1953. La rivolta degli operai di Berlino Est: la UIL era dalla loro parte
17.06.2023
La Repubblica Federale Tedesca (Germania dell’ovest) dichiarò il 17 giugno “Tag der deutschen Einheit“, ovvero, giorno dell’unità tedesca. Per capire il motivo di questa scelta ci affidiamo alla cronaca di Lavoro Italiano, rivista storica della UIL.
Nel numero 25 del giugno del 1953, in cui compare un articolo a firma di Aldo Canonici, intitolato A Berlino si è ucciso per soffocare la libertà, leggiamo che tra il 16 e il 17 giugno “a Berlino Est, nel cuore della zona sovietica della Germania orientale, la rivolta compressa nel cuore della popolazione per oltre otto anni contro il governo fantoccio imposto dai comunisti di Mosca è scoppiata di schianto […].
La tentata manifestazione addomesticata
Alcuni lavoratori erano stati inquadrati dai gerarchi comunisti per svolgere una manifestazione addomesticata. Si trattava di dimostrare di fronte all’occidente che anche nel paradiso tedesco le libertà sindacali di protesta e di scioperare non erano del tutto putrefatte. Così fecero sfilare 5 mila uomini disciplinatamente […] che con grazia chiedevano la riduzione degli estenuanti orari di lavoro colà introdotti […]. Un elemento, tuttavia, era sfuggito agli organizzatori. Quel «quid» di imponderabile che sfugge alla logica di ogni analisi e che spesso determina il comportamento delle masse, esplodendo quando meno ce lo si aspetti […]. E basta una scintilla per ridestare il fuoco che dorme”.
Negli anni Cinquanta, mentre la Germania occidentale viveva il suo miracolo economico, grazie agli aiuti dell’Occidente e a una economia aperta, la parte orientale, che nello schema di Yalta era caduta sotto il controllo sovietico, non riusciva a riprendersi dalle distruzioni della Seconda guerra mondiale. Sulle sue possibilità di ripresa pesavano le richieste economiche fatte dall’Unione Sovietica per i danni di guerra, aiuti finanziari e materiali assolutamente non paragonabili a quelli ricevuti dalla Germania Ovest, nonché l’adozione di un rigido e iniquo sistema economico basato sulla pianificazione socialista.
Il malcontento di lavoratrici e lavoratori
Quindi, quel “quid” di cui si parlava nell’articolo di Canonici su Lavoro Italiano altro non era che il malcontento di migliaia di persone costrette a vivere in condizioni economiche sempre più precarie, nonché senza libertà.
Nel 1952 era partita la collettivizzazione dell’agricoltura, con la creazione di cooperative, le quali avrebbero dovuto essere gli strumenti materiali della collettivizzazione. Tutto questo, però, a scapito dei piccoli proprietari, che in massa fuggivano all’Ovest, mentre i campi rimanevano incolti, perché le cooperative mostravano tutti i loro limiti in fatto di capacità produttiva.
Il 1953 si aprì con un cambio di rotta del governo comunista, il quale di fronte alla insostenibile condizione socioeconomica che si era determinata, tentò con provvedimenti in favore dei piccoli produttori e il ceto medio di migliorare la situazione. Però, questo “nuovo corso” prevedeva anche iniqui provvedimenti a discapito degli operai. Infatti, fu loro imposto un aumento della produzione industriale del 10% e ciò era evidentemente a discapito della classe operaia soprattutto in termini salariali.
I protagonisti della rivolta furono gli operai. A scioperare per primi, quelli della fabbrica di locomotive di Hennigsdorf, un piccolo centro a nord ovest di Berlino. In seguito, la protesta dilagò coinvolgendo anche i lavoratori dell’edilizia che stavano costruendo quella che oggi è l’arteria stradale Karl-Marx, un tempo Viale Stalin.
55 vittime
La storiografia moderna, dopo l’aperura degli archivi avvenuta con l’abbattimento del regime comunista, ha potuto constatare che si è trattato di una vera e propria rivolta popolare, a cui parteciparono ampi strati della società. Un movimento di massa che mise alla prova persino l’esistenza stessa della Repubblica democratica tedesca. A salvarne le sorti, come in seguito sarà per i fatti di Ungheria del 1956 e quelli di Praga del 1968, sarà l’intervento armato delle truppe sovietiche, che culminò in un bagno di sangue.
La rivolta del 17 giugno iniziata a Berlino, dilagò all’intera Repubblica Democratica Tedesca e solo nel 2004, grazie all’accesso a documenti secretati fino l’abbattimento del Muro di Berlino, si è potuti arrivare alla scoperta che furono almeno 55 vittime, tra cui 4 donne.
In quei giorni tragici, mentre la stampa filosovietica descriveva gli insorti come terroristi provocatori, la UIL inviò alla DNB (Confederazione Sindacale Tedesca), al fine di esprimere piena solidarietà agli insorti, il seguente telegramma: “Lavoratori italiani fraternizzano con i loro compagni di Berlino Est impegnati in dura lotta contro inumani sistemi di sfruttamento del regime oppressivo bolscevico e per difesa libertà”.
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L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri

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