Nuove generazioni e devianze del web
14.03.2023
Gli smartphone hanno cambiato la nostra vita entrando nella nostra quotidianità, forse ancor di più di quanto non ha fatto il computer, aprendo sicuramente riflessioni sulla loro potenziale influenza negativa sui giovani e meno giovani.
Di qualsiasi strumento pericoloso si può fare un utilizzo utile, e molti strumenti utili possono in ogni caso diventare pericolosi; a fare la differenza rimarranno sempre le modalità e le destinazioni d’uso. Perché in fondo possiamo valutare l’effetto immediato dell’abuso dell’utilizzo della tecnologia, ma non abbiamo una storia così lunga alle spalle riguardo l’abuso del web da smartphone per poterne valutare concretamente l’impatto sulle generazioni native digitali.
A compensare questa mancanza ci viene incontro uno studio presentato questo febbraio 2023 a Milano da Telefono Azzurro, in occasione del Safer Internet Day, la giornata mondiale dedicata all’uso consapevole e responsabile dell’Internet.
Lascia molto riflettere come, dall’analisi presentata, emerga che il 27% dei ragazzi senza l’utilizzo dei social si sente ansioso o agitato, il 29% in un range di età dai 15-18 anni e il 26% dai 12-14 anni. Questo dimostra come la psicologia e il benessere dell’adolescente oggi siano condizionati anche dalla presenza costante o meno della tecnologia nella propria vita. Il 22% degli intervistati si sentirebbe addirittura perso senza l’utilizzo dei social, mentre il 19% tranquillo e il 10% solo. Solamente il 3% si sentirebbe libero e un 1% felice.
Se i risultati sull’ipotetica assenza dell’utilizzo della tecnologia lasciano più di un pensiero alla riflessione, altrettanto forte è l’impatto sui sentimenti generati a seguito della fruizione dei social tra cui l’invidia per la vita degli altri (24%, soprattutto i 15-18enni); la sensazione di inadeguatezza (21%); mentre il 18% si sente diverso e il 10% omologato. La restante parte prova solitudine (12%) o rabbia per le vite degli altri (9%).
Dati non confortanti, soprattutto, considerando il loro peggioramento dal 2018, passando da un 43% ad un 50% dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni che trascorre dalle due alle tre ore al giorno sui social e chattando.
Sicuramente la pandemia, i lockdown, la Dad e gli scenari annessi hanno prodotto una massimizzazione per tutti dell’uso della tecnologia, e ancor di più degli strumenti di interazione con la realtà, realtà che per quei due anni è stata chiusa in uno schermo, raggiungibile molto spesso solo con una chat, una sbirciatina ai social dell’amico/a o nella migliore delle ipotesi con una videochiamata.
L’accesso al web sappiamo bene che ha un potenziale infinito, ma non sempre la possibilità di accedere a qualsiasi informazione genera fame di conoscenza o di cultura, anzi sono probabilmente le informazioni più proibite nella vita reale a creare l’interesse e ad alimentare la curiosità. Infatti, dall’analisi fatta da Telefono Azzurro, risulta che contenuti violenti sembrano essere i più diffusi, seguiti da quelli pornografici e sessualmente espliciti, dai contenuti discriminatori e razzisti, da quelli riguardanti il suicidio e l’autolesionismo o inneggianti l’anoressia e la bulimia, ma anche il gioco d’azzardo.
Il pericolo maggiore per i giovani, e ancor di più per le ragazze e i più piccoli (dai 12 ai 14 anni) è quello di essere contattato via chat o social da estranei adulti, timore confermato anche dal 75% dei genitori intervistati.
Appare molto chiaro come dall’analisi dei potenziali rischi più o meno nocivi ai quali i giovani vengono esposti, il web, e ancor di più l’uso che oggi se ne può fare con uno smartphone, può essere la chiave di accesso a contenuti, o ispirazione a comportamenti non auspicabili per un minore.
Risulta, comunque, da segnalare come il web ha permesso nel tempo la diffusione di alcune informazioni che in passato arrivavano con molta più latenza su larga scala, anche per permettere che notizie, temi culturali o battaglie di sensibilizzazione arrivassero prima e a tutti con facilità.
Questo per dire come le potenzialità di un utilizzo positivo, produttivo e costruttivo del web per i giovani e giovanissimi è pari alla possibilità di farne un utilizzo negativo. Chiaro che per far pendere l’ago della bilancia dal lato migliore, non basterà parlare di possibili conseguenze o di dipendenze, ma andrà fatto uno sforzo culturale e formativo imponente.
Tirando le somme dai dati e le analisi fatte, diventa auspicabile immaginare un futuro prossimo dove i giovani avranno una formazione di base ed un controllo dei contenuti più attento, magari approfondendo i rischi, le conseguenze e le tematiche a scuola, nella formazione di base, crescendo fin da bambini con la consapevolezza che nel bene o nel male uno strumento come il web possa offrire loro sia opportunità che sconvenienze.
Valerio Camplone
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