Sì alle magliette con i loghi delle organizzazioni sindacali. Vittoria dei sindacati contro Elon Musk.
02.09.2022
Era il 2017 quando alcuni dipendenti della Tesla decisero di indossare delle magliette con il logo della UAW – la United Automobile Workers – un’organizzazione sindacale americana, durante l’orario di lavoro. La scelta non piacque molto a Musk tanto che il CEO di Tesla decise di proibirne l’utilizzo imponendo di indossare delle t-shirt nere con impresso il logo dell’azienda o, in alternativa, altre magliette pre-approvate.
Una politica molto rigida con un chiaro orientamento anti-sindacale.
Scelta che non dovrebbe sorprendere poi molto. Elon Musk, si sa, non è un sostenitore delle organizzazioni sindacali e della tutela dei diritti dei lavoratori. Più volte l’azienda è stata criticata per aver provato ad ostacolare e reprimere l’esercizio dell’attività sindacale del proprio personale che si lamentava di essere sottopagato e costretto a carichi di lavoro estenuanti.
Sono emblematici al riguardo due episodi. Il primo è una sentenza del 2019 che ha stabilito il tentativo dell’azienda di sabotare gli sforzi di sindacalizzazione. Il secondo è la decisione, nel 2018, del National Labor Relations – l’agenzia federale americana che controlla i rapporti tra datori di lavoro e dipendenti – che ha costretto Musk a cancellare un tweet in cui il CEO minacciava i propri dipendenti di perdere la possibilità di acquistare delle azioni aziendali se avessero scelto di schierarsi dalla parte dell’organizzazione sindacale. Quest’ultima sentenza ha anche costretto Tesla a reintegrare un dipendente ingiustamente licenziato dalla società nel 2017.
Adesso però è arrivata l’ennesima rivincita del sindacato.
È, infatti, ancora fresca la nuova sentenza dello stesso NLRB (National Labor Relations) che dichiara illegale la decisione dell’azienda di impedire di indossare t-shirt con loghi sindacali durante le ore di lavoro:
“Con la decisione odierna – continua McFerran –, il Consiglio ribadisce che qualsiasi tentativo di limitare l’uso di indumenti o insegne sindacali è presuntivamente illegale e – in linea con i precedenti della Corte Suprema – il datore di lavoro ha un onere maggiore nel giustificare i tentativi di limitare questo diritto importante”.
Una decisione storica che ribalta una precedente sentenza del 2019, che aveva coinvolto Walmart – famosa multinazionale americana tra i leader della vendita a dettaglio – creando un precedente giurisprudenziale importanza per la difesa dei lavoratori e contro lo strapotere delle grandi multinazionali.
Qualcosa sta cambiando, finalmente.
Come sottolineato a giugno dallo stesso Presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, in occasione del Congresso del sindacato americano, l’economia ha pensato troppo alla finanza perdendo di vista il lavoro, le persone e la qualità della vita.
Quello che serve oggi è un modello di sviluppo e, quindi, di lavoro che rimetta al centro i valori prima del profitto. Sentenze come questa confermano che siamo sulla strada giusta nella nostra battaglia sempre a sostegno dei più deboli e di chi non riesce a far ascoltare la propria voce. Il sindacato è un baluardo essenziale a tutela dei diritti del lavoro e delle persone e la UIL non smetterà mai di lottare al fianco di chi è più debole e vuole far ascoltare la propria voce.
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