Rafforzare il dialogo sociale europeo

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02.03.2023

Il dialogo sociale rappresenta una pietra miliare del modello sociale europeo e la sua promozione è un obiettivo fondamentale dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri. Può essere definito come il processo attraverso il quale le parti sociali (rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori) hanno la possibilità di contribuire attivamente all’elaborazione delle politiche sociali comunitarie.

Il dialogo sociale si è sviluppato progressivamente a livello europeo a partire dal trattato di Roma del 1957, fino al vigente trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), il quale delinea il ruolo chiave esercitato dalle parti sociali, conferendo loro un compito specifico nell’attività legislativa dell’Unione nel campo sociale.  

Nello specifico, l’art. 151 del TFUE inserisce la promozione del dialogo tra datori di lavoro e lavoratori tra le priorità dell’Unione in materia di politica sociale. Ai sensi dell’art. 154 TFUE, la Commissione europea prima di prendere provvedimenti in quest’ambito è tenuta a consultare le parti sociali. In alternativa, tali parti hanno la possibilità di affrontare la materia per via negoziale. Esse dispongono di nove mesi per negoziare, durante i quali la Commissione non prende l’iniziativa e possono svilupparsi tre tipi di scenari:

  • le parti concludono un accordo a seguito del quale chiedono unitamente alla Commissione di proporre una decisione di attuazione del Consiglio;
  • le parti concludono e provvedono ad attuare l’accordo secondo le proprie prassi e procedure;
  • le parti non riescono a raggiungere un accordo e la Commissione riprende i lavori in materia.

Il dialogo sociale svolge un ruolo fondamentale nel trovare soluzioni in risposta ai cambiamenti nel mondo del lavoro e, grazie ad esso, sono stati conseguiti importanti obiettivi ed accordi a livello europeo. Esempi di accordi derivati dal dialogo sociale includono quelli relativi al congedo parentale (1995), sul lavoro a tempo parziale (1997) e a tempo determinato (1999) e, più recentemente, quelli relativi all’invecchiamento attivo e all’approccio intergenerazionale (2017) e alla digitalizzazione (2020). 

Tuttavia, nell’ultimo periodo si è assistito ad una battuta di arresto di questo processo. L’emergere di nuove forme di occupazione (ad esempio il lavoro su piattaforma) e i cambiamenti nel mondo del lavoro sullo sfondo della transizione verde e digitale, hanno prodotto una crescente frammentazione ed instabilità. Inoltre, la crisi che attualmente sta affrontando l’Europa, prima con la pandemia di Covid-19, e poi con la guerra in Ucraina, ha generato un enorme impatto sul sistema occupazionale. 

A tal proposito è necessario rafforzare il ruolo ed il coinvolgimento delle parti sociali per favorire un dialogo sociale puntuale ed efficace. L’iniziativa proposta dalla Commissione recentemente dovrebbe rappresentare un primo passo verso il raggiungimento di tale obiettivo. 

Nello specifico, il Commissario Valdis Dombrovskis ha presentato una comunicazione sul rafforzamento e promozione del dialogo sociale europeo ed una proposta di raccomandazione del Consiglio che stabilisce in quali modi gli Stati membri devono rafforzare la contrattazione collettiva e il dialogo sociale a livello nazionale. 

Con riguardo alla proposta di raccomandazione del Consiglio, tra i suggerimenti avanzati nei confronti degli Stati membri vengono presi in considerazione alcuni elementi, tra cui: 

  • iniziative di sviluppo delle capacità dirette alle parti sociali, compreso l’uso del Fondo sociale europeo;
  • la consultazione delle parti sociali sulla progettazione ed attuazione delle politiche sociali, economiche ed occupazionali; 
  • l’incoraggiamento delle parti sociali a negoziare e concludere accordi collettivi, nel rispetto dei diritti fondamentali e della libertà di associazione;
  • promuovere la copertura della contrattazione collettiva dei lavoratori più vulnerabili.

Tale raccomandazione si basa sugli elementi essenziali del dialogo sociale europeo, quali la libertà contrattuale e l’autonomia delle parti sociali, tenendo anche in considerazione le tradizioni nazionali ed il funzionamento del dialogo sociale nei diversi Stati membri, consentendo a questi ultimi di decidere come operare per conseguire nel modo migliore tali obiettivi. 

La proposta di raccomandazione è inoltre accompagnata da una comunicazione della Commissione, che stabilisce una serie di misure concrete volte ad un ulteriore rafforzamento del dialogo sociale europeo, in considerazione con quanto stabilito anche dal TFUE che riconosce appieno il ruolo dei partner sociali nell’economia sociale di mercato e nel processo legislativo europeo.

Tra le misure proposte, la Commissione intende rafforzare il dialogo sociale settoriale europeo modernizzandone il quadro, anche attraverso un’eventuale revisione delle norme vigenti; intende continuare a sostenere gli accordi tra le parti sociali e a rafforzarne la partecipazione nella definizione delle politiche europee (ad esempio, richiedendo i pareri delle parti sociali sulle priorità politiche dell’UE) ed, infine, rendere più efficace il sostegno tecnico e finanziario dell’UE alle parti sociali. 

La proposta di raccomandazione verrà discussa dagli Stati membri e, una volta adottata dal Consiglio, invita gli Stati a presentare una serie di misure discusse con le parti sociali per attuare la raccomandazione. L’attuazione di suddette misure sarà, infine, monitorata nel quadro del semestre europeo.

Come ribadito anche dalla CES attraverso le parole del Segretario Confederale Claes-Mikael Stahl, queste importanti iniziative rappresentano un passo in avanti nel rafforzamento del dialogo sociale, grazie al quale è possibile ottenere un’economia più equa e soprattutto più democratica sul lavoro, oltre a migliori condizioni di vita e di lavoro. 

La presenza di un forte e consolidato dialogo sociale è, dunque, un elemento essenziale affinché l’Europa possa tenere fede ai propri principi ed obiettivi comunitari.

Dipartimento Internazionale UIL

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