, materie prime ed energia che sono indispensabili per la continuità industriale e per il mantenimento di livelli di vita dignitosi.
UILM
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