Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario

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24.05.2024

Esperienze contrattuali

Uno degli obiettivi centrali della contrattazione collettiva – da raggiungere a tutti i suoi vari livelli – è la costituzione di nuovi modelli organizzativi basati su una innovativa concezione del tempo e dello spazio di lavoro: moderni, flessibili e idonei a soddisfare le reali esigenze delle persone e delle imprese.

La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario rientra tra le priorità in cima all’agenda della nostra Organizzazione sindacale, da sempre impegnata in una delle più affascinanti sfide del nostro tempo.

Il tema ha assunto una rilevanza crescente sia nel dibattito pubblico che in quello politico-sindacale. Molti accordi di rinnovo di importanti contratti collettivi nazionali, tra questi citiamo quello dei bancari e degli alimentaristi, hanno già previsto una riduzione dell’orario di lavoro settimanale a parità di retribuzione.

Anche a livello decentrato, e in particolare nei grandi gruppi aziendali (Lamborghini, Luxottica etc.), sono stati costituiti innovativi modelli organizzativi del lavoro volti a favorire la ripresa occupazionale, ad incrementare la produttività e a garantire un miglior equilibrio tra vita privata e lavoro. Per le piccole e medie imprese, ancora, non si registrano notevoli sperimentazioni in questo senso.

Una legge di sostegno alla contrattazione

In occasione dell’audizione dello scorso 24 aprile presso la XI Commissione Lavoro Pubblico e Privato della Camera dei deputati, relativa all’esame delle proposte di legge (Fratoianni, Mari; Conte et al.; Scotto et al.) in merito alle disposizioni per favorire la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, abbiamo ribadito le posizioni della Uil in materia.

Un intervento legislativo troppo prescrittivo che preveda un’unica riduzione oraria valida per tutti i settori può essere controproducente e non idoneo a cogliere le specificità merceologiche, produttive e organizzative di ogni settore, oltre che ad intercettare e soddisfare le nuove esigenze dei soggetti coinvolti.

In questa fase iniziale, riteniamo utile intraprendere un percorso di confronto con le Parti sociali presso il Ministero del Lavoro, come è avvenuto per lo smart working, nell’ottica di arrivare alla definizione di un Protocollo quadro che faccia da cornice regolatoria per la contrattazione collettiva, e che venga successivamente recepito in una Legge di sostegno.

Intervento legislativo che, per quanto ci riguarda, deve prevedere non solo disposizioni che favoriscano la contrattazione collettiva in materia di organizzazione del lavoro ma anche dei meccanismi di defiscalizzazione o di decontribuzione, in grado di coinvolgere anche le piccole e medie imprese, spina dorsale e motore del nostro sistema economico.

Come Uil crediamo sia giunto il momento non di una semplice rimodulazione dell’orario di lavoro in chiave flessibile, ma di una vera ed efficace riduzione dello stesso che punti a migliorare il benessere lavorativo e la produttività, ancora oggi, vulnus strutturale della nostra economia.

Servizio contrattazione privata e politiche settoriali

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