Genova, dicembre 1900. Il movimento operaio sconfigge la reazione. A guidarlo il socialista Pietro Chiesa.
23.12.2023
Era il 18 dicembre del 1900, quando il prefetto di Genova Garroni trasmise al questore un decreto nel quale scriveva: «Veduto il proprio decreto dell’8 dicembre 1896 col quale la camera del lavoro di Genova era stata disciolta, con proibizione di ricostituirsi; ritenuto che, nonostante quel divieto, la medesima camera del lavoro fu ricostituita; vedute le lettere colle quali il signor questore di Genova riferisce che la nuova camera del lavoro, al pari dell’antica, fa opera contraria all’ordine pubblico e cerca di sovvertire istigando anche pubblicamente a delitti contro la libertà di lavoro, all’odio fra le diverse classi sociali ed alla disobbedienza delle leggi; veduto l’art. 3 della legge comunale e provinciale (che enumera i poteri del prefetto) e gli art. 246, 247, 251 e 434 del codice penale (che contemplano il caso di delitti contro l’ordine pubblico, e specialmente della istigazione a delinquere singolarmente considerata e della associazione a delinquere)».
L’arbitrio del governo: viene sciolta la Camera del lavoro
Con quest’atto, la Camera del lavoro veniva sciolta per la terza volta in pochi anni. L’ultima, nel 1896 dall’allora prefetto Silvagni, perché – secondo le istituzioni del Regno d’Italia – l’organizzazione sindacale compiva atti contrari alle leggi vigenti, e perturbava l’ordine pubblico.
Erano anche i tempi in cui gli organi di stampa socialisti e repubblicani venivano sequestrati e chiusi. Addirittura, il vicepresidente della Camera dei deputati Marcora, picchiato da quelli che Filippo Turati definì «i teppisti dell’ordine». La sua colpa? Essere un radicale e quindi un progressista vicino alle istanze popolari.
Quando si decise di chiudere la Camera del lavoro del capoluogo ligure, di motivi seri che riguardavano l’ordine pubblico non ve ne erano affatto. L’unica sua “colpa” era che il movimento socialista che la animava aveva dato il suo legittimo e giusto appoggio alle cooperative dei lavoratori che volevano lottare contro il monopolio capitalista esercitato dagli industriali.
Gli operai si mobilitano con uno sciopero imponente
Ma contro l’atto del prefetto Garroni tutto il movimento operaio insorse con uno sciopero imponente, che ebbe ripercussioni in tutta la Penisola. Ad essere bloccata principalmente fu l’attività del porto di Genova, così come accaduto pochi mesi prima a Marsiglia.
Tra i leader che guidarono lo sciopero, spiccava il socialista Pietro Chiesa – uomo di origini umilissime – che con il PSI fu eletto prima consigliere comunale di Sampierdarena e poi deputato alla Camera, nel giugno 1900.
Dopo tre giorni di intensa mobilitazione, il presidente del Consiglio Saracco fu costretto a sconfessare il suo prefetto e consentire la ricostituzione della Camera del lavoro.
Ma non furono solo queste le conseguenze della lotta operaia. Infatti, Saracco fu aspramente criticato in Parlamento sia da sinistra, per l’azione ritenuta arbitraria del prefetto, sia da destra per comportamento cedevole nei confronti del movimento dei lavoratori e dei loro rappresentanti.
Quindi, dovette dimettersi e al suo posto si insediò un governo presieduto dal Zanardelli e che aveva come ministro dell’Interno Giovanni Giolitti, il quale aveva criticato il Saracco in maniera molto aspra per aver lasciato che i reazionari comandassero in prefettura a Genova.
Le conseguenze a lungo termine dello sciopero di Genova
Questo avvicendamento al governo ebbe effetti benefici per l’Italia. Fu un momento di svolta significativa favorevole al movimento dei lavoratori, che permise al sindacato di operare senza dover mettere in conto sempre e comunque la repressione dello Stato. Gli spazi che si aprirono vennero pienamente sfruttati: fiorirono le vertenze, si stipularono molti accordi importanti.
Infatti, se nel 1900 si ebbero circa 410 scioperi, con 81 mila operai partecipanti, solo l’anno successivo se ne ebbero ben 1671, con 420 mila aderenti mobilitati. Il 26% degli scioperi fu un successo per la classe lavoratrice. Nel 50% dei casi si poté comunque ottenere un compromesso positivo per gli operai.
Durante il primo anno di presenza di Giolitti al governo, si calcola che i lavoratori, attraverso le loro lotte, riuscirono ad ottenere un ammontare di 200 milioni di lire in più di salario.
Anche il numero delle Camere del lavoro salì vertiginosamente nello stesso lasso di tempo, passando da 19 nel 1900 a 58 l’anno successivo.
Lo sciopero di Genova rappresenta nella storia del movimento operaio uno spartiacque importante. Un momento in cui il “Quarto stato” si mise in moto, divenendo fattore essenziale non solo per la difesa dei suoi interessi e l’elevazione della condizione di classe, ma dello sviluppo dell’intera civiltà moderna.
Articoli Correlati
L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri
16.11.2023Categorie
I Più Letti
La quattordicesima mensilità (o tecnicamente “somma aggiuntiva”) è una prestazione che l’INPS eroga d’ufficio ogni anno, solitamente nel mese...
L’Estratto Conto Certificativo (ECOCERT/ECOMAR) è un documento che attesta i contributi che un lavoratore ha versato durante la sua...