Sanità in affanno, liste d’attesa lunghissime

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06.05.2022

Ci si cura sempre meno, le liste d’attesa sono lunghissime. La sanità è in affanno. Dopo il superlavoro degli ultimi due anni, il sistema sanitario nazionale sta mostrando i suoi nervi scoperti. Problemi che già esistevano prima del Covid19, con la pandemia, si sono amplificati.  Intanto, la spesa sanitaria è cresciuta ma si tratti di costi dovuti all’emergenza coronavirus e non a un piano strutturale di investimenti. Tanto è vero che le stime per i prossimi anni portano il segno “meno”.

LA SPESA SANITARIA NEL DEF

Nel Documento Economico e Finanza approvato dal Governo a chiusura dell’anno 2022 si prevede una stima di spesa sanitaria pari a 131,710 milioni di euro. Si rileva una crescita del 3% rispetto all’anno precedente prevista nella legge di bilancio 2021, mentre si prevede una decrescita nel triennio 2023 – 2025 (medio annuo 0,6%).

COSA VUOL DIRE?

Nel 2022 stiamo assistendo a una crescita della spesa sanitaria dovuta ai costi sostenuti per l’emergenza Covid 19, per le spese farmaceutiche, gli oneri per il trattamento economico del personale e  le spese sostenute per l’attuazione del PNRR. Per il triennio 2023- 2025, invece, si prevede di spendere meno per sostenere la sanità: – 0,7% per il 2023, -1,4% nel 2024, e un leggero rialzo solo nel 2025 (+ 0,5%). Nel medesimo arco temporale, il PIL nominale dovrebbe crescere in media del 3,8 per cento. Il rapporto fra la spesa sanitaria e il PIL, quindi, decresce e si attesterebbe, a un livello pari al 6,2 per cento.

LA SPESA SANITARIA ITALIANA È SOTTO LA MEDIA EUROPEA

È bene precisare che, nonostante l’aumento dovuto al Covid, la spesa sanitaria, in Italia, è ancora sotto la media europea nel confronto con i maggiori Paesi. Analizzare il livello della spesa in un settore cruciale come la sanità – ma vale anche per il sociale – è importante, perché rappresenta la visione strategica dell’azione politica di ogni governo sul tema. È da questi dati che si può comprendere se la sanità viene considerata un costo o un investimento.  Andando più nello specifico, una decrescita della spesa per la sanità comporta il rischio di non poter recuperare le lunghe liste di attesa incrementate in questi lunghi anni del Covid. Prestazioni sanitarie, screening e ricoveri per milioni di persone sono in una fase di rallentamento molto critico. Una vera emergenza nell’emergenza che deve essere affrontata con grande attenzione e recuperata in tempi brevi.

LISTE D’ATTESA LUNGHISSIME

Già adesso, le liste di attesa sono lunghissime. Quasi due anni per una mammografia. Circa un anno per un’ecografia, un intervento ortopedico o una tac. Senza contare gli screening per la prevenzione del cancro. Lo studio di Cittadinanzattiva  – Rapporto civico sulla salute. I diritti dei cittadini e il federalismo in sanità – segnala, inoltre, che più di un cittadino su dieci, nel 2021, ha rinunciato alle cure. “I lunghi tempi di attesa – si legge nel rapporto – rappresentano il 71,2% delle segnalazioni di difficoltà di accesso e sono riferiti nel 53,1% di casi agli interventi chirurgici e agli esami diagnostici, nel 51% alle visite di controllo e nel 46,9% alle prime visite specialistiche.”

Il Rapporto di Cittadinanzattiva offre uno spaccato della sanità, raccontata direttamente dai cittadini. Questi hanno messo in luce tutte le criticità del sistema sanitario post-pandemia, soprattutto nelle cure quotidiane.

I cittadini chiedono una migliore organizzazione territoriale, servizi – anche digitali – efficienti, continuità assistenziale e assistenza domiciliare. Oltre, ovviamente, alla riduzione dei tempi per le visite specialistiche, gli interventi chirurgici, gli esami di prevenzione.

La decrescita prevista, però, purtroppo, spinge a pensare che non siano previsti grossi investimenti e nessun piano di stabilizzazioni e di nuove assunzioni dei professionisti sanitari e sociosanitari. Un intervento, invece, auspicato per un concreto rilancio del Servizio Sanitario Nazionale.

 

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