WOMEN POWER: Sono partita con uno 0 in italiano, oggi conquisto lo spazio.
22.04.2022
Al liceo non riuscivo a trovare bene i miei spazi, forse troppo ristretti per la mia personalità esuberante e per la grande esperienza di crescere in una casa multiculturale, senza barriere fisiche e mentali. Una casa sempre aperta a nuovi amici che venivano da ogni parte del mondo per studiare in Italia.
Mia madre che nella vita ha sempre lottato per i diritti delle donne, per l’integrazione, per l’uguaglianza a tutti i livelli, mi ha insegnato a non fermarmi mai e a volare sempre più in alto. Il mio lavoro, ora, è proprio quello di portare in alto la scienza e l’umanità tutta, fino allo spazio.
Quello zero in italiano ha, in qualche modo, spostato tutta la mia attenzione verso la matematica, la fisica e la scienza. Per questo dopo il liceo scientifico fatto a Roma ho deciso di intraprendere la carriera universitaria in ingegneria aerospaziale. Una facoltà molto chiusa e, diciamolo, molto “maschile”. Di donne eravamo pochissime. Tutte grandi menti geniali con cui ho avuto la fortuna di percorrere insieme il periodo universitario.
Eppure, Roma non mi bastava. La mia mente non ha mai avuto confini e non volevo iniziare a metterli. Sono partita con l’Erasmus presso l’Università di Tolosa. Lì ho iniziato anche a lavorare per il CNES (Agenzia Spaziale Francese) dove ho completato l’analisi di un sistema di propulsione per un pallone metereologico.
Una volta tornata in Italia ho preso parte con Avio (Azienda Aerospaziale Italiana) al progetto Vega, il vettore made in Italy sviluppato in collaborazione dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per il lancio in orbita di piccoli satelliti.
Avevo acquisito già molte competenze, soprattutto nell’ambito della propulsione spaziale, ma mi mancava una cosa: vivere da vicino il momento del lancio nello spazio.
Così sono finita nella base spaziale europea di Kourou nella Guyana francese. Praticamente nessuno ha mai capito dove fosse la Guyana Francese! Lì ho imparato a guidare la macchina in mezzo alla giungla, girando con un machete sul sedile posteriore perchè non si sapeva mai cosa si poteva incontrare nel tragitto da casa alla base spaziale!
Mi sono occupata di tutte le fasi di preparazione tecnica di un satellite prima dell’integrazione sull’ultimo stadio del lanciatore. Ero il braccio destro del direttore dei lanci spaziali durante la campagna di lancio.
E ogni volta che I motori si accendevano era un brivido pazzesco che ancora oggi ho nella pelle.
Adesso sono tornata in Europa.
Da qualche anno, infatti, sono Subcontractor Manager in OHB a Brema (Società europea per il settore aerospaziale). A Brema ho partecipato ad ExoMars (il lancio della sonda su Marte) e ora Plato che si dovrebbe compiere nel 2026 dedicato alla ricerca di pianeti extrasolari intorno a stelle brillanti. L’obiettivo principale di questa missione è quello di identificare pianeti simili alla Terra.
Quando non sono a lavoro cerco di capire di più la storia e la cultura locale di ogni posto dove sono stata. Tra poco sarò anche in scena insieme ad una compagnia teatrale di Brema. Una minima parte, ma sono orgogliosa di ogni piccolo passo che ho fatto nella mia vita.
Non so se sono uno dei “Cervelli all’estero”. Non mi sono mai immaginata così. Quando si parla di scienza, futuro, spazio, i confini come li intendiamo noi non esistono.
Neil Armostrong disse:
“un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”
Io faccio tesoro ogni giorno di quell’insegnamento, anzi di tutti quelli che ho ricevuto nei miei anni e nei miei percorsi perchè hanno delineato la mia strada oltre ogni confine, fino allo spazio infinito.
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L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri

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