Le politiche attive del programma GOL tra luci ed ombre
06.03.2025
Il programma GOL (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori) è una delle principali iniziative italiane per il rilancio delle politiche attive del lavoro. Nato nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il programma mira a favorire il reinserimento lavorativo di disoccupati, inoccupati e lavoratori a rischio, attraverso percorsi personalizzati di formazione, orientamento e riqualificazione professionale.
Le politiche attive del lavoro in Italia: un sistema con limiti strutturali
Le politiche attive del lavoro rappresentano uno strumento cruciale per favorire l’inserimento o il reinserimento lavorativo di persone disoccupate o in cerca di occupazione. Tuttavia, in Italia, tali politiche hanno spesso mostrato limiti significativi in termini di efficacia e risultati concreti.
Obiettivi del programma GOL
L’obiettivo – forse eccessivamente ambizioso – è coinvolgere oltre 3 milioni di beneficiari entro il 2025, creando un ponte tra domanda e offerta di lavoro e favorendo una ripresa inclusiva e sostenibile.
Gli obiettivi principali sono:
- Orientamento professionale per individuare le competenze necessarie sul mercato del lavoro.
- Formazione mirata per settori ad alta richiesta.
- Supporto al reinserimento lavorativo tramite incentivi alle imprese e tirocini.
- Servizi personalizzati per promuovere la transizione occupazionale.
Il ruolo dei Centri per l’Impiego: una sfida complessa
Si affida ai Centri Per l’Impiego (CPI) un compito che va ben al di là delle capacità che le singole Regioni, titolari delle politiche attive, possono mettere in campo, malgrado la grande quantità di risorse stanziate negli anni per il piano straordinario di rafforzamento di queste strutture che peraltro non sono ancora stati completati visto che solo il 60% delle attività previste è stato realizzato.
Si tratta di limiti che non riguardano certamente tutte le regioni, ma pensare che Cpi, che hanno da sempre svolto pratiche di mera attività amministrativa, possano velocemente riconvertirsi in soggetti capaci di risolvere il problema del mismatch che caratterizza il nostro mercato del lavoro è sostanzialmente impossibile.
Il limite più evidente, in un Paese come il nostro, dove la formazione ed il collocamento sono sempre stati il tallone di Achille delle politiche attive, è fare tutte queste cose, ma soprattutto farle bene.
È con queste premesse che si dà avvio al programma GOL ponendosi l’obiettivo di migliorare l’occupabilità di milioni di lavoratrici e lavoratori, con particolare attenzione alla parte più fragile: ai giovani, alle donne, ai disoccupati di lungo periodo e alle categorie più vulnerabili.
Inoltre, va ricordato che si avvia il programma con una Agenzia Nazionale, Anpal, che non ha mai realmente decollato e che, anzi, in quel periodo è stata commissariata e lavora con poco personale, scontento e soprattutto utilizzando risorse esterne.
Pertanto, e nonostante l’impegno, il programma GOL si scontra con alcune difficoltà strutturali:
- Disallineamento tra formazione e domanda di competenze: molte aziende lamentano la mancanza di competenze specifiche, mentre i percorsi formativi non sempre rispondono alle esigenze del mercato.
- Disallineamento tra domanda e offerta di lavoro: una delle principali problematiche è la difficoltà nel creare un ponte efficace tra le competenze offerte dai lavoratori e quelle richieste dal mercato. I percorsi di formazione e riqualificazione, spesso standardizzati, non riescono a rispondere adeguatamente alle esigenze specifiche delle imprese, soprattutto in settori emergenti come la tecnologia e la sostenibilità.
- Disparità territoriali: le regioni del Sud Italia affrontano sfide maggiori, con tassi di disoccupazione più alti e infrastrutture meno sviluppate, infatti al Nord, i CPI tendono a essere più efficienti e accessibili, mentre nel Mezzogiorno si registrano gravi carenze infrastrutturali e organizzative, accentuando le disuguaglianze territoriali.
- Coinvolgimento delle imprese: le imprese, soprattutto le piccole e medie imprese (PMI), spesso non partecipano attivamente ai programmi di politiche attive a causa di una scarsa comunicazione con le istituzioni e della percezione di un eccessivo carico burocratico
- Burocrazia e inefficienza dei centri per l’impiego: i centri per l’impiego, che dovrebbero rappresentare il fulcro delle politiche attive, soffrono di una cronica mancanza di personale qualificato e correttamente formato, strumenti tecnologici adeguati e procedure snelle. Questo si traduce in un servizio poco efficace e in una scarsa capacità di accompagnare i lavoratori verso opportunità concrete.
Risultati criticità del programma
Tutte questioni che il rapporto Inapp ha voluto mettere in evidenza, senza però perdere l’occasione di citare anche i molti obiettivi raggiunti dal programma.
Infatti, il 36% di occupazione creata a fronte di una media del 3% che ha sempre riguardato il Cpi, non è poca cosa, anche se molta della nuova occupazione è a tempo determinato. Proprio in riferimento al tempo determinato non dobbiamo dimenticare che è un difetto antico del nostro sistema di impresa quello di utilizzare il contratto a tempo determinato come un lungo periodo di prova.
Per il resto è sufficientemente chiaro che il cattivo funzionamento delle politiche attive ha generato un aumento dei tassi di disoccupazione, soprattutto al sud, con una conseguente creazione di bacini di precariato, in particolare giovani e donne che, pur trovando un’occupazione si ritrovano con salari spesso al di sotto di quanto stabilito dalla Contrattazione Collettiva.
Infine, si è andata cristallizzando una forte sfiducia nelle istituzioni e i Cpi sono considerati incapaci di rispondere alle esigenze di lavoratrici, lavoratori ed imprese.
La governance e il futuro del programma GOL
Il problema di fondo da risolvere è il rapporto tra il Ministero del Lavoro e le Regioni e la governance di tutte le attività, e forse l’implementazione della nuova piattaforma SIISL potrebbe rappresentare un passo che va in questa direzione, non togliendo alle Regioni le prerogative costituzionali che caratterizzano le politiche attive ma rendendo più agile l’accesso ad alcune pratiche che di solito i Cpi impiegano mesi a realizzare.
Soprattutto vanno coinvolte direttamente le imprese nella definizione e nella attuazione dei programmi specialmente a livello territoriale adattando gli interventi alle esigenze specifiche dei settori più maturi e delle vocazioni dei territori stessi.
In conclusione, il programma GOL rappresenta comunque un’opportunità cruciale per rilanciare il mercato del lavoro in Italia, ma il suo successo dipende dalla capacità di superare le criticità esistenti. È fondamentale migliorare la sinergia tra istituzioni, imprese ed enti formativi, semplificare i processi burocratici e garantire un monitoraggio costante dei risultati. È necessario, come ha detto il Presidente dell’Inapp Forlani “un cambio di paradigma” e una maggiore determinazione nel superare le criticità esistenti. Solo attraverso una visione strategica, investimenti adeguati e una gestione efficiente sarà possibile trasformare queste politiche in uno strumento efficace per ridurre la disoccupazione, promuovere l’inclusione sociale e favorire la crescita economica del Paese.
UIL Servizio Lavoro, Coesione e Territorio
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