Il collasso del ponte Morandi rimarrà per sempre una vena aperta nella città della Lanterna.

La prima udienza del processo per il crollo del ponte Morandi è finta con clamoroso anticipo lo scorso 7 luglio, ora si attende il 12 settembre per conoscere l’esito delle richieste di parte civile ma i 1200 testimoni chiamati a deporre rischiano di far allungare i tempi e di mandare in prescrizione alcuni reati.

Anche la Uil Liguria si è costituita parte civile e attende, insieme al resto d’Italia, di conoscere la verità. Genova da quattro anni ha cambiato volto, anima e prospettiva, ma non ha perso la speranza. Anche dopo la realizzazione del nuovo prodigioso ponte San Giorgio, il 14 agosto 2018 rimarrà per sempre la data simbolo per cui chiedere verità e giustizia per le 43 vite spezzate e per un territorio andato in briciole che tenta di ricostruire la sua identità.

In questo quarto anniversario ricordiamo ancora la pioggia torrenziale di un giorno apocalittico, il vuoto, il rimpallo di responsabilità anche della politica nazionale che, ai funerali di stato delle 43 vittime, ha dato il peggio di sé.

In questi anni duri il sindacato è sempre stato in prima linea grazie alle attività confederali rivolte alla difesa del lavoro dentro e fuori la protesta. Ristori per lavoratori e attività produttive, pressing per lo sblocco delle grandi opere e la difesa ostinata del porto di Genova e delle sue attività collaterali sono state tra le attività principali dell’azione confederale; le categorie, ognuna con la sua croce, hanno lottato per le esigenze degli addetti di commercio, logistica e trasporti merci, i lavoratori delle costruzioni sono stati alle prese con l’abbattimento dei resti del vecchio viadotto e l’avvio del nuovo ponte.

I sindacati dell’edilizia si sono battuti per accordi che garantissero l’applicazione del contratto nazionale edile per evitare il fenomeno del dumping contrattuale e per avere maggiori diritti e sicurezza. Istituzioni, sindacati, associazioni di categoria e politica hanno stretto un patto sociale importante finalizzato alla ripresa.

Tuttavia, oggi come ieri, è presente la consapevolezza che, tra opere al risparmio e dissesto idrogeologico, il territorio ligure non è mai stato al sicuro.

Oggi le due sponde del torrente Polcevera sono approdo e rinascita di un’umanità coraggiosa che conosce il sacrificio.

Il commissario per la ricostruzione, il sindaco di Genova Marco Bucci, si è dimostrato all’altezza del compito che gli è stato affidato. Per la ricostruzione è nata una collaborazione tra imprese, a partire dal Gruppo Webuild. Nel corso del progetto le telecamere hanno ripreso le operazioni del nuovo ponte 24 ore su 24. Un’ infrastruttura imponente ha preso forma nel cantiere senza tempo, brulicante di maestranze e di quel saper fare delle nostre migliori menti e delle nostre migliori braccia: 15 i mesi impiegati, 10 mila ore di lavoro, oltre 330 imprese provenienti da tutta Italia, 1000 persone di 40 mestieri diversi (ingegneri, tecnici, operai) impegnati in 20 cantieri paralleli dedicati al progetto di 18 pile e 2 spalle per un totale di forniture per 160 milioni.

Il cantiere del ponte è andato avanti nonostante pioggia, neve, vento e Covid -19, ma sono stati rispettati rigidi protocolli di sicurezza per costruire un’infrastruttura simbolo di rinascita per l’Italia intera, un ponte che richiama la prua di una nave che può essere definita un’opera d’arte in acciaio e cemento.

Sono passati quattro anni e Genova non dimentica il crollo del ponte Morandi.

Oggi, al tempo del processo, riecheggiano le parole dell’accusa: buona parte dei 59 imputati immaginava che il ponte sarebbe potuto crollare ma non fece nulla.

Uil Liguria