Un Paese che invecchia: come assistere la popolazione anziana?

8' di lettura
Mi piace!
0%
Sono perplesso
0%
È triste
0%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
0%

27.12.2024

Secondo il rapporto dell’Ocse, “Is Care Affordable for Older People?” presentato il 29 ottobre u.s., nel 2021 più di 242 milioni di persone avevano 65 anni e più, di cui oltre 64 milioni avevano almeno 80 anni.  La quota di persone anziane continuerà ad aumentare, coloro che hanno 80 anni e più è destinata a raddoppiare dal 4,8% al 9,8%, e le spese per l’assistenza agli anziani si moltiplicheranno di 2,5 volte entro il 2050.

Seppure con alcune differenze, la stima di crescita della popolazione anziana riguarderà tutti i paesi, tra questi, la Corea registrerà l’aumento più elevato di over 65 (4,4 punti percentuali), seguita dalla Grecia (2,2 punti percentuali) e dall’Italia (1,9 punti percentuali), mentre l’Ungheria e gli Stati Uniti registreranno aumenti più contenuti (rispettivamente 0,15 e 0,35 punti percentuali).

L’invecchiamento della popolazione nei paesi OCSE porterà a un aumento significativo della domanda di assistenza a lungo termine con conseguenti maggiori difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane; crescerà il rischio di povertà per gli anziani, soprattutto donne e quelli con redditi più bassi, che dovranno affrontare spese dirette per l’assistenza. Un quadro aggravato anche dalla prevista diminuzione degli assistenti familiari dovuta ai cambiamenti demografici e sociali.

Il problema della spesa

Nonostante i sussidi e i servizi pubblici, il rischio di povertà per gli anziani con esigenze di assistenza a lungo termine (LTC) resta elevato. In metà dei paesi OCSE, circa il 50% degli anziani con necessità LTC è a rischio di povertà anche dopo aver ricevuto supporto pubblico. Tuttavia, ci sono esempi virtuosi: in Danimarca, Paesi Bassi e Finlandia, i sistemi pubblici hanno ridotto il rischio di povertà di oltre il 70%.

L’ aumento di spesa sarà una sfida significativa per i bilanci pubblici, da qui la necessità di soluzioni innovative e sostenibili, pertanto, l’Ocse evidenzia che per garantire la sostenibilità dei sistemi LTC occorre una combinazione di fonti di finanziamento innovative, politiche di targeting mirate e miglioramenti nell’efficienza. Solo così sarà possibile rispondere alla crescente domanda di assistenza senza compromettere la stabilità economica e sociale dei paesi OCSE.

Buone pratiche

Nel Rapporto, si sottolinea quindi la necessità di azioni di policy sia per garantire la sostenibilità fiscale, sia per affrontare le attuali lacune in termini di adeguatezza e, a tal fine, fornisce per i paesi tre opzioni con relative buone pratiche da prendere come spunto:

  • Ampliamento delle fonti di finanziamento per LTC, garantendo al contempo un’adeguata condivisione intergenerazionale dell’onere e valutando anche opzioni innovative di contribuzione privata e meccanismi di prefinanziamento come assicurazioni LTC sull’esempio della Slovenia, Germania e Lussemburgo, o l’esplorazione di opzioni private, come assicurazioni sulla vita o di gruppo sull’esempio della Francia e Stati Uniti.
  • Miglioramento del targeting, prioritizzare le risorse per individui con esigenze elevate e redditi bassi e rendere la condivisione dei costi più progressiva, può portare a una spesa inferiore rispetto alla situazione attuale, senza un aumento della povertà, soprattutto in paesi come Italia, Spagna, Slovenia e Grecia, il targeting può promuovere l’adeguatezza in un contesto di risorse ridotte.
  • Migliorare l’efficienza e il contenimento dei costi, attraverso programmi di prevenzione e la promozione dell’invecchiamento sano, ma anche l’uso della tecnologia per migliorare la produttività e delega di compiti tra i lavoratori possono migliorare l’efficienza delle LTC e la riduzione delle spese del 13%, come ad esempio avviene in Giappone e nei Paesi Bassi, o anche attraverso l’introduzione di servizi domiciliari riabilitativi per recuperare autonomia sull’esempio di paesi come la Danimarca, l’Australia e la Nuova Zelanda.

Dati Istat

Nel nostro Paese, secondo dai dati Istat del 2023, la popolazione over65 ammonta a 14 milioni 177mila individui e costituisce il 24,1 per cento del totale. Le persone ultraottantenni sono 4 milioni 530mila e rappresentano il 7,7 per cento della popolazione totale. Il numero degli ultracentenari raggiunge un alto livello storico, risiedono nel territorio 22mila centenari e quasi 700 semi-super centenari, oltre l’80% dei centenari e quasi il 90% dei semi-super centenari è di genere femminile.  La dinamica demografica del nostro Paese è caratterizzata non solo da una maggiore longevità, ma anche da una bassissima fecondità, che ha contribuito a innalzare fortemente la quota di popolazione con più di 65 anni.

Un’Italia longeva

Siamo quindi, il secondo Paese più longevo e questo non può che rallegrarci. Tuttavia, dobbiamo fare i conti con alcune questioni dirimenti, che contribuiscono ad un allarmante squilibrio: la crescita della spesa sanitaria e sociosanitaria per finanziare i servizi di assistenza e cura; i mancati introiti nel sistema assistenziale a causa della stagnazione demografica; le difficoltà socioeconomiche delle famiglie; i salari bassi che non consentiranno anche una previdenza dignitosa; la prevista crescita di patologie croniche.

