Squali vicino alle coste italiane: le cause di un fenomeno sempre più frequente

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03.08.2023

Se, tempo fa, l’avvistamento di squali era tipico solo di latitudini piuttosto distanti dalla nostra, oggi nemmeno il mare italiano può dirsene esente. Infatti, come dimostrato dai numerosi episodi già registrati dall’inizio della stagione calda in prossimità delle coste della Penisola, è divenuta molto meno rara che in passato la possibilità di incontrare uno squalo al largo e, in certi casi, anche vicino alla riva.

Esistono aree dove è più facile che avvengano tali incontri. Lo stretto di Messina, per esempio, è molto frequentato da questi predatori marini, a causa della temperatura dell’acqua e dell’offerta di cibo. Anche in Calabria, soprattutto nei pressi dell’Isola di Capo Rizzuto, sono state registrate parecchie rilevazioni di esemplari di varia grandezza; così come in Sardegna e in Puglia, nella zona del Salento, e sporadicamente, anche presso l’arcipelago campano. In nessun caso, tuttavia, si è verificato un attacco agli esseri umani.

50 specie di squali nel Mediterraneo

Nel Mediterraneo, bacino caratterizzato da un altissimo grado di biodiversità, è stata riconosciuta la presenza di quasi cinquanta specie di squali, tra cui il mako e la verdesca. Entrambe, peraltro, sono annoverate nella lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) come tipologie a rischio critico di estinzione (critically endangered) e ne è vietata la cattura.

La letteratura di settore, inoltre, riferisce di circa 50-100 avvistamenti annui, solo tra il 2020 e il 2022. Non esiste, però, alcuna evidenza scientifica che indichi un incremento stabile di questi animali nei nostri mari, né che questo sia connesso all’innalzamento della temperatura delle acque. Anzi, il numero degli avvistamenti è diminuito rispetto al periodo della pandemia di Covid-19, quando vi era stato un certo aumento, favorito dal minor disturbo antropico.

Allarmismo da Social Network e depauperamento delle risorse

Come segnalano gli esperti del Life Elife (il progetto cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma “Life”) –  le notizie sugli incontri ravvicinati con questi grandi predatori sarebbero incrementate per un motivo piuttosto semplice, vale a dire  l’aumentata possibilità di fotografare o di filmare specie marine comuni e non, grazie alla diffusione di tecnologie in grado di documentare in tempo reale ciò che succede intorno a noi e di condividerlo immediatamente tramite i social network con un’ampia platea di utenti.

Allo stesso tempo, l’avvicinamento via via più frequente di questi pesci alla riva appare legato anche alle attività di pesca industriale intensive, che stanno depauperando i fondali delle risorse alimentari di cui normalmente si nutrono gli squali. Questi ultimi, di conseguenza, non trovando più cibo sotto costa, si spingono sino alle spiagge o alle foci dei fiumi. Non solo: la pesca sportiva, sempre più in voga lungo le nostre coste, prevede che vengano calate in acqua delle esche e che si pasturi, attirando così l’attenzione degli stessi.

Solo 5 specie pericolose per l’uomo

Nel loro essere predatori all’apice della catena alimentare del mare, gli squali rivestono un ruolo fondamentale nella strutturazione e nel mantenimento degli equilibri degli ecosistemi marini, oltre ad esserne indicatori dello stato di salute. Essi non sono i mostri descritti da tanta filmografia, ma semplici pesci che, per sopravvivere, cacciano e si nutrono nel loro ambiente naturale. Delle circa 540 specie ad oggi conosciute, infatti, solo cinque sono potenzialmente pericolose per l’uomo. Ogni anno, mediamente, gli squali uccidono 8/10 persone in tutto il mondo, mentre l’essere umano abbatte, nello stesso periodo di tempo, una media 100 milioni di squali, soprattutto nella cruenta pratica dello shark finning (il taglio delle pinne per la produzione della shakfin soup, piatto molto diffuso nella cucina asiatica).

La presenza degli squali va quindi letta come un buon indicatore di biodiversità. Quest’ultima descrive collettivamente i miliardi di organismi viventi unici che abitano la Terra e le interazioni tra gli stessi. Tali organismi rappresentano un elemento essenziale della nostra vita, ma sono sotto continua minaccia. Le principali pressioni sulla biodiversità, infatti, sono i cambiamenti nell’uso del suolo, l’urbanizzazione selvaggia, lo sfruttamento diretto ed eccessivo delle risorse, i cambiamenti climatici, l’inquinamento e la diffusione di specie esotiche invasive. Il suo declino ha quindi conseguenze fondamentali per la società, l’economia e la salute umana.

L’importanza di conservare la biodiversità

La conservazione della biodiversità, per contro, è fondamentale non solo per il suo valore intrinseco, ma anche per la capacità di assicurare il corretto mantenimento degli ecosistemi, per il supporto nell’azione di contrasto e di adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici, oltre al contributo nel ridurre l’impatto dei disastri naturali.  Gli allarmi lanciati dalla comunità scientifica, anche circa la scomparsa di specie animali e vegetali, devono indurci ad una profonda riflessione.

Come abbiamo ribadito anche in occasione della recente Giornata Mondiale della Biodiversità quest’ultima va tutelata promuovendo soluzioni basate sulla natura, per aumentare la resilienza anche contro i cambiamenti climatici e gli eventi naturali violenti.

A questo scopo – alla luce dell’inserimento del principio di tutela dell’Ambiente nella Costituzione italiana (febbraio del 2022) – occorre mettere in campo azioni concrete, quali la redazione di una Strategia nazionale per la biodiversità adeguatamente finanziata e condivisa, l’individuazione di nuove aree protette e di zone di tutela, la designazione di interventi per migliorare la salvaguardia, la conservazione, la gestione e il monitoraggio della varietà biologica, un ripensamento della convivenza tra uomo e animali, nonché una riprogettazione in chiave sostenibile di molte attività antropiche. È necessario, infine, promuovere una maggiore responsabilizzazione collettiva e una rinnovata idea di sviluppo economico, basata sull’assioma della Sostenibilità. Solo agendo in questo modo, sarà possibile ottenere un duplice beneficio: gli investimenti creeranno nuova occupazione e il progresso tecnologico contribuirà a migliorare l’Ambiente.

La UIL, in questo contesto, continuerà a impegnarsi affinché si costruisca un futuro diverso, più attento alla tutela dell’ecosistema, svolgendo un’azione di vigilanza e di costante partecipazione, affinché siano garantiti la salvaguardia del Pianeta e la conservazione di tutte le specie che lo abitano, i diritti umani, il sostegno al Lavoro, la qualità dello stesso e della vita di ognuno.

Dipartimento Ambiente Uil

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