Non è un mondo per bambini
20.02.2023
Se pandemia, guerra e crisi climatica spaventano i grandi della Terra, figuriamoci i più piccoli. Questi anni di continua emergenza hanno segnato l’infanzia di milioni di bambini, soprattutto di quelli più svantaggiati. Ovviamente, che i bambini soffrano la fame non è certo una novità. Ma, adesso, sono molti di più.
Milioni di bambini mangiano poco e male
Nel mondo si contano circa 663 milioni di bambini poveri. Più della metà, cioè 385 milioni, devono sopravvivere con meno di un 1,90 $ al giorno. In questi casi, si parla di povertà “estrema” e il termine rende bene l’idea. Per loro non esiste gioco e spensieratezza. Crescere significa lottare per mangiare.
E quando si mangia poco e male, il corpo cede anche a malattie facilmente curabili. Succede ogni anno a un milione di bambini con meno di 5 anni che muoiono perché malnutriti. Nel 2022 questo rischio incombeva su 13 milioni di minori. Se si aggiungono quelli denutriti, si toccano i 30 milioni di bambini che nel 2023 potrebbero perdere la vita a causa della crisi alimentare.
“La crisi climatica è una crisi dei bambini”
Non è meno pericoloso il cambiamento climatico. In questo frangente i bambini poveri, per quanto più vulnerabili, non hanno nessuna esclusiva. Il 99% dei 2,2 miliardi dei minori del mondo sono sottoposti ad almeno una minaccia ambientale. Tra questi, 920 milioni di bambini sono esposti alla penuria idrica; 27,2 milioni, nell’ultimo anno, sono stati colpiti dalle inondazioni e 559 milioni sono soggetti a frequenti ondate di calore. Non a caso, con il rapporto “la crisi climatica è una crisi dei diritti dei bambini”, il Fondo dell’ONU ha introdotto il primo Indice di Rischio Climatico per l’Infanzia, calcolando 1 miliardo di minori sottoposti ad alti livelli di inquinamento atmosferico. Proprio gli effetti dell’aria malsana, ogni anno, uccidono oltre 500 mila bambini sotto i 5 anni e collocano la polmonite al primo posto tra le cause di morte in questa giovanissima fascia d’età.
Per i più fortunati ci sono, comunque, danni persistenti al cervello o ai polmoni, difficilmente curabili quando i sistemi sanitari sono inefficienti o inaccessibili.
Il caso del Niger
Numeri e rapporti sono compresibili solo se calati nella realtà. E quella del Niger, purtroppo, può essere d’aiuto. La mancanza di cibo e l’emergenza climatica non stanno lasciando scampo ai bambini del paese. Medici e Agenzie umanitarie sono in allerta: il numero di minori malnutriti potrebbe crescere esponenzialmente tra crisi ambientale e inflazione. Questo perché l’80% dell’economia del paese si regge su un’agricoltura che arranca. Le improvvise inondazioni alternate a periodi di estrema siccità danneggiano i raccolti. Se i campi non danno frutti, l’inflazione impedisce di acquistarli altrove. I prezzi del cibo, infatti, sono aumentati del 50-75% nell’ultimo anno, insieme a quelli dei fertilizzanti. Il cibo, quindi, né si produce, né si importa a sufficienza. Nel mentre, gli ospedali continuano a ricoverare bambini malnutriti, in Niger come negli altri 15 paesi al mondo che sono tra i più colpiti dalla crisi alimentare e climatica.
Nessuna pietà, neanche in guerra
Come se ciò non bastasse, i bambini sono anche tra le prime vittime dei conflitti. In un rapporto UNICEF pubblicato lo scorso settembre si è certificato che tra il 2005 e il 2020 sono avvenuti circa 266 mila crimini contro i minori, in più di 30 conflitti in Africa, Medio Oriente, Asia e America Latina. Si legge, inoltre, che sono oltre 104 mila i bambini uccisi o mutilati, 93 mila quelli reclutati e circa 25 mila quelli rapiti dalle parti in conflitto. Più di 14 mila bambini, invece, hanno subito violenza sessuale o sono stati costretti alla prostituzione. Ovviamente queste sono cifre approssimative. Fanno luce solo su una parte del fenomeno, perché dolore e vergogna frenano molti sopravvissuti alla denuncia. Ma i numeri dell’orrore non finiscono qui.
Scuole come campi di battaglia
Vanno conteggiati pure gli episodi in cui i minori diventano dei veri e propri obiettivi militari e la comunità internazionale non riesce a proteggerli. Precisamente, dal 2005, le Nazioni Unite hanno calcolato quasi 15 mila episodi di rifiuto dell’aiuto umanitario per i bambini e 13 900 attacchi contro scuole o ospedali. Ad esempio, è successo a novembre in Afghanistan dove15 bambini sono morti in un attentato dinamitardo a Samangan, nel nord del paese.
La reazione di Save The Children è stata dura e immediata: “Ogni bambino ha il diritto di accedere a un’istruzione sicura e le scuole dovrebbero essere un rifugio per bambine e bambini, non un campo di battaglia”. Ma la guerra all’infanzia continua. Quando non vengono distrutti, cortili e aule sono spesso convertiti in basi militari e campi di addestramento. È una sistematica aggressione al diritto allo studio che tiene lontani dai banchi di scuola 244 milioni di bambini, soprattutto in Africa e Asia. La crisi in Ucraina, lo sappiamo bene, ha peggiorato la situazione.
Come uscirne?
L’Unicef prova a trovare la risposta lanciando per il 2023 un appello d’emergenza che stanzia 10,3 miliardi di dollari per raggiungere 173 milioni di persone bisognose di assistenza. Tra queste 110 milioni sono bambini e adolescenti con meno di 18 anni in balia delle guerre, del cambiamento climatico, del covid e dell’insicurezza alimentare.
I paesi maggiormente coinvolti sono Afghanistan, Ucraina, Siria, Repubblica Democratica del Congo e Etiopia. È qui che si stanno consumando le crisi umanitarie più gravi e dove è necessario inviare più risorse.
Nello specifico, il rapporto sull’intervento umanitario nel 2023 stabilisce degli obiettivi chiave.
Innanzitutto, ambisce a curare 8,2 milioni di bambini deperiti a causa della malnutrizione acuta grave e a vaccinare altri 28 milioni di minori contro il morbillo. Secondo poi, progetta di garantire acqua sicura a 63,7 milioni di persone in penuria idrica e un’assistenza psicosociale per 23,5 milioni tra bambini e adulti. Non trascurando il frangente della violenza di genere, l’UNICEF ha pianificato di aprire dei canali sicuri di denuncia per 32 milioni di vittime di abusi sessuali. Infine, si occuperà di assicurare l’istruzione ordinaria o informale a 25,7 milioni di bambini.
Qualsiasi programma, però, non può fare a meno della collaborazione e dell’impegno dell’intera comunità internazionale. La sfida è, paradossalmente, ovvia e difficile allo stesso tempo: piegare gli interessi economici e geopolitici verso il bene comune dei più piccoli.
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