Quello che le donne dicono
15.12.2022
Ieri alla UIL si è tenuta la presentazione del libro “Quello che le donne dicono”, con il Segretario Generale Pierpaolo Bombardieri, Fiorella Mannoia e Massimo Bonelli.
Un libro che racconta storie di grandi donne della musica che trasmettono forza, coraggio, ma anche momenti di sconforto, di sconfitta e di rinascita. Donne che hanno dimostrato di non arrendersi e andare avanti.
Di seguito parte degli interventi:
Massimo
Questo libro racconta storie di artiste di diverse nazionalità e età, dirompenti coraggiose e libere. Fiorella cosa significa per te questo libro?
Fiorella
Mi ha convinto Amref a scriverlo perché queste donne sono state nel mondo delle pioniere non solo musicalmente ma anche con il loro attivismo, con i loro comportamenti ribelli per tutte noi. Hanno contribuito al cambiamento della società. È un libro per ragazzi, per fargli capire da dove veniamo, perché ad oggi sembra non si guardi mai indietro, ma se non capiamo da dove veniamo non capiamo dove andremo. Le nuove generazioni diverse di donne sono cambiate grazie anche a tante donne che sono state menzionate in questo libro.
Massimo
In 11 anni con Amref quali sono stati i momenti più emozionanti?
Fiorella
Abbiamo fatto diverse campagne, come quelle per la formazione delle ostetriche e per l’acqua. Nella mia esperienza ho capito che sono le donne che mandano avanti l’Africa. Quella che mi ha colpito di più è stata ultima contro mutilazione genitale femminile, la più terribile, difficile ma mi ha toccato di più. C’è tanto da fare ma qualcosa piano piano si sta muovendo. Ho avuto la sorpresa di vedere che insieme alle donne in questa battaglia ci sono tanti uomini che le affiancano per scardinare questa antica pratica barbara.
Massimo
È pesante essere donna nell’industria della musica?
Fiorella
Le donne sono pagate meno degli uomini. Ma questo rientra nella totalità del mondo del lavoro. E su questo dobbiamo batterci parecchio. È incredibile che una donna su 3 non ha un conto corrente a proprio nome.
Pierpaolo
Noi come sindacato denunciamo e interveniamo quotidianamente per eliminare le disuguaglianze di genere. Ed è davvero complicato perché sono molto radicate, sono un problema di tipo culturale. Ma alcuni passi avanti sono stati fatti come nei rinnovi dei contratti e dobbiamo continuare a batterci per ottenerne altri, facendo sì che nessuna donna rimanga indietro. Per questo sono davvero felice di presentare qui oggi il libro di Fiorella Mannoia. Per due principali motivi. Il primo è che parla di musica. La musica, come si suol dire, non sono solo canzonette ma permette di passare messaggi rivoluzionari, travalicando confini e differenze. In più ci accompagna sempre, in ogni momento della giornata, diventando uno strumento potentissimo.
Il secondo motivo è che questo libro parla di non arrendersi, di non fermarsi mai quando si ha un obiettivo per cui vale la pena battersi ogni giorno. Per noi sindacalisti è un bellissimo messaggio che ci spinge a continuare a lavorare per i nostri principi come la lotta alle disuguaglianze. Non a caso, nell’ultimo Congresso abbiamo deciso di non essere più il sindacato dei cittadini, ma il sindacato delle persone, che troppo spesso non possono esercitare i propri diritti di cittadinanza. Parliamo sia di donne, che anziani, che di giovani o di migranti trattati sempre più spesso come merce di scambio.
Fiorella
La musica può essere allegra e spensierata, ma può farti anche pensare. Dico sempre che esistono tre tipi di musica: per i piedi, per il cuore e per la testa.
Massimo
La storia di Nina Simone mi ha colpito molto, un’artista di colore che voleva essere pianista classica. Il giorno che doveva esibirsi i suoi genitori arrivano emozionati e vestiti eleganti. Una signora bianca non li voleva far entrare perché c’era l’apartheid. Nina a soli 11 anni disse “se i miei genitori non sono in prima file non suono”. Una bella storia.
Ma se ci fosse stata la tua storia Fiorella che episodio avresti raccontato?
Fiorella
Il concerto che mi ha toccato di più è stato dentro il carcere Mammagialla a Viterbo. Quando ho cantato Sally i detenuti si sono alzati in piedi, tanto che i secondini volevano tenerli a freno e invece era solo un grande applauso. Lì le lacrime sono proprio scese. Questo è un problema, perché un paese è civile se le carceri sono civili. Non siamo entrati lì con alcuna forma di giudizio, erano persone che stavano scontando la loro pena e vederli profumati e vestiti con la camicia mi ha fatto capire che bisogna fare tanto, anche e soprattutto per quelli che non vengono mai ascoltati.
Pierpaolo
Nel libro di Fiorella sono rimasto colpito soprattutto da due storie. Una è quella di Lady Gaga. Nel libro si racconta che in un momento di sconforto, era sul divano a piangere sul cuscino, consolata dalla nonna che le dice “non ti preoccupare ce la farai”. In quel momento Lady Gaga doveva decidere se arrendersi o non mollare. Ecco in questa storia tutti e tutte possiamo rivederci, tutti abbiamo avuto la paura di non farcela. E il fatto che Lady Gaga, dopo quella crisi, sia riuscita a diventare una delle principali star mondiali, per giunta attiva anche nella rivendicazione dei diritti civili è un esempio bellissimo.
