I tentacoli della ‘ndrangheta sulla Lombardia
26.07.2024
Immaginate di avere messo in piedi un’attività che funziona così bene da trovarvi un’intera stanza piena di denaro contante che arriva fino al soffitto. Cosa ci fa una montagna di contante del genere in casa vostra? Semplice, avete messo in piedi un’organizzazione che si chiama ‘Ndrangheta che fattura 50 miliardi di euro (1) con il solo traffico di droga e la vostra attività è presente in tutti i continenti.
A quel punto ne inventate di tutte, perché mica ci si può presentare in banca con centinaia di milioni in contanti senza spiegazioni. Prima li nascondete nei bidoni del latte interrati, nelle intercapedini dei muri di casa, ma questi soldi aumentano così in fretta che bisogna fare qualcosa. E qui inizia un altro racconto. Quello del riciclaggio.
La storia della ‘Ndrangheta è costellata nelle sue fasi di crescita da questo problema elementare quanto complicato: immettere nel sistema legale enormi masse di denaro guadagnate con attività criminali.
Tra gli Anni ‘60 e ‘90 la ‘Ndrangheta inizia a specializzarsi nei sequestri di persona in tutta Italia ma con una certa passione per la Lombardia, dal momento che la mafia dominante è quella siciliana e c’è poco da fare. C’è spazio, certo, ma bisogna inventarsi qualcosa mentre pian piano ci si affaccia nei salotti buoni, fatti di P2, politica, servizi deviati.
Detto e fatto. Tra il 1970 e il 1998 si stima che il giro d’affari dei sequestri frutti 800 miliardi di lire alla criminalità, la metà tutta della ‘Ndrangheta dell’Aspromonte, che mette in piedi 207 sequestri (2). Ma attenzione, sono numeri ufficiali che non tengono conto di una marea di sequestri lampo, da risolvere nel giro di poche ore, senza clamore mediatico e investigatori.
Certo, non c’è paura dei riflettori, altrimenti perché rapire nel ’73 addirittura lo statunitense Paul Getty III, nipote di Paul Getty, ai tempi l’uomo più ricco del mondo? Perché mutilarlo di un orecchio, inviato poi alla redazione de Il Messaggero?
Proprio il caso Getty è interessante. A Bovalino (RC), la leggenda narra che con il riciclo dei soldi del rapimento fu costruito un nuovo quartiere che tutti chiamano “Polghettopoli” e che per farlo furono comprati parecchi camion per il trasporto terra, che a poco a poco iniziarono a essere presenti in tanti cantieri di grande importanza.
Poi la svolta: la mafia siciliana, cresciuta all’ombra della Prima Repubblica (e degli USA), di colpo non è più adeguata al nuovo mondo, cerca di improvvisare una strategia della tensione, di salvare il salvabile. C’è un’altra mafia che di colpo diventa emergente, è una mafia “glocal”, internazionale ma anche legata ai territori, la Calabria nel cuore ma regioni come la Lombardia diventano la seconda casa.
I soldi dei sequestri sono una massa incredibile di denaro per creare le basi dell’attuale impero della droga, così enorme da garantire quella liquidità che va ributtata nel sistema legale, a ogni costo.
Da qui inizia una espansione senza precedenti. Secondo la DIA (3) da sola la Lombardia conta sulla presenza di 24 strutture locali di ‘Ndrangheta presenti non più solo a Milano ma a Pavia, Como, Lecco e poi man mano sempre più a nord della regione.
La montagna di denaro non rimane ferma, come sottolinea la Dia, ma anche il recente report di Cross con Nando Dalla Chiesa (4): i soldi del riciclo della ‘Ndrangheta sono ormai dappertutto in Lombardia. La cara e vecchia edilizia, dove il gioco degli appalti a cascata lascia un enorme spazio di manovra. Ma anche il turismo, la logistica, le società immobiliari, i locali notturni del divertimento, la grande distribuzione dei supermercati, le panetterie, bar, ristoranti che cambiano di mano in pochissimo tempo.
Ora però bisogna fare un ragionamento, queste imprese che direttamente o indirettamente sono supportate da capitali da riciclare, sono aziende dopate, che offrono prezzi molto più bassi di altri concorrenti. Facile capirlo, quando si tratta di riciclo è sufficiente rientrare anche solo del 50% del capitale immesso per avere avuto un ottimo risultato. Così sul mercato ci sono imprese sleali che portano via lavoro, a volte ottengono subappalti da imprese di grandi dimensioni e in quel marasma si nascondono. Non a caso da tempo la UIL regionale ha chiesto attenzione sul fiume di miliardi del PNRR e delle Olimpiadi invernali 2026.
Il dumping però colpisce anche i lavoratori. Si trovano a operare in aziende che vivono finché saranno utili, spesso vengono costretti ad assunzioni in nero nel caos delle cooperative esternalizzate, dove alzare la mano per chiedere diritti diventa un rischio. Non a caso viene segnalato anche un nuovo interesse delle ‘ndrine lombarde che riciclano denaro anche nel caporalato, offrendo manodopera a prezzi stracciati ai settori dove già investono, come supermercati, edilizia, agricoltura.
Una bomba economica ma anche sociale, basta buttare un occhio ancora al rapporto Cross, in cui si segnalano anche “investimenti” della ‘Ndrangheta in società sportive dilettantistiche.
A volte – fa notare qualcuno – il capitale sporco da riciclare può prevedere anche perdite del 100% perché generano altro. Stanno generando consenso sociale a favore di esponenti delle ‘ndrine nelle cittadine della regione; voti da offrire alla politica, scambi, favori, capacità ancora più radicata nell’entrare nei capitali di un esercito di piccole e medie imprese.
Come dire, la ‘Ndrangheta è nata in Calabria ma ormai ha veramente una seconda patria in Lombardia.
(1) intervista di Nicola Gratteri a Porta a Porta, 22 novembre 2023
(2) Filippo Veltri, “Sequestri – La trattativa Stato ‘Ndrangheta”, 2019
(3) Rapporto semestrale DIA, giugno 2024
(4) Ricerca “Mafia ed economia in Lombardia”, Cross, Università degli Studi di Milano, giugno 2024
Francesco Leitner, Uil Milano e Lombardia
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di Pierpaolo Bombardieri

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