POVERTÀ INFANTILE: UN PROBLEMA ANCHE ITALIANO 

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18.11.2022

Nell’immaginario collettivo, la povertà infantile è spesso associata al Terzo Mondo. Ma anche in Italia i dati sul fenomeno non sono per nulla incoraggianti. L’allarme lo lancia Save the Children con la nuova edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio che certifica quasi 1 milione e 400 mila bambini in povertà assoluta. Un dato sconcertante che viene messo a sistema con altre statistiche altrettanto preoccupanti. Infatti, l’81,9% dei bambini nel nostro paese vive in zone inquinate dalle polveri sottili e un bambino su 20 soffre la povertà alimentare. In questo frangente, pesa il mancato riconoscimento della mensa scolastica come servizio essenziale gratuito per tutti i bambini dai 3 ai 10 anni.

Povertà significa stress emotivo….

Oltretutto nello studio si specifica che “le bambine, i bambini e gli adolescenti colpiti dalle disuguaglianze socioeconomiche (…) ne subiscono l’impatto anche sulla salute e il benessere psico-fisico“. Perché vivere nella miseria è innanzitutto uno stress emotivo che la pandemia non ha fatto altro che peggiorare. Infatti, tra il 2019 e il 2021, in nove regioni prese in esame, i ricoveri in neuropsichiatria infantile sono aumentati del 39,5%. Tuttavia, al crescente bisogno di sostegno psicologico non corrisponde un aumento della disponibilità di posti letto nei relativi reparti. Se ne contano solo 394 di cui 100 in Lombardia e neanche uno, in Calabria, Molise, Umbria e Valle d’Aosta. In più, mancano adeguate strutture semiresidenziali e centri diurni connessi con le attività di supporto psicologico.

…e fisico.

Se negli ultimi dieci anni, la spesa pubblica per la sanità è diminuita, la spesa medica a carico delle famiglie è aumentata. Non ci sono dati precisi sulle rinunce alle prestazioni per bambine e bambini dovuti a problemi economici. Ma proprio la necessità di risparmiare o le difficoltà di accesso ai servizi spingono gli adulti a desistere dalle cure nell’11% per cento dei casi.

Ad aggravare il quadro è la carenza strutturale nel sistema sanitario nazionale di consultori familiari e, in particolare, di pediatri. Sempre secondo Save The Children ne servirebbero altri 1400 per raggiungere il numero congruo di professionisti su tutto il territorio nazionale. Di conseguenza, la salute rischia di diventare un privilegio accessibile solo alle famiglie che possono rivolgersi al privato.

Mancano risorse per la salute dei più piccoli.

La causa è semplice: alla sanità servono più soldi. Il 12% della spesa pubblica, impiegato per la prevenzione e la medicina di base non è assolutamente sufficiente. Soprattutto per i minori che di queste risorse ricevono solo il 6 %. Se il sistema sanitario latita, gli effetti sono devastanti. Non a caso, nel biennio 2020- 2021, le vaccinazioni neonatali si sono drasticamente ridotte insieme alle diagnosi di tumore pediatrico. In molte regioni, tra l’altro, malattie gravissime sono escluse dagli screening neonatali.

Infanzia e Mezzogiorno

Stando alle conclusioni dell’Atlante di Save the Children, la vita di bambini e adolescenti, è segnata anche dall’annosa questione meridionale. Non si tratta solo di istruzione più scarsa o mancanza di servizi. Al Sud si vive proprio di meno. Chi nasce nel Mezzogiorno ha una speranza di vita inferiore di ben quattro anni rispetto a chi nasce al Nord. Ad esempio, un bambino nato nella città di Caltanissetta ha un’aspettativa di vita di 3,7 anni in meno in confronto ai neonati fiorentini.

Lo scarto si ripropone anche per il parametro di ricerca sulla speranza di vita in buona salute. Tanto è vero che tra la Calabria e Bolzano la differenza è di ben 12 anni. La situazione è ancora più seria per le bambine. Disuguaglianze territoriali e questione di genere si incrociano. Se il nuovo nato è femmina, in Calabria avrà una speranza di vita in buona salute di 15 anni in meno alle neonate in Trentino.

Un problema con radici profonde. 

Lasciare quasi un milione e mezzo di minori nella miseria non è ammissibile. Ma per agire con efficacia bisogna comprendere a pieno la natura del problema. Le statistiche di Save the Children sono utili a questo. Restituiscono in modo chiaro il carattere strutturale del fenomeno. Pandemia e crisi energetica hanno certamente aggravato le condizioni di vita dei più piccoli, ma la radice del problema è più profonda. Per salvare bambini e adolescenti dalla miseria serve riformare l’intero sistema del welfare. Perciò non si possono più rimandare  investimenti mirati alla sanità e all’istruzione. C’è bisogno di strutture e professionisti che garantiscano salute e dignità a tutti e tutte, fin dai primi anni di vita.

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