UIL: La pratica dei Gettonisti un oltraggio al valore erga omnes del Contratto Collettivo nazionale di lavoro e dell’universalità del SSN.

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06.05.2024

Il fenomeno dei medici “gettonisti” negli ospedali italiani rappresenta una problematica di rilevanza ormai nazionale.

Dal 2019 al 2023 i gettonisti sono costati 1,7 miliardi di euro allo stato.

Soldi a fondo perduto, che le aziende sanitarie contabilizzano alla voce “beni e servizi”, per non sfondare, almeno sulla carta, il tetto di spesa per le assunzioni del personale stabilito dalla legge per la drammatica carenza di organico.

I medici gettonisti vengono infatti chiamati o richiamati per colmare le carenze del personale medico regolare o per coprire turni particolarmente intensi. Sebbene questa pratica possa sembrare una soluzione temporanea, ha conseguenze significative e una storia che risale alle protratte scelte di tagli a danno del SSN degli ultimi 12 anni.

Non più un’emergenza

I costi dei professionisti a gettone sono stati diffusi dall’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione. L’analisi dell’Authority dimostra che il fenomeno è diffuso in tutto il Paese ormai e ha sconfinato il perimetro dei servizi emergenza-urgenza abbracciando tutti i reparti ospedalieri.

I dati fotografano una realtà drammatica, in Lombardia si sono sostenute spese di 56 milioni di euro, seguita dall’ Abruzzo 51 milioni e Piemonte 34 milioni.

Queste cifre, spiega il dossier dell’Anac, fanno riferimento, però, solo “alla spesa effettivamente sostenuta dalle stazioni appaltanti nell’intero periodo 2019-2023, con specifico riferimento alla fornitura di personale medico e infermieristico”.

A queste voci di spesa deve essere quindi aggiunta quella che fa riferimento ai “servizi di fornitura di personale generico”, ovvero quel personale non indicato specificatamente né come medico né come infermieristico. Considerando anche questa voce di spesa, le risorse pubbliche destinate ad uso “privato” diventano ancora più alte, la Toscana, raggiunge un importo di oltre 183 milioni di euro, seguita dalla Lombardia 169 milioni e Abruzzo 153 milioni. (Fonte report Anac)

Nessun rispetto dei contratti

Un metodo, quello dei gettonisti, che per la Uil, non solo non garantisce la qualità delle prestazioni e la continuità di cura per i pazienti che richiede stabilità e costanza nelle equipe e nella cura, ma “oltraggia” il valore e rispetto del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, perché mentre un medico, si muove all’interno del rispetto di risorse contrattate a tutela di un principio erga omnes che risiede nel contratto nazionale, un gettonista può fare il prezzo che vuole.

Il rapporto dell’Anac, inoltre, mette in evidenza come il florido mercato dei gettonisti sia diventato un vero “business” a danno del principio della cura universalistica garantita. Per quanto riguarda i contratti di fornitura di personale medico, questo mercato rappresenta l’84% del valore dei bandi complessivamente aggiudicati, con introiti a carico dei privati intermediari altissimi.

Quanto guadagna un gettonista?

Da alcune recenti verifiche si evince, che un gettonista, percepisce per un minimo di 1500 ore all’anno, una remunerazione oraria che va dai 130 ai 170 euro l’ora. Si tratta di milioni di euro e il numero dei gettonisti negli ospedali pubblici ormai supera quasi del doppio il numero dei dipendenti.

Per la Uil, la soluzione può essere trovata solo introducendo nuove politiche di gestione del personale e restituendo riconoscimento e valore agli operatori tutti.

È necessario un rafforzamento delle risorse, quelle destinate al rinnovo contrattuale 2022-2024 del personale del comparto della sanità pubblica non sono sufficienti, e devono essere accompagnate da un rinnovamento della governance del sistema che parta da un chiarimento dei rapporti tra strutture sanitarie pubbliche e operatori privati, realizzando una nuova organizzazione del lavoro e dei servizi nella quale l’innovazione tecnologica e l’age management trovino spazio e supporto adeguati.

Si continua ad agire senza prospettiva mentre più di dieci medici al giorno si dimettono dal Ssn. E si perdono eccellenze e professionalità.

L’abolizione del numero programmato alla facoltà di Medicina è per la Uil un passo necessario.

La carenza di medici

In Italia la carenza dei medici abbraccia ormai tutte le branche ospedaliere, prima tra tutti l’emergenza–urgenza, divenute sempre meno attrattive a causa del sovraccarico del sistema ospedaliero italiano per l’assenza di una medicina territoriale e intermedia ma mancano anche geriatri, psichiatri, cardiologi. Vi è un vero e proprio “imbuto formativo”, con importanti risvolti sulla professionalizzazione dei medici, che si lega all’”imbuto lavorativo”, ovvero il rischio di creare tra un decennio una pletora di medici specialisti con difficoltà di impiego stabile per la selvaggia privatizzazione che si sta adoperando a danno del SSN.

Anche per queste ragioni, la Uil continua con la sua mobilitazione contro questa pavidità politica, assente di riforme e investimenti in un settore cruciale per lo sviluppo economico del Paese ed espressione del più grande diritto costituzionale il diritto alla salute.

Servizio Politiche Sociali e Welfare, Sanità, Mezzogiorno, Immigrazione

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