Tutti elementi di una crisi sociale che bussa alle porte da tempo e che richiedeva immediate strategie di programmazione e pianificazione con interventi più mirati come, un nuovo riordino del welfare capace di sostenere l’assistenza e la cura nell’ottica di equità ed universalità; un maggiore investimento nella prevenzione e giocare d’anticipo sui concetti come “invecchiamento attivo” e “invecchiamento in buona salute” da introdurre nei sistemi sociali e produttivi.

L’indebolimento del welfare

Al contrario, negli anni, abbiamo assistito ad un costante indebolimento del welfare sociale, ad una sempre più esigua percentuale di spesa destinata alla prevenzione in ambito sanitario, allo smantellamento della sanità pubblica a favore del privato e alla retorica portata avanti troppo a lungo sull’invecchiamento attivo e che solo oggi trova spazio, seppure ancora troppo latitante, nell’agenda politica dei nostri governi per affrontare le conseguenze di queste trasformazioni demografiche e sociali.

Ci sono in ballo quindi tante questioni che caratterizzano e mettono in pericolo il nostro sistema sociosanitario. Ma come e in che modo, ci avviamo ad affrontare i costi e la cura dei nostri anziani non autosufficienti?

La nuova legislazione italiana tra luci e ombre

Nel 2023, dopo più di vent’anni passati a dibattere una quantità di proposte di legge, il nostro Paese, grazie anche agli investimenti previsti dal PNRR, si è dotato della legge delega n. 33/2023, per l’assistenza e la presa in carico della popolazione anziana e non autosufficiente, in modo da affrontare i cambiamenti profondi di una società mutata dal punto di vista demografico, sociale, economico, culturale e sanitario.

Una riforma che, attraverso l’adozione del decreto attuativo D.lgs 29/2024, prevede una revisione sistemica delle politiche rivolte agli anziani e destinata ad avere un impatto concreto anche sul long term care.

Prendersi cura della popolazione anziana è il cuore della legge 33: si dà enfasi ai servizi assistenziali domiciliari ADI), ai servizi sociosanitari integrati. Si vuole garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e le Prestazioni Sociali (LEPS). Si mira a introdurre un contributo economico significativo per coprire le spese legate all’assistenza (Prestazione Unica Universale) e a promuovere soluzioni abitative alternative protette e sicure e favorire l’invecchiamento attivo e in buona salute.

Una buona legge, ma ancora con tante questioni in sospeso e criticità da risolvere.

Innanzitutto, c’è la necessità di declinare concretamente l’impianto della legge delega nel sistema sanitario e sociale che perde acqua da tutte le parti, sia per la carenza di personale sanitario e delle relative strutture socio sanitarie territoriali previste dalla Missione 6 del PNRR, necessarie per la presa in carico e la continuità delle cure della cronicità; sia per la difficoltà a trovare risorse aggiuntive volte ad incrementare i Fondi a sostegno dell’erogazione dei servizi domiciliari e dei sostegni monetari per l’assistenza.

I rischi di una legislazione non applicata

Il rischio che la legge non venga pienamente applicata in ogni sua parte comporterebbe rischi significativi per il sistema di welfare, per le persone anziane e non autosufficienti e per le loro famiglie che dovranno farsi carico dell’assistenza, con conseguenti ripercussioni economiche, psicologiche e sociali.

Inoltre, le disparità esistenti tra regioni in termini di servizi e risorse continuerebbero ad ampliarsi, lasciando le aree meno sviluppate in condizioni critiche.

Senza un adeguato supporto, molte persone anziane e non autosufficienti non riceverebbero le cure necessarie, con un aggravamento delle loro condizioni di salute e di isolamento sociale.

Tra l’altro, il mancato intervento a causa dell’aggravarsi delle condizioni degli anziani e del sovraccarico sul sistema sanitario, genererebbe costi maggiori in futuro con un ulteriore spreco di risorse pubbliche per affrontare interventi emergenziali anziché per una pianificazione sostenibile.

Circa 24 milioni di italiani sono affetti da una o più patologie croniche, con un costo per il sistema sanitario superiore ai 65 miliardi di euro all’anno che rischia ulteriormente di aggravarsi poiché molti fattori di rischio sono strettamente legati all’età. Tanto più che studi recenti hanno dimostrato come la salute non sia equamente distribuita, ma sia fortemente connessa con le disuguaglianze sociali, che restano un problema rilevante per l’agenda politica.

I limiti delle polizze assicurative per LTC

Nel frattempo, il mercato va da sé, assistiamo ad un proliferare di assicurazioni che stanno sviluppando diverse iniziative per affrontare le crescenti esigenze di assistenza a lungo termine con la promozione di pacchetti per l’assistenza in caso di perdita dell’autosufficienza.

Il ruolo crescente delle polizze assicurative per LTC, oltre a numerosi limiti presenta non poche criticità, come quelle legate ai costi elevati, alla trasparenza e alla complessità contrattuale.

La mancanza di una regolamentazione nazionale e di un efficace coordinamento tra assicurazioni private, welfare pubblico e welfare aziendale può generare, oltre alle numerose lacune nella copertura, un ampliamento delle disparità territoriali, lasciando indietro fasce di popolazione più fragile e vulnerabile.

UIL – Servizio Stato Sociale, Politiche Economiche e Fiscali, Immigrazione

 

Articoli Correlati