Fuga per la salute. Il prezzo più alto lo paga il Meridione
23.05.2024
Aumentano in Italia le persone che dal Sud decidono di spostarsi al Nord per curarsi. Ogni anno sono circa 300mila i pazienti che preferiscono emigrare verso il Settentrione per ricevere assistenza medica. A rendere noto questo drammatico dato è il rapporto SVIMEZ 2024 sui divari tra una parte e l’altra della nostra Penisola; un chiaro segnale di quanto il nostro Sistema Sanitario Nazionale sia al collasso.
Gli interventi strutturali per salvare la sanità, invocati da tempo dalla nostra Organizzazione sindacale, non sono più rimandabili, a cominciare dal contrasto alla sua silenziosa privatizzazione. A questo si aggiunge la carenza di risorse economiche e di personale (mancano, infatti, all’appello 30.000 medici, 80.000 infermieri e 70.000 O.s.s), le liste d’attesa interminabili, la mancanza di spazi e posti letto per i ricoveri, la fuga all’estero dei professionisti per una qualità del lavoro migliore e salari più alti. E a pagarne il prezzo più alto è il Meridione.
Quello che emerge dal rapporto Svimez 2024 è che nel 2022, dei 629 mila migranti sanitari (volume di ricoveri), il 44% era residente in una regione del Mezzogiorno.
Per le patologie oncologiche sono stati 12.401 i pazienti meridionali che si sono spostati per ricevere cure in un SSR del Centro o del Nord. Solo 811 pazienti del Centro-Nord (lo 0,1% del totale) hanno fatto il viaggio inverso.
È la Calabria a registrare l’incidenza più elevata di migrazioni: il 43% dei pazienti si rivolge a strutture sanitarie di Regioni non confinanti. Seguono Basilicata (25%) e Sicilia (16,5%).
Al Sud, i servizi di prevenzione e cura sono dunque più carenti; minore la spesa pubblica sanitaria, più lunghe le distanze da percorrere per ricevere assistenza.
Save the Children, inoltre, evidenzia numeri crescenti anche nelle migrazioni sanitarie pediatriche, segno di carenze o di sfiducia nel sistema sanitario delle regioni del Mezzogiorno: nel 2020 circa l’8,7% a livello nazionale, con differenze territoriali che vanno dal 3,4% del Lazio al 43,4% del Molise, il 30,8% della Basilicata, il 26,8% dell’Umbria e il 23,6% della Calabria.
Per la Uil-Fpl è necessario investire in infrastrutture e strumentazioni, rafforzare le reti territoriali e valorizzare economicamente e professionalmente tutti i professionisti che tengono in vita la sanità pubblica.
Il diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione, è un diritto inviolabile che deve essere assicurato a tutti, senza distinzioni di sesso, età, condizione sociale o tanto meno provenienza geografica.
Solo un Paese in salute può garantire sviluppo economico e sociale ai suoi cittadini.
Ufficio Comunicazione UILFPL
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