I medici più anziani d’Europa, pochi infermieri e stipendi bassi: questa la sanità italiana fotografata dall’OCSE

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11.12.2024

I medici italiani sono i più vecchi d’Europa: il 54% ha più di 55 anni, il 27% è over 65 e, nel 2025, raggiungeremo il picco di pensionamenti.

A dircelo è l’ultimo report dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), che aggiunge un ulteriore dato allarmante legato al nostro Paese: l’Italia ha pochi infermieri, per l’esattezza 6,5 per mille abitanti, con gli stipendi più bassi d’Europa (32.600 euro all’anno).

I preoccupanti record negativi del nostro Paese

Due record negativi, che denunciano la drammatica condizione del nostro Servizio Sanitario Nazionale, sempre più vicino al collasso. Come UIL FPL, da tempo, ci battiamo affinché il Governo intervenga in maniera strutturale, adeguando le retribuzioni di tutto il personale sanitario, sociosanitario, tecnico ed amministrativo a standard più equi e competitivi, predisponendo un piano di assunzioni straordinario, migliorando le condizioni di lavoro per i professionisti della salute, promuovendo ambienti sani e sostenibili, investendo nella formazione continua e garantendo la crescita professionale.

Requisiti che diventano determinanti per i giovani che devono scegliere il proprio percorso universitario e per i professionisti che devono decidere se rimanere in Italia o andare a lavorare all’Estero.

Carenza di medici (30mila), di infermieri (70mila) e di Oss (80mila)

Ciò che invece caratterizza, purtroppo, la nostra sanità è l’aumento del precariato, la cronica carenza di personale sanitario e sociosanitario, anche dovuta ai pensionamenti, ai licenziamenti e alle dimissioni, i turni massacranti per le mancate assunzioni, i casi crescenti di burnout e gli inesistenti scatti di carriera. Tutti aspetti che stanno portando ad una grave e sempre più irreversibile crisi sanitaria.

Avevamo già evidenziato che le 30mila nuove assunzioni, annunciate dal ministro Schillaci, distribuite in 3 anni e poi sparite dalla bozza della Legge di Bilancio, non sarebbero state assolutamente sufficienti a colmare la sempre più allarmante carenza di medici (30mila), di infermieri (70mila) e di Oss (80mila), tenendo conto che al 2038 il 60% del personale sanitario e sociosanitario in servizio andrà in pensione.

Perché l’istituzione della figura dell’assistente infermiere non basta

L’istituzione della figura dell’assistente infermiere non può essere la soluzione. L’ingresso di circa 10mila infermieri dall’India non può essere la risposta. È necessario che vengano stanziate adeguate risorse per il rinnovo del Ccnl; che vengano fatte più assunzioni e stabilizzazioni e che si assicuri una crescita economica e professionale. Bisogna restituire attrattività a queste professioni!

Stiamo assistendo ad un vero e proprio smantellamento del nostro Servizio sanitario nazionale, a favore di un privato sempre più sostitutivo e per nulla complementare al servizio pubblico.

È consistente il trasferimento di risorse verso la sanità privata pari a 184,5 milioni di euro per i prossimi due anni, che sta portando alla perdita per milioni di cittadini del loro diritto costituzionale alla salute e alla cura. Lo scorso anno oltre 2 milioni di persone vi hanno rinunciato per ragioni economiche.

Solo con un cambio di passo deciso il nostro SSN avrà una chance di salvarsi, il diritto alla salute resterà pubblico, universale e gratuito e la qualità dei servizi erogati sarà garantita.

Ufficio stampa UIL FPL

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