Marcinelle 8 agosto 1956: una delle peggiori tragedie nella storia dell’emigrazione italiana
08.08.2024
Gli anni appena successivi alla fine della Seconda guerra mondiale furono durissimi per il nostro paese, che non usciva solo sconfitto, ma aveva sulle spalle un ventennio di dittatura. Piombo, nelle ali di un’Italia dove abbondava la manodopera, a cui si faceva fatica a trovare qualcosa da fare per guadagnarsi il pane.
Nel 1946, i disoccupati erano circa due milioni ed ogni anno la popolazione in età da lavoro aumentava di ben 350.000 unità. Tanto che lo stesso Presidente del consiglio De Gasperi invitava gli italiani a imparare le lingue e a tentar fortuna all’estero.
L’Italia delle tante braccia disoccupate, immerse ancora in cumuli di macerie, era anche un paese privo (o quasi) di quelle risorse naturali indispensabili per il progresso industriale, mentre altre nazioni le risorse naturali le avevano, ma difettavano di braccia. O meglio, delle volte e per certi mestieri era complicato trovare manodopera, vista la pericolosità dell’attività. Tra i mestieri più pericolosi c’era quello dell’estrazione del carbone, che all’epoca era ancora la principale risorsa energetica per far andare le ciminiere.
Il Belgio ne era un grande produttore, ma i suoi abitanti non avevano tanta voglia di scendere nelle viscere della terra ad estrarre il prezioso minerale. Troppo pericoloso arrivare con le carrucole a mille metri sotto il suolo, per poi strisciare a carponi fino alla vena carbonifera e li lavorare tutto il giorno praticamente quasi sdraiati, inalando polveri che distruggevano i polmoni.
Nel 1946, l’Italia era tappezzata di manifesti in cui il Belgio richiedeva degli operai minatori. Il 23 giugno dello stesso anno, infatti, i governi di Italia e Belgio avevano sottoscritto un accordo, che permetteva al nostro paese di acquistare carbone a prezzo di favore, a fronte dell’impegno di veicolare 2000 italiani a settimana nelle miniere belghe.
La condizione dei volontari italiani
Tutti i volontari dovevano confluire a Milano, dove una commissione medica belga avrebbe effettuato le visite e la conseguente scelta di quelli considerati abili. Da lì, gli italiani sarebbero saliti su convogli ferroviari fatti di vagoni “chiusi”, più simili a carri per bestiame. Arrivati a destinazione, i nostri connazionali venivano letteralmente disinfettati da soggetti in tute anticontaminazione. Poi, molti di loro venivano alloggiati in una sorta di “falansteri”: dei logements che spesso altro non erano che dei campi di concentramento costruiti durante l’occupazione nazista per i prigionieri di guerra sovietici.
L’inquadramento sindacale dei lavoratori immigrati era molto flebile sia per la loro permanenza in queste strutture residenziali, che nei fatti gli isolavano, sia per la repressione poliziesca.
La prima discesa in miniera, nelle viscere della terra, era spesso traumatica e non di rado ai più impressionabili veniva posto sulla testa un sacco, per impedirgli di vedere. Da alcuni racconti, sappiamo che molti lavoratori neanche avevano in mente dove sarebbero finiti e, ingenuamente, chiedevano di aprire le finestre mentre erano nel sottosuolo.
Una volta firmato il contratto, l’operaio italiano si impegnava a rimanere per 5 anni, di cui uno, nei fatti, obbligatorio: pena, la galera.
Tanto da parte del governo italiano quanto da parte delle autorità belghe, si preferiva tacere sulle condizioni di vita che attendevano gli operai italiani destinati all’industria estrattiva del Belgio, le cui strutture erano ormai irrimediabilmente obsolete. Solo qualche anno dopo la stipula dell’accordo del 1946, Italia e Belgio firmarono un’altra intesa, che estendeva il regime di assicurazione sociale belga anche agli italiani in loco.
Per capire la portata del fenomeno migratorio in Belgio, bastano alcuni numeri: nel 1956, su 142.000 minatori impiegati, 63. 000 erano stranieri e fra questi 44. 000 italiani.
La tragedia
L’8 agosto del 1956, presso il bacino carbonifero di Bois du Cazier di Marcinelle, si consuma quello che tristemente passerà alla storia come il terzo incidente per numero di vittime tra gli immigrati italiani all’estero, dopo i disastri di Monongah e di Dawson.
Quella di Marcinelle era una miniera aperta nel lontano 1830; aveva una profondità di 1035 metri nel, con un pozzo di entrata e uno di uscita. Il problema era che tutte le strutture di sostegno del giacimento carbonifero erano in legno: materiale decisamente inadatto a luoghi dove può facilmente divampare il fuoco e, per giunta, già in fase di sostituzione in molti siti estrattivi. Ventilatori e pale per il ricircolo dell’aria erano invece azionati a corrente, portata da tralicci presenti in tutta la miniera.
Quando nel pozzo n. 1 un carrello salì verso la superficie troppo velocemente, l’ascensore urtò una trave metallica, che a sua volta danneggiò una tubatura d’olio e i cavi elettrici di un ventilatore. Le scintille appiccarono un terribile incendio, spinto anche dalla corrente d’aria provocata dal ricircolo. Il fuoco si propagò nella galleria, bruciando tutte le strutture in legno. Sarà l’inferno.
Alla fine, i morti furono ben 262. Tra questi, gli italiani che persero la vita, 136. Gli ultimi corpi furono portati in superficie il 2 marzo del 1957.
Il 1° ottobre del 1959, un tribunale belga si pronuncia sulle dinamiche dell’incidente: assolti tutti i responsabili della miniera. L’anno dopo, in un processo d’appello celebrato sull’onda dell’indignazione generale, a pagare con 6 mesi di reclusione sarà solo un ingegnere capo, con la condizionale e una multa.
La società Bois du Cazier sarà condannata a pagare una parte delle spese di risarcimento. La causa si concluderà nel 1964 con un accordo tra le parti.
Come scrisse Anne Morelli nel suo libro intitolato “Gli italiani del Belgio”, «dal 1946 al 1956 gli italiani sono arrivati a centinaia di migliaia in Belgio, ma sono arrivati di nascosto, sono stati mantenuti al lavoro fuori dallo sguardo pubblico, nascosti in campi fuori dalle città e sconosciuti sia alla stampa che all’insieme della popolazione belga. È il dramma di Marcinelle […] a rilevare al grande pubblico belga la loro presenza e la loro esistenza piena di sacrifici. […]».
Dopo, appunto, che la tragedia si è consumata. Prima di allora erano fantasmi.
Articoli Correlati
L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri
16.11.2023Categorie
I Più Letti
La quattordicesima mensilità (o tecnicamente “somma aggiuntiva”) è una prestazione che l’INPS eroga d’ufficio ogni anno, solitamente nel mese...
L’Estratto Conto Certificativo (ECOCERT/ECOMAR) è un documento che attesta i contributi che un lavoratore ha versato durante la sua...