EMERGENZA LISTE DI ATTESA
04.01.2024
Le liste di attesa sono per i cittadini e i pazienti un’estrema fonte di stress causata dalla criticità dei moderni sistemi sanitari che compromettono l’accessibilità e la fruibilità delle prestazioni da erogare. Un fenomeno che fa diventare il diritto alla salute un diritto di serie B.
L’abbattimento dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie è uno degli obiettivi prioritari del SSN e l’erogazione dei servizi entro tempi appropriati, rispetto alla patologia e alle necessità di cura, rappresenta una componente strutturale dei LEA. I 520 milioni stanziati in Legge di Bilancio da destinare alle Regioni per abbattere le liste d’attesa, per la UIL-FPL, sono risorse importanti ma non sufficienti a contrastare questa piaga sociale del Paese.
1 italiano su 3 rinuncia alle cure mediche
Solo nell’ultimo anno circa 14 milioni di persone (1 italiano su 3) hanno rinunciato alle cure mediche: il 64% per i tempi di attesa troppo lunghi, il 60% a causa del costo elevato. Se non si interviene con un piano di assunzioni straordinario, siamo di fronte a dati che dimostrano la violazione del diritto alla salute dei cittadini. Non si può intervenire solo stanziando esigue risorse per aumentare la tariffa oraria per le prestazioni aggiuntive su base volontaria dei medici. È necessario, invece, rinnovare i contratti con risorse adeguate, procedere alle assunzioni e stabilizzare i precari per contrastare i fenomeni di stress psico-fisico dei lavoratori, sottoposti a orari di lavoro disumani per sopperire alla carenza di personale, garantendo così una qualità elevata dei servizi erogati ai cittadini. Mancano, infatti, all’appello 70.000 infermieri, 80.000 O.S.S., 30.000 medici ospedalieri, oltre 3.000 medici di famiglia.
Sono mesi che la UIL-FPL insiste sulla necessità di aumentare la dotazione del Fondo Sanitario Nazionale per riprogettare le fondamenta del SSN, salvaguardandone la sua natura pubblica e universale. Invece, ancora una volta, constatiamo che alle parole non corrispondono i fatti. Dai numeri della Nadef sono emersi aspetti preoccupanti: il rapporto spesa sanitaria/PIL del 6,7% del 2022 è sceso al 6,6% nel 2023 e continuerà a calare negli anni successivi, sino a raggiungere il 6,1% nel 2026. Come affermato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Sistema sanitario nazionale è un patrimonio prezioso che deve essere difeso e adeguato. Dobbiamo investire sulla sanità pubblica per garantire equità di accesso alle cure e abbattere divari territoriali, partendo dal rinnovo dei CCNL con la valorizzazione economica e professionale degli operatori sanitari.
Ufficio Comunicazione UILFPL
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