Una nuova stagione di tutele per i lavoratori dello sport

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Lo sport non è solo il palcoscenico ricco e dorato raccontato dai mass media. E’ anche sacrificio, difficoltà quotidiane di chi non vive tutti i giorni sotto le luci della ribalta come i campioni degli almanacchi, problemi e istanze che meritano attenzione da parte dello Stato.

Ecco perché la UIL è da sempre stata in prima linea per la riforma del lavoro sportivo, per riconoscere diritti, tutele e dignità a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici dello sport, senza discriminazioni di sorta.
Dal XVIII Congresso nazionale della UIL, a Bologna, risuonano le testimonianze di chi vive sulla propria pelle, ogni giorno, tale situazione, di chi insieme alla UIL si è battuto per i propri diritti.

“La riforma del lavoro sportivo – è l’opinione di Daniele Casadei, ex giocatore di pallacanestro e consigliere Giba – è un passo enorme in avanti verso un obiettivo di giustizia, lavorativa e sociale, per il mondo dello sport, per uomini e donne che svolgono un’attività professionista di fatto, ma non per la legge. Da oggi, insieme alla UIL, comincia un percorso nuovo per fare emergere lavoratori e lavoratrici finora relegate in una zona grigia priva di diritti e tutele”.

“Per anni ho giocato da professionista, girando l’Italia e il mondo, ma per lo Stato non lo sono mai stata. Basti pensare – racconta Taina Dos Santos, calciatrice italo-brasiliana del Città di Falconara – che quando il campionato di calcio a 5 si è fermato a causa Covid, non potendo tornare a casa, mi sono ritrovata senza alcun appiglio economico e normativo: per fortuna ho trovato lavoro in un’azienda agroalimentare, che mi ha permesso di vivere una bellissima esperienza”.

Emanuela Fiore, pallavolista del Volley Team Bologna e associata Aip, parla apertamente di “fatiche e rinunce non ripagate adeguatamente in termini di tutele, specialmente per noi atlete donne, prive dei diritti fondamentali che invece appartengono alle altre lavoratrici, a cominciare da quello alla maternità.

“Chiediamo – le fa eco Andrea Zappaterra, coach del Volley Team Bologna e associato Aip – che non ci siano atleti di serie A e di serie B, ma che ci sia un’uniformità di trattamento che riguardi l’aspetto previdenziale e contributivo. Ho lavorato per 23 anni, con contratti a tempo, spesso sotto ricatto della società di turno, costretto a sobbarcarmi le spese mediche e a tagliarmi lo stipendio in tempi di crisi, mosso solo dalla mia immensa passione per lo sport. Eppure, mi ritrovo con la casella Inps vuota.

In questo Paese, le politiche sportive, dedicate a un settore che genera economie, che porta benefici per la salute, che sostiene tante famiglie, non hanno mai avuto il peso che avrebbero meritato: è il momento di cambiare rotta e di mettere in sicurezza i suoi lavoratori”.

Gli ospiti dal mondo dello sport della prima giornata del XVIII Congresso nazionale della UIL

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