Un’ altra storia che mi ha colpito è quella di Loredana Bertè. (E non perché è calabrese). Lei già solo perché voleva cantare era una ribelle, ma non si è arresa, è arrivata con una pancia finta a Sanremo e non è cambiata mai.
Ecco, se penso a un complimento che è davvero bello ricevere penso proprio a “non sei cambiato”. Rimanere fedeli a sé stessi come ha fatto la Bertè è un valore prezioso anche per noi sindacalisti e sindacaliste.
Sulle donne mi permetto di aprire una parentesi politica. Parliamo tanto di come declinare presidente e presidentessa, ministra o ministro, ma alla fine nel momento della decisione peggioriamo opzione donna con la condizione del numero dei figli.
Queste non sono pari opportunità, non è risolvere il problema del doppio lavoro delle donne. Servono strutture sociali e non solo opere di carità. Anche per questo abbiamo avviato una mobilitazione su tutto paese a livello regionale, lottando anche contro un lavoro povero, precario e insicuro. Per noi non è tollerabile neanche una morte sul lavoro, la nostra campagna Zero Morti Sul Lavoro lo prova. Ovviamente sosteniamo anche la necessità di una riforma fiscale e di una riforma complessiva del welfare per una rete di protezione e assistenza per chi rimane indietro.
Fiorella
Bisogna riconquistare fiducia nelle istituzioni. È una dichiarazione di quale visione del mondo vogliamo avere. Se qualcosa si è perso negli anni è che tutti lavorano per domani, non c’è un progetto a lunga scadenza, dobbiamo capire quali progetti vogliamo realizzare se no la gente si disinnamora. E infatti non va più a votare perché non si fida più di nessuno e da una parte lo posso capire.
Massimo
Tu hai fatto tante battaglie, qualcuna avresti preferito non farla?
Fiorella
Tutte quelle che ho approvato le rifarei. Di volta in volta vaio chi me le propone perché si cammina su campi minati. Io le ho appoggiate solo perché ne riconosco la serietà. Con ONG come Amref e Emergency sappiamo come operano sul territorio e potrei mettere mano sul braciere per la loro onestà. Io mi spendo per tutte quelle che reputo giuste.
Massimo
Tu hai avuto successo sia nell’era analogica che in quella digitale, come è cambiata la realtà del mondo della musica?
Fiorella
È cambiato tutto, è sparito il supporto, una volta compravamo i vinili, si leggevano testi, si cercavano le foto. Era una grande emozione quando finalmente si metteva il disco sul piatto. C’era un rituale legato al tempo che avevamo a disposizione, ora tutto si consuma velocemente, con delle cuffiette via bluetooth. Poi sono cambiati i supporti, si sente tutto su canali come Spotify. Io sono antica, si fa tutto con le visualizzazioni ma io ancora non sono pronta per tutta questa modernità. Vado avanti, ma ormai non ci punto più sui proventi dei dischi.
Massimo
C’è un cantante di oggi che vi piace di più?
Pierpaolo
Sono legato ai Led Zeppelin, ai Deep Purple e ai Pink Floyd, a quel tipo di musica.
Fiorella
A me i Maneskin.
Massimo
Hai scritto se non sappiamo da dove veniamo non sappiamo dove stiamo andando. Ce ne parli?
Fiorella
Va tutto troppo veloce, come ad esempio con gli articoli che se hanno troppe parole non vengono letti. Il problema è che a forza di sintetizzare non si va mai a fondo con i problemi.
Massimo
Abbiamo perso voglia di ragionare e approfondire. C’è ancora questa capacità dei giovani di metabolizzare le informazioni e avere un percorso da cui partire per andare avanti?
Pierpaolo
Sui giovani mi sento di dire che loro non sono come ci raccontano. Dicono che sono superficiali, disinteressati e poco impegnati. Ma nelle nostre sedi abbiamo accolto e parlato con questi giovani e abbiamo capito che nonostante non abbiano certezze sul domani, hanno voglia di fare e cambiare le cose.
Perciò abbiamo cercato di dargli spazio e l’occasione di prendere voce. Per esempio, abbiamo portato cento ragazzi in viaggio ad Auschwitz chiedendogli di raccontare poi la loro esperienza, convinti che potessero diffondere un messaggio importante contro il razzismo.
Ci hanno così dimostrato che hanno desiderio di partecipazione. Quindi penso dobbiamo smetterla di spiegargli la vita, ma ascoltare cosa hanno da dire e permettergli di farsi le loro cicatrici. Sono più avanti di quello che crediamo.
Fiorella
Bisogna andare nelle scuole perché dobbiamo andare noi da ragazzi. Quando vai li vedi che hanno domande molto interessanti da fare. “Chiedo ascolto” diceva un cartello di un bambino. Non lo dimenticherò mai perché siamo un po’ superficiali noi non loro.
Adesso l’unico argomento che interessa ai giovani è il clima. Perché la vedono proiettato nel loro futuro. sul resto non credono più in niente, certo non nella politica.
Massimo
Vieni a suonare al primo maggio?
Fiorella
Magari si!
Pierpaolo
Con il primo maggio durante la pandemia abbiamo fatto davvero un grande lavoro. Pensavamo che con la tragedia e l’angoscia di quel periodo buio non avremmo fatto ascolti. Invece è stato un successo e il merito è anche del nostro massimo Bonelli. E poi, il concertone del Primo Maggio è l’unico concerto al mondo gratuito, non ce ne sono più e questo è un valore da sottolineare.
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di Pierpaolo Bombardieri
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