Mangiare bio: meno miti e più informazione

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09.01.2023

Mangiare biologico, si sa, fa bene. Per definizione, vuol dire nutrirsi di prodotti coltivati senza sostanze sintetiche, o derivati da allevamenti che fanno a meno di antibiotici, ormoni e mangimi geneticamente modificati. In realtà, però, questo non implica che la produzione convenzionale sia tossica. Infatti, tutte le sostanze impiegate devono rispettare precisi dosaggi e periodi di sospensione che permettano lo smaltimento metabolico delle molecole, rendendo così innocuo il prodotto finito.

Non è tutto verde ciò che è bio.

A dirla tutta, però, neanche il cibo biologico è totalmente bio. Spesso si pensa che l’etichetta verde assicuri un prodotto naturale al 100%, ma la percentuale è sbagliata. Ad esempio, in Italia i 17 organismi addetti al controllo della certificazione verde possono definire biologici tutti i prodotti agricoli con almeno il 95% di ingredienti a loro volta naturali. C’è quindi un margine del 5% che non va trascurato. È senz’altro una quantità inferiore a quella contenuta nei prodotti tradizionali, ma non è comunque pari a 0.

Inoltre, i limiti nazionali non sono gli stessi nel resto d’Europa o del mondo. Come esistono normative più stringenti, ce ne sono molte altre meno rigide in cui la soglia è sotto il 90% o addirittura variabile a seconda del prodotto. Quindi pesticidi, insetticidi e affini non sono vietati tout court. Alcuni sono illegali, altri sono ammessi in specifiche quantità.

Allo stesso tempo, naturale non è necessariamente sinonimo di salutare. Soprattutto se si parla di Bacillus thuringiensis: un batterio molto in uso nella bio-agricoltura ma controverso. Secondo varie ricerche non esiste nessuna evidenza scientifica a supporto della tesi per la quale lo si possa ingerire senza rischi per l’essere umano.

Il Green Washing intacca anche il settore bio.

Ad ogni modo, i regolamenti in materia non sono l’unico fattore da considerare. Anche il cosiddetto Green Washing, cioè la strategia di marketing con cui molte aziende si spacciano per paladine dell’ambiente, non va sottovalutato. Altre imprese, invece, ricorrono persino a false certificazioni biologiche cercando di conquistare, con l’inganno, i consumatori più attenti al tema della sostenibilità. In Italia, il fenomeno è venuto a galla grazie alle inchieste della trasmissione televisiva Report che nel 2016 ha smascherato una truffa di oltre 10 mila tonnellate di grano convenzionale contraffatto e venduto come biologico.

Come vigilare? 

Per tutelare chi compra e chi produce onestamente, è fondamentale un’efficace azione di prevenzione e sorveglianza sia nazionale che comunitaria. In tal senso, ha un ruolo cruciale l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) che è tra i più importanti organi europei per l’applicazione delle norme del settore. Queste impongono a ogni paese membro di individuare un’autorità competente in materia che a sua volta può delegare la propria funzione a ulteriori organismi di sorveglianza privati, pubblici o misti. Nel nostro paese l’ex Ministero dell’Agricoltura ha deciso per la prima opzione, istituendo un annesso sistema di accreditamento e una rigida vigilanza periodica.

Conoscere per un’alimentazione consapevole. 

Dunque, il cibo biologico non è privo di criticità. Rimane il fatto che è decisamente più salutare dei prodotti convenzionali, oltre che più sostenibile. Sarebbe un altro luogo comune credere che la bioagricoltura non impatti sull’ambiente, ma è indiscutibile che lo faccia molto meno delle coltivazioni intensive. Tuttavia, per quanto il gioco di pro e contro è a suo favore, la produzione bio non può ancora sostituire del tutto quella tradizionale. Questo perché, ad oggi, non è in grado di soddisfare tutta la domanda alimentare a un prezzo competitivo. La causa è una ridotta produttività che dipende dalla minore resa per superficie e dalla maggiore suscettibilità a infezioni e parassitosi, non essendo ammesse grandi quantità di principi farmacologici. In ogni caso conoscere gli aspetti problematici della produzione biologica permette di essere consumatori consapevoli, capaci di valutare i prodotti veramente salutari senza cadere in falsi miti.