Dalla lotta clandestina le radici dell’Europa
29.05.2023
Come è noto, il congresso fondativo del Movimento Federalista Europeo si tiene a Milano, nell’abitazione di Mario Alberto Rollier il 27 e 28 agosto 1943.
Tuttavia, il primo Comitato federalista si costituisce clandestinamente tre mesi prima, a Roma. Presidente viene eletto il filosofo socialista Eugenio Colorni, appena fuggito rocambolescamente dal confino in Basilicata, nel direttivo, che ha un’impostazione molto operativa, Ursula Hirschman (Vicepresidente), Gigliola Spinelli (Segretario generale), Mario Alberto Rollier (Responsabile Milano), Guglielmo Usellini (Responsabile rapporti con gli altri partiti), Cerilo Spinelli (Responsabile distribuzione stampa) e Fiorella Spinelli (Responsabile rapporti con i confinati).
“L’unità europea”
Non troviamo Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi ancora reclusi a Ventotene. Il movimento si dota di un giornale, “L’Unità Europea”, che comincia le sue pubblicazioni alla fine di maggio del 1943 (usciranno 8 numeri in tutto). Nel primo numero del periodico clandestino si legge una sintesi del programma federalista, e delle tesi concepite clandestinamente sull’isola di Ventotene da Colorni, Spinelli, Rossi ed altri confinati: «Alla fine di questa guerra l’unificazione d’Europa rappresenterà un compito possibile ed essenziale. La divisione in stati nazionali dell’Europa è oggi il nemico più grave dell’impostazione e soluzione umana dei nostri problemi: la minaccia esterna, fantastica o reale, turba tutti i processi e apre la via a tutte le forze reazionarie, all’assurda marcia verso l’assurdo, verso la guerra, degli ultimi settant’anni».
Il movimento dopo la caduta del fascismo
Dopo la caduta del fascismo il movimento rafforza la propria opera di proselitismo, improvvisando comizi volanti (celebre quello di Colorni in Piazza Venezia il 26 luglio), distribuendo “L’Unità europea” e volantini firmati “Movimento italiano per la Federazione europea”. Il 30 luglio Guglielmo Usellini, Luisa Villani, Cerilo Spinelli ed Eugenio Colorni distribuiscono in migliaia di esemplari un appello alla lotta partigiana contro i tedeschi che viene largamente diffuso a Roma nelle università, in alcune fabbriche, nelle cassette delle poste e all’interno di condomini, soprattutto in via XX Settembre, a Villa Borghese, nel Rione San Giovanni e in Via Vittorio Veneto. Si legge nel documento: “Non ci saranno pace e libertà, non ci saranno conquiste stabili e durature, finché l’Europa sarà soggetta all’attuale assurda visione di Stati nazionali l’unico modo per non uscire definitivamente vinti e prostrati da questa guerra è che gli italiani collaborino attivamente alla fondazione di una organizzazione unitaria europea”.
Una perdita irreparabile per la cultura italiana ed europea
Tuttavia, la polizia intercetta gli autori e Cerilo Spinelli e Guglielmo Usellini sono tratti in arresto, mentre Eugenio Colorni riesce a sfuggire miracolosamente alla cattura. I due giovani federalisti riusciranno ad evadere dal carcere tre mesi dopo, grazie all‘opera di Luisa Villani. Il movimento federalista a Roma riscuote la convinta adesione dei dirigenti del Partito d’Azione, mentre nel Psi quelli più entusiasti sono i giovani, principalmente Zagari, Solari, Ruffolo e Matteotti. L’opera di Colorni e del primo nucleo federalista romano si rivela fondamentale e propedeutica anche per la preparazione della riunione fondativa che si tiene a Milano alla fine agosto (sulla quale esiste un’ampia letteratura).
I federalisti romani tenteranno anche di costituire, dopo l’8 settembre 1943, una banda partigiana, guidata da Colorni e Braccialarghe e animata da una ventina di giovani, per lo più ebrei, che però ben presto si scioglie e si aggrega al Partito socialista di Nenni. L’autorevole impegno e l’efficacia della lotta politica del movimento federalista risentirà della perdita di Eugenio Colorni, che poco tempo prima di morire aveva curato la stampa del volume “Problemi della Federazione europea” (meglio conosciuto come “Manifesto di Ventotene”), un testo che conteneva una revisione degli scritti di Spinelli e Rossi, concepiti sull’isola pontina, introdotti da una sua significativa prefazione. La sua morte, avvenuta il 30 maggio 1944, dopo essere stato barbaramente sparato dai fascisti della banda Koch due giorni prima, ha rappresentato, per usare le parole di Pietro Nenni, «una perdita irreparabile e dolorosa per la cultura italiana ed europea».
Fondazione Pietro Nenni
Foto: Archivio storico Fondazione Pietro Nenni, fondo Leo Solari
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