L’odissea di Loredana, lavoratrice dei multiservizi, che chiede lavoro e dignità
25.01.2023
Da Voltri al Giro del Fullo, ovvero dall’altra parte della città di Genova, due ore di viaggio, un orario maledetto, pochi soldi e tanta fatica. Loredana è dipendente dell’azienda Immer srl, impresa che si è aggiudicata l’appalto pulizie presso Amiu spa, l’azienda che si occupa dell’igiene urbana nel Comune di Genova.
Questa è una storia che richiede forza e delicatezza perché Loredana 54 anni, genovese, è titolare anche di una legge 104, ha una disabilità seria, lavora due ore al giorno con orario spezzato percorrendo sessanta chilometri al dì – trenta all’andata e trenta al ritorno – ricorrendo a tre bus per cui paga un regolare abbonamento per guadagnare 15 euro lordi al giorno.
Lei è un’addetta alle pulizie che lavora dalle 6,45 del mattino alle 7,45, poi fa una lunga pausa esposta alle intemperie, senza la possibilità di fare rientro a casa, e riattacca alle 13,40 per terminare alle 14,40. Avete letto bene tra un’ora e l’altra di lavoro passano ben sei ore.
Non occorre inseguire notizie di dubbia provenienza per renderci conto che il lavoro, a volte, nasconde insidie e paradossi. Probabilmente sarebbe molto più semplice chiedere il reddito di cittadinanza, non ci sarebbe nulla di male, ma Loredana vuole lavorare, contribuire al bilancio familiare già precario e maturare una pensione.
Ad aspettarla a casa la nostra lavoratrice ha un marito disabile che ha bisogno della sua assistenza.
La storia di Loredana in poche ore è diventata il simbolo del lavoro povero delle donne italiane e sta facendo il giro dello Stivale a tempo di record, una storia che per circolare impiega un tempo decisamente inferiore rispetto al tragitto quotidiano della lavoratrice, alla sua odissea per raggiungere il luogo di lavoro. Un lavoro che lei vuole difendere con le unghie e con i denti, magari in un luogo un po’ più vicino a casa e con un orario più umano, magari anche solo due ore di seguito, ma non così.
Incontriamo Loredana nell’atrio della Uiltrasporti, a Genova. Accanto a lei c’è la segretaria regionale Silvana Comanducci che, determinata, segue senza risparmiarsi la sua vicenda. La Immer la sta facendo davvero infuriare: al massimo può accorciare il tragitto di 8 chilometri.
Ci accomodiamo al tavolo delle riunioni importanti che riflette l’immagine della lavoratrice che racconta la sua storia fatta di fatica e privazioni. Le mani intrecciate sul tavolo, volto aperto, capelli neri con qualche filo grigio che brilla sul suo taglio corto. La sindacalista Silvana Comanducci spiega che la sua assistita ha un parametro orario inferiore al minimo contrattuale, 12 ore anziché 14 previste dal CNLL. Con il cambio di appalto la situazione di Loredana è peggiorata: un orario spezzato come il suo grida vendetta, anzi, giustizia.
Da parte di Uiltrasporti sono partite diverse lettere all’indirizzo di Amiu (azienda committente), ispettorato del lavoro, Dussman Service (ditta di appalto) e Immer srl (ditta di subappalto). L’indifferenza di Immer rispetto a questa storia difficile colpisce. Silvana, coltello tra i denti, insiste: la lavoratrice è fragile; quindi, l’azienda sta tenendo un comportamento vessatorio e discriminatorio. Inaccettabile.
Quello di Loredana è un lavoro pesante, a contatto con agenti chimici che garantiscono un ambiente pulito alle lavoratrici e ai lavoratori delle nostre strade, delle discariche, degli autisti dei camion dell’igiene urbana. Lei è precisa, veloce, nonostante la sua disabilità, ma tra un’ora di lavoro e l’altra la nostra addetta alle pulizie deve passare il tempo nell’inverno genovese.
Il vento taglia la pelle, non la accarezza, e la pioggia è una costante monotona e fastidiosa mentre Loredana attende la sua nuova ora di lavoro. Occorre una soluzione per questa lavoratrice che oggi, con la sua storia, ci mette la faccia per tutte le lavoratrici dei Multiservizi che chiedono lavoro e dignità.
Ufficio Stampa Uil Liguria
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