Senza i nonni niente nipoti?

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27.05.2024

Lunga vita ai nonni! Senza di loro le famiglie italiane come farebbero? Siamo al paradosso che la disponibilità di cura dei nonni in molti casi non rappresenta più una soluzione di emergenza di fronte al fallimento delle politiche pubbliche, ma la “conditio sine qua non” per avere figli.

Nel contesto socioeconomico attuale del Sud Europa, e in particolare dell’Italia, i nonni stanno diventando sempre più un pilastro fondamentale del welfare familiare. Questo fenomeno è messo in evidenza dal crescente numero di coppie che ritardano la decisione di avere figli fino a quando i propri genitori non raggiungono l’età pensionabile, con la speranza di poter contare su di loro a tempo pieno.

Il problema degli asili nido

La copertura degli asili nido e dei servizi integrativi rimane fortemente inadeguata, l’Italia, infatti, soffre di una cronica mancanza di asili e servizi per l’infanzia, che contribuisce in modo importante al calo della natalità nel nostro Paese. Problema talmente urgente da essere stato inserito in una delle «missioni» del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Il PNRR ci aveva pensato riconoscendo le criticità del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca ma la rimodulazione del Piano, da parte del governo, ha ridotto di oltre 100 mila unità i posti nei nidi. L’Italia è quindi lontana dal target Ue per il 2030 del 45% e, tale riduzione, graverà in maniera drammatica nelle regioni del nostro Sud.

Non basta però creare nuovi posti nido, occorre anche farli funzionare quotidianamente, anno dopo anno, prevedendo proporzionati costi di gestione e un numero adeguato di figure professionali qualificate, che attualmente sono gravemente carenti. Pertanto, il problema è complesso e riguarda diversi aspetti che dovrebbero essere affrontati insieme e con urgenza.

Secondo i dati Istat, solo il 33,4% dei bambini sotto i tre anni frequenta un nido, una percentuale drasticamente inferiore rispetto ai Paesi del Nord Europa, come l’Olanda (74,2%) e la Danimarca (69,1%). Disparità dovuta, in gran parte, alla scarsa spesa pubblica destinata agli asili e all’aumento dei costi delle rette già molto elevato e reso ancora più grave dall’inflazione.

Figli dopo la pensione dei nonni

In Italia, più che in altri paesi, le giovani coppie fanno affidamento sui nonni per sopperire alle carenze del sistema di welfare. Pertanto, il graduale innalzamento dell’età pensionabile negli stati con alti livelli di debito pubblico, come il nostro, incide negativamente sulla situazione. Bankitalia sottolinea, infatti, come statisticamente, le coppie tendano ad avere figli circa due anni dopo il pensionamento di almeno uno dei nonni, soprattutto se questi sono in buona salute e vivono nelle vicinanze.

Evidenzia anche come le riforme previdenziali degli ultimi decenni hanno avuto un impatto sfavorevole sulla crescita demografica, in particolare nei Paesi dell’area mediterranea, in quanto, posticipa il momento in cui i nonni possono offrire il loro supporto, riducendo le possibilità per le giovani coppie di contare su di loro per la cura dei figli.

Come UIL, crediamo che i nonni pur essendo figure indispensabili nella vita relazionale delle famiglie, non debbano essere considerati un pilastro del welfare.

Avere figli non può e non deve essere una scelta solitaria ma serve una comunità che ne riconosca il valore tramite politiche solide, integrate e non occasionali, che favoriscano l’autonomia dei giovani e delle giovani coppie con figli, accompagnino le famiglie lungo tutto il percorso della crescita dei figli, contrastino la marginalizzazione delle madri nel mercato del lavoro, la povertà minorile e la diffusione della povertà nelle famiglie numerose, con l’attenzione ad aggiornare, anno dopo anno, strumenti e servizi.

La natalità si può favorire solo attraverso politiche integrate e coerenti, che consentano effettiva libertà di scelta per donne e uomini, non discriminino i bambini in base all’origine di nascita e contrastino la povertà minorile.

Misure necessarie 

Pertanto, riteniamo fondamentale rafforzare la parità di genere e le misure di conciliazione famiglia lavoro per le madri e i padri, tramite congedi genitoriali meglio remunerati e di paternità più lunghi, servizi per l’infanzia di qualità diffusi omogeneamente su tutto il territorio nazionale e finanziariamente accessibili, contestualmente a politiche del lavoro che favoriscano la creazione di buona occupazione, contrastando precarietà, sotto occupazione e lavoro povero.

Inoltre, siamo convinti che non si possa prescindere da adeguate politiche della casa che favoriscano l’autonomia abitativa dei giovani e la scelta di formare una famiglia e avere figli e da politiche dell’istruzione per garantire pari opportunità e interrompere, in questo modo, il ciclo vizioso della povertà che si perpetua da una generazione all’altra

Senza un welfare pubblico adeguato, efficiente e di qualità, le alternative non ci sono e gli aspetti più deteriori del familismo sono destinati a perpetuarsi.

Servizio Politiche Sociali e Welfare, Sanità, Mezzogiorno, Immigrazione UIL

 